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POTENZA – L’acqua al petrolio «è potabile», ma per adesso le ordinanze di divieto del suo utilizzo nelle due abitazioni di Tito rimangono. «Esclusivamente a fini precauzionali». E solo temporaneamente. In attesa che vengano resi noti i risultati degli ulteriori rilievi condotti da Acquedotto lucano e Arpab, effettuati in più punti di prelievo, su tutta la rete idrica comunale, e anche nelle stesse abitazioni in cui, ormai quai due mesi fa, è stata rilevata la presenza di idrocarburi. Sono queste le novità comunicate ieri pomeriggio dall’assessore alla Sanità, Flavia Franconi, sulla base del parere richiesto dall’Azienda sanitaria di Potenza all’Istituto superiore di Sanità e giunto ieri. In cui testualmente si legge: «I dati analitici trasmessi in questo istituto, inferiori o prossimi al limite di rilevazione del metodo, non risultano di per sè associabili a rischi sanitari correlati al consumo di acqua». Una conferenza che è servita soprattutto a rassicurare, dopo le giustificate preoccupazioni che si sono diffuse tra la popolazione. Tutto era nato dall’iniziativa di alcuni cittadini, che tramite il sostegno di alcune associazioni ambientaliste, a loro spese, hanno commissionato le analisi a un laboratorio privato. Secondo il parere espresso dall’Istituto, al momento, però, la situazione non sarebbe allarmante. Ma certo ne vanno ricercate le cause. Ed è per questo che l’Iss raccomanda pure ulteriori controlli, finalizzati soprattutto a escludere che la presenza di idrocarburi sia correlabile a una potenziale contaminazione legata al petrolio. Anche se, nel corso della conferenza stampa convocata ieri pomeriggio – a cui hanno preso parte Al, Asp, Regione, Arpab e Comune di Tito – è stato più volte ribadito che il problema potrebbe essere legato a cause relative alle conduttore delle due abitazioni o – come sostiene il direttore di Acquedotto lucano, Gerardo Marotta – anche a un cambiamento delle caratteristiche organolettiche dell’acqua. In attesa che le ulteriori analisi di Arpab e Al dicano qualcosa in più sulla qualità delle acque in esame, è il parere dell’Istituto superiore di Sanità a fornire ulteriori elementi sui due fenomeni che si sono verificati non solo a Tito, ma anche a Rivello. Partendo da una precisazione: gli idrocarburi pesanti, ovvero quelli riscontrati nei due comuni, non sono più indicati tra i parametri del vigente decreto legislativo 31 del 2001 che indica i limiti delle sostanze che vanno controllati nelle acque potabili.
«Ed è per questo – ha spiegato Marotta – che Al, fino a questo momento, non li aveva mai misurati». La normativa, invece, impone la misurazione degli idrocarburi policiclici aromatici. «Che invece Al – ha ribadito Marotta – controlla sistematicamente e che non hanno mai mostrato sforamenti rispetto alla soglia fissata dal decreto».
Pur non essendoci limiti di legge per la presenza di idrocarburi nelle acque potabili, l’Istituto superiore di Sanità ha potuto esprimere il suo giudicio sulla base di precedenti valutazioni, basato anche sulle soglie relative alle acque sotterranee, che invece sono normate. Stabilendo il limite di quantificazione (valore massimo) in 100 microgrammi per litro e il limite di rilevabilità (valore minimo) in 35 microgrammi. In tutti i casi rilevati, la presenza degli idrocarburi pesanti non va oltre i 41 microgrammi. «Poco al di sopra della soglia di rilevabilità», ribadisce più volte Marotta. Quindi, “la sentenza”: «Queste concentrazioni non costituiscono un pericolo per la salute umana». «Ma siccome il nostro operato è improntato all’estrema cautela – annuncia l’assessore Franconi – non solo aspetteremo i risultati dei nuovi accertamenti condotti da Arpab e Al, ma soprattutto predisporremo un piano specifico di controllo delle acque, che ci consenta di andare oltre la normativa nazionale. E quindi misurare sistematicamente anche gli idrocarburi pesanti che generalmente non vengono cercate nelle acque destinate a uso potabile». el frattempo, ha aggiunto l’assessore, i nuovi dati di Arpab e Al (che per misurare la presenza di idrocarburi pesanti si sta rivolgendo anche a laboratori esterni) non verranno presentati prima della prossima settimana.
m.labanca@luedi.it
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