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CAMMINO sotto il sole tiepido di questo fine Settembre vagando mentalmente sul mio cinquantottesimo autunno. La mia stagione preferita, quella che ha visto i miei natali, finalmente è arrivata e mi rannicchio compiaciuta in questo pensiero. Sorrido dentro e abbasso gli occhiquasiadevitare chepossavedersi sul volto, questo stato d’animo che si ripete sempre in questo periodo dell’anno. Cerco un filo di fumo, un odore di legna arsa, un’ombra più lunga e un alito di vento più fresco. Ma l’estate dispettosa è ancora qui e quelle nuvole bianche, all’orizzonte, non fanno presagire il “mal tempo”che vorrei. Soltanto le foglie secche dei tigli, con rumore di carta, m’accompagnano quasi a consolarmi e s’infilano nei portoni freschi d’ombra, riparandosi. Bambina attendevo con ansia l’inizio della scuola e già ai primi di Settembre avevo tra le mani le matite colorate . L’odore è rimasto ancora tra quelli preferiti come quello del grembiule nero appena stirato e dei quaderni con la copertina scura. E…stranamente mi ritrovo qui . La vecchia scuola è ora in restauro ma scorgo, dietro l’impalcatura, le due grandi finestre della mia aula . Mi sembra di scorgere dietro i vetri il volto di una bimba bruna con la treccia. Mi fermo a guardare con più attenzione. Ma il riflesso del sole sbiadisce l’immagine di un tempo, di una lontana primavera.
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