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POTENZA – Accusate di aver truccato appalti e gare pubbliche creando “cartelli occulti”, tre persone – tra le quali un consigliere comunale di Potenza di centrosinistra – sono da stamani agli arresti domiciliari a Potenza e in comuni del circondario, altre tre hanno ricevuto il divieto di dimora e una è sottoposta ad obbligo di firma: le sette ordinanze sono state eseguite dalla squadra mobile della questura del capoluogo lucano.
I tre agli arresti domiciliari sono il consigliere comunale di Potenza Rocco Fiore che è dirigente al Comune di Avigliano; il tecnico del Comune di Potenza Giuseppe Brindisi; l’imprenditore Bartolo Santoro.
Il divieto di dimora nei comuni di residenza è stato invece assegnato a Emilio Colangelo, consigliere e assessore al Comune di Avigliano; Canio Romaniello, assessore alle Attività produttive del Comune di Pietragalla; Michele Giuseppe Palladino, dell’ufficio tecnico del Comune di Brienza.
Obbligo di presentazione alal polizia giudiziaria è stato disposto per Donato Colangelo, titolare di un impresa a Potenza.
Le ipotesi di reato della Procura della Repubblica, condivise dal gip, sono turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente in relazione a gare di appalto e affidamenti di lavori, corruzione e induzione indebita a dare o promettere utilità.
La Polizia ha scoperto che veniva osservato un vero e proprio “protocollo” che garantiva il “rispetto” di tutte le fasi delle gare pubbliche.
In una conferenza stampa – a cui hanno preso parte il Procuratore della Repubblica di Potenza, Laura Triassi, il questore Romolo Panico e il capo della Mobile potentina, Carlo Pagano – è stato spiegato che le persone indagate (in totale sono una ventina) avevano creato “cartelli”, accordandosi sul vincitore degli appalti e delle gare pubbliche, con un ribasso, in alcuni casi, anche solo del cinque per cento.
In un caso, è stato accertato che un imprenditore ha consegnato a Brindisi circa mille euro in contanti, mentre negli altri, i funzionari usavano i loro poteri in cambio di un viaggio, di un cambio di pneumatici per la loro auto o prestazioni professionali “di importo non rilevante”.
Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno inoltre vagliato il “sostegno elettorale” per le primarie del Pd fornito dall’imprenditore Santoro a Fiore, anche attraverso le firme di alcuni suoi lavoratori a favore della candidatura dello stesso uomo politico, ma – secondo quanto si è appreso – non sarebbero stati accertati reati.
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