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MIGLIONICO – Gli archivi parrocchiali custodivano la notizia, per certi versi clamorosa, che il paese del Castello del Malconsiglio ha avuto da sempre come protettore anche San Michele Arcangelo.
Grazie, innanzitutto, alla volontà inarrestabile del novantenne parrocco don Mario Spinello, sostenuto dalla guida miglionichese ed esperto di storia locale, Michele Piccinni, siamo ora sicuri che Miglionico è uno dei tanti borghi italiani, vedi anche il confinante Pomarico, a essersi affidato nella sua storia a san Michele.
“Nel secolo VIII Milionici -riporta un documento datato 1826 e mostratoci in copia da don Mario- venerava Santi Patroni S. Michele Arcangelo e S. Raffaele (Testimoniano gli affreschi riportati sul portale maggiore della Chiesa matrice). Nel 1503 Ettore Fieramosca nomina protettrice di Miglionico Santa Maria delle Grazie, con festa l’8 settembre. Nel 1515, con bolla pontificia di Leone X, voluta dal principe di Miglionico Pietro Antonio Sanseverino e con approvazione del Cardinale, Andrea Matteo Palmieri, vengono nominati due nuovi santi patroni, S. Pietro e S. Antonio che lo guarivano il 29 giugno 1516″.
L’anno seguente fu introdotta la festa, di 3 giorni. Tramandata fino ai nostri giorni. Ma non è uno degli elementi che il colto don Mario e il suo braccio destro Piccinni cercano di ricordare.
Perché la memoria, che a Miglionico significa ricordare e promuovere le numerose bellezze artistiche e architettoniche, deve tenere in considerazione tutto. Bisogna non dimenticare, per esempio, che la Pietà mostrata da uno degli accessi della Chiesa Madre miglionichese fu firmata da Altobello Persio. Era il 1530. Ma altri grandi nomi dell’arte hanno dato lustro a Miglionico.
«Quando Michelangelo Buonarroti -racconta al Quotidiano, con piglio deciso e sereno don Spinello- s’arrabbia col Papa d’allora perché voleva imporsi nella scelte per la realizzazione della sua Cappella Sistina, Buonarroti lavora anche a Miglionico, e qui abbiamo un suo lavoro firmato sotto altro nome».
Quasi commosso, poi, don Mario Spinello ricorda la telefonata ricevuta da un miglionichese al quale decenni or sono aveva fatto da padrino: «Giovanni (Manni) Marinaro, quando è stato designato vice sindaco di New York con l’elezione di De Blasio, mi chiama al telefono perché voleva mandarmi un aereo per portarmi negli States».
Don Mario non ha accettato la proposta, però sicuramente se dovessero arrivare proposte di gemellaggio e idee del genere per migliorare la promozione delle bellezze di Miglionico, don Mario Spinello e il più giovane don Giuseppe Tralli saranno sicuramente contenti d’accettare. Le chiese miglionichesi detengono bellezze assolute.
Nello stesso luogo del Polittico di Cima da Conegliano, la Basilica della SS. Trinità, fra le altre cose si trova la Via Crucis di Luca Giordano e un Assunzione che molti vogliono addirittura del Tintoretto. E Miglionico, non solo per la Congiura dei Baroni, nelle sue pietre nel corso dei secoli s’è vista incidere la storia. I ruderi della cappella di Materdomini al Torchiano, per esempio, dicono che nel 1049, sotto Goffredo di Buglione, qui c’era il punto d’accesso e d’uscita ovviamente al borgo.
Quando il castello è stato aperto al pubblico, per via dei lavori di ristrutturazione realizzati, dalle sue viscere sono venute fuori altre numerose testimonianze in forma di reperti e ritrovamenti. Per questa ragione, ovviamente, questa volta pensato dall’Amministrazione comunale, l’altro obiettivo è un museo dedicato.
Un’intuizione certamente geniale, che farà della città del Malconsiglio uno scrigno d’arte nel Materano.
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