X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Per il gip le parole dell’ex giudice Giancarlo Giusti alla sorella sono quasi una confessione e per questo vengono tenute in gran conto nella ricostruzione alla base degli arresti (LEGGI LA NOTIZIA) che oggi hanno portato in carcere, oltre al magistrato, anche altre 6 persone (GUARDA LE FOTO e LEGGI I NOMI DEGLI ARRESTATI)

«E’ finita per me, guarda che vengono di notte e mi prendono… è finita». Parlando con la sorella al telefono senza sapere di essere intercettato, il 9 dicembre 2011, dopo avere ricevuto comunicazione dal Csm dell’avvio di un procedimento disciplinare basato anche su un’inchiesta della Dda di Catanzaro in cui era indagato per corruzione in atti giudiziari Giusti manifesta tutte le sue paure. Si tratta della stessa inchiesta che oggi ha portato al suo arresto che fa seguito a quello disposto dal gip di Milano, in un’altra inchiesta, nel 2012 (LEGGI LA NOTIZIA)

GUARDA IL VIDEO DEGLI ARRESTI

Una telefonata che, come detto, il gip di Catanzaro che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare ritiene essere «una sorta di lunga e sofferta confessione stragiudiziale di Giusti. Dopo avere intuito che la comunicazione di avvio di procedimento disciplinare da parte del Csm non potesse che riferirsi ai fatti di ‘quella maledetta estate’ («quella maledetta estate, quella maledetta estate che io mi sono scambiato il turno») – scrive il giudice – Giusti manifesta la propria paura per l’imminente arresto («… è finita per me, guarda che vengono di notte e mi prendono, sai che basta un niente per mettermi dentro»), rimarcando l’oggettiva gravità della situazione («Gabriella, vedi che è gravissima la situazione, ma è gravissima oggettivamente … io c’ho paura, ormai non so più che cosa aspettarmi dalla vita…») e addirittura preannunciando propositi di suicidio («Io adesso scrivo un paio di cose, sistemo le mie cose, perchè non so se ce la faccio, ti… ti lascio indicato dove sono i miei investimenti, le mie cose poi, mio figlio dovrà crescere senza di me»)». (LEGGI IL PROFILO DEL MAGISTRATO)

Secondo il gip, «la dettagliata e puntuale disamina del compendio probatorio operata dal pm, assolutamente condivisibile, sia in ordine alla configurabilità della contestata corruzione in atti giudiziari, sia in relazione alle responsabilità dei singoli, svela, in maniera oltremodo evidente, la sussistenza di un accordo corruttivo di allarmante offensività. In particolare – afferma poi il giudice – il ruolo centrale assunto nella vicenda corruttiva da Punturiero e da Giusti è rivelato dal chiaro ed esplicito tenore delle conversazioni intercettate; dalla indiscussa, amicale e affaristica frequentazione tra i due che, anche il 27 agosto 2009, giorno dell’udienza dinanzi al Tribunale della libertà e del deposito dei provvedimenti di scarcerazione, si contattano telefonicamente con una frequenza sconcertante, connotata da ben 12 telefonate o sms tra le 11.44, mentre era ancora in corso l’udienza, e le 19.59; dal comportamento tenuto da Giusti al momento dell’auto-assegnazione dei riesami e, poi, all’atto del deposito dei provvedimenti di scarcerazione, allorquando insisteva per l’immediata pubblicazione delle decisioni, malgrado la non imminente scadenza del termine di legge».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE