X
<
>

Share
9 minuti per la lettura

CATANZARO – L’oro della Calabria ha l’olezzo dei rifiuti. L’emergenza (ci sono in strada 20mila tonnellate di imondizia) riapre le discariche, unica soluzione possibile anche per gli enti che tentano di essere virtuosi. E il rischio, se non si attiva presto la strada per l’esportazione all’estero, è che i siti esistenti possano essere ampliati (come, per la terza volta, potrebbe accadere a Pianopoli) che altri possano essere adeguati (come quello enorme di un milione di metri cubi di Crotone, adatto solo ai rifiuti pericolosi che arrivano dall’Europa) e le “buche” chiuse riaprire, contro le disposizioni della normativa europea. In tempo d’emergenza una tonnellata di immondizia arriva a costare 150 – 180 euro, considerando che  sono 20mila le tonnellate di “tal quale” in strada il calcolo è facile, il giro di affari è pari a milioni di euro. E potrebbe raddoppiare se si è costretti a ricorrere a privati che destinano quelle “buche” per scarti nocivi e quindi smaltirli diventa ancor più caro. E’ un rischio e la Regione lo sa. Intanto per venerdì è prevista l’apertura delle offerte per la gara all’estero: si parte da una base di 180 euro a tonnellata, la stessa cifra che la Calabria paga ad un privato per smaltire gli scarti ( e non il tal quale) in Puglia. C’è un’associazione temporanea di imprese interessata, che mette insieme anche una socieàt calabrese.  
Ora però la battaglia vera è la crisi ambientale e le tonnellate di sacchetti da smaltire. La nuova legge, passata dall’assise di Palazzo Campanella, da’ il potere al governatore (che grazie all’emergenza ha un potere speciale, fino a maggio) di utilizzare anche impianti privati, in mano sempre allo stesso giro di imprenditori. I siti sono pochi. Non parliamo di impianti, ma di buche, di discariche. Alcune attendono permessi, altri sono oggetto di indagini della magistratura e sono sotto sequestro. Basti un dato, in Italia, i rifiuti urbani smaltiti in discarica nel 2012 sono circa 12 milioni di tonnellate, con una riduzione dell’11,7% rispetto al 2011, la Calabria è in controtendenza: ovvero la percentuale di rifiuti smaltiti in discarica è in crescita. Incredibile, ma vero, secondo l’Ispraa. E non è un caso che, tra le varie inchieste giudiziarie che hanno al centro il ciclo dei rifiuti, c’è anche l’ipotesi che talvolta le proteste sono strumentalizzate dagli interessi di pochi (o della criminalità organizzata) che non vuole l’impiantistica.
Secondo un report del dipartimento all’ambiente, la mappa delle discariche, è chiara, le alternative sono ben poche. C’è Melicuccà, nel reggino, che ha una capienza di circa 450mila metri cubi e che è oggetto di indagine della magistratura, secondo il report del Noe, che giustifica il sequestro preventivo, (l’indagine ha coinvolto anche il sindaco del paesino) si legge: «Non sono stati nè progettati, nè eseguiti i necessari interventi sulla discarica finalizzati alla predisposizione ed istallazione di sistemi di drenaggio e allontanamento delle acque meteoriche dal sito, non si è badato alla sistemazione della vasca del percolato per impedirne la tracimazione, con la conseguente dispersione del percolato da discarica. Questo ha comportato un grave pregiudizio alla salubrità dell’ambiente e dei terreni circostanti adibiti alla piantumazione di uliveti ed al pascolo». Il dirigente del dipartimento all’Ambiente, Gualtieri chiederà alla magistratura di avere la custodia del sito, chiaramente per utilizzarlo, la discarica è pubblica. Nel reggino singolare è anche la situazione dell’impianto di Sambatello che tratta i rifiuti, ma è inoperoso, perchè i vigili del fuoco si sono accorti che mancano alcuni accorgimenti antincendio, eppure è da anni in funzione. C’è anche la discarica di Casignana satura. Resta in piena attività l’inceneritore di Gioia Tauro che potrebbe ospitare il “percolato” tracimato a Pianopoli per il maltempo. Ultima risorsa. 
Intanto i rifiuti per una decina di giorni finiranno a Celico, nel cosentino, accanto alla buca che ha una capacità limitata, qui c’è una richiesta di autorizzazione per un impianto e ampliamento, il gruppo che gestisce è quello dei Vrenna. I permessi sono sospesi.   Cassano all’Ionio ha una discarica, pubblica, gestita dal Comune, dalla capacità limitata, ci sono state emergenze in cui il sito è stato un modo per tamponare gli olezzi, le emergenze. Ad oggi serve solo le città dello Jonio cosentino. 
Scala Coeli è l’altra discarica privata del cosentino che potrebbe aprire da qui a poco, per l’emergenza, la regione, come anticipato dal Quotidiano dieci giorni fa, è già a lavoro, rimane da convincere il sindaco. E’ privata. E’ stata costruita secondo le norme, contro ci sono gli ambientalisti, permessi sospesi, una popolazione impaurita, ma 15mila tonnellate di spazzatura per strada che crescono, di ora in ora, fa sì che siano costretti a muoversi i prefetti. E ancora c’è Bucita (nel cosentino, l’ara è il rossanese), al centro di un acre dibattito politico, che non è una discarica ma un impianto, un capannone potrebbe servire allo stoccaggio per l’esportazione all’estero, sempre che la gara sia portata a termine, senza opposizioni.

CATANZARO – L’oro della Calabria ha l’olezzo dei rifiuti. L’emergenza (ci sono in strada 20mila tonnellate di imondizia) riapre le discariche, unica soluzione possibile anche per gli enti che tentano di essere virtuosi. E il rischio, se non si attiva presto la strada per l’esportazione all’estero, è che i siti esistenti possano essere ampliati (come, per la terza volta, potrebbe accadere a Pianopoli) che altri possano essere adeguati (come quello enorme di un milione di metri cubi di Crotone, adatto solo ai rifiuti pericolosi che arrivano dall’Europa) e le “buche” chiuse riaprire, contro le disposizioni della normativa europea. In tempo d’emergenza una tonnellata di immondizia arriva a costare 150 – 180 euro, considerando che  sono 20mila le tonnellate di “tal quale” in strada il calcolo è facile, il giro di affari è pari a milioni di euro. E potrebbe raddoppiare se si è costretti a ricorrere a privati che destinano quelle “buche” per scarti nocivi e quindi smaltirli diventa ancor più caro. E’ un rischio e la Regione lo sa. 

Intanto per venerdì è prevista l’apertura delle offerte per la gara all’estero: si parte da una base di 180 euro a tonnellata, la stessa cifra che la Calabria paga ad un privato per smaltire gli scarti (e non il tal quale) in Puglia. C’è un’associazione temporanea di imprese interessata, che mette insieme anche una società calabrese.  Ora però la battaglia vera è la crisi ambientale e le tonnellate di sacchetti da smaltire. La nuova legge, passata dall’assise di Palazzo Campanella, da’ il potere al governatore (che grazie all’emergenza ha un potere speciale, fino a maggio) di utilizzare anche impianti privati, in mano sempre allo stesso giro di imprenditori. I siti sono pochi. Non parliamo di impianti, ma di buche, di discariche. Alcune attendono permessi, altri sono oggetto di indagini della magistratura e sono sotto sequestro. 

Basti un dato, in Italia, i rifiuti urbani smaltiti in discarica nel 2012 sono circa 12 milioni di tonnellate, con una riduzione dell’11,7% rispetto al 2011, la Calabria è in controtendenza: ovvero la percentuale di rifiuti smaltiti in discarica è in crescita. Incredibile, ma vero, secondo l’Ispraa. E non è un caso che, tra le varie inchieste giudiziarie che hanno al centro il ciclo dei rifiuti, c’è anche l’ipotesi che talvolta le proteste sono strumentalizzate dagli interessi di pochi (o della criminalità organizzata) che non vuole l’impiantistica. Secondo un report del dipartimento all’ambiente, la mappa delle discariche, è chiara, le alternative sono ben poche. C’è Melicuccà, nel reggino, che ha una capienza di circa 450mila metri cubi e che è oggetto di indagine della magistratura, secondo il report del Noe, che giustifica il sequestro preventivo, (l’indagine ha coinvolto anche il sindaco del paesino) si legge: «Non sono stati nè progettati, nè eseguiti i necessari interventi sulla discarica finalizzati alla predisposizione ed istallazione di sistemi di drenaggio e allontanamento delle acque meteoriche dal sito, non si è badato alla sistemazione della vasca del percolato per impedirne la tracimazione, con la conseguente dispersione del percolato da discarica. Questo ha comportato un grave pregiudizio alla salubrità dell’ambiente e dei terreni circostanti adibiti alla piantumazione di uliveti ed al pascolo». 

Il dirigente del dipartimento all’Ambiente, Gualtieri chiederà alla magistratura di avere la custodia del sito, chiaramente per utilizzarlo, la discarica è pubblica. Nel reggino singolare è anche la situazione dell’impianto di Sambatello che tratta i rifiuti, ma è inoperoso, perchè i vigili del fuoco si sono accorti che mancano alcuni accorgimenti antincendio, eppure è da anni in funzione. C’è anche la discarica di Casignana satura. Resta in piena attività l’inceneritore di Gioia Tauro che potrebbe ospitare il “percolato” tracimato a Pianopoli per il maltempo. Ultima risorsa. Intanto i rifiuti per una decina di giorni finiranno a Celico, nel cosentino, accanto alla buca che ha una capacità limitata, qui c’è una richiesta di autorizzazione per un impianto e ampliamento, il gruppo che gestisce è quello dei Vrenna. I permessi sono sospesi.   

Cassano all’Ionio ha una discarica, pubblica, gestita dal Comune, dalla capacità limitata, ci sono state emergenze in cui il sito è stato un modo per tamponare gli olezzi, le emergenze. Ad oggi serve solo le città dello Jonio cosentino. Scala Coeli è l’altra discarica privata del cosentino che potrebbe aprire da qui a poco, per l’emergenza, la regione, come anticipato dal Quotidiano dieci giorni fa, è già a lavoro, rimane da convincere il sindaco. E’ privata. E’ stata costruita secondo le norme, contro ci sono gli ambientalisti, permessi sospesi, una popolazione impaurita, ma 15mila tonnellate di spazzatura per strada che crescono, di ora in ora, fa sì che siano costretti a muoversi i prefetti. E ancora c’è Bucita (nel cosentino, l’ara è il rossanese), al centro di un acre dibattito politico, che non è una discarica ma un impianto, un capannone potrebbe servire allo stoccaggio per l’esportazione all’estero, sempre che la gara sia portata a termine, senza opposizioni.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE