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SONO liberi i due operai calabresi rapiti in Libia. L’annuncio è stato dato dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, che ha espresso «grande gioia e soddisfazione». Lo si legge in una nota della Farnesina, che fa riferimento a un’operazione «frutto di attività congiunte tra autorità libiche e italiane» e dell’azione di coordinamento svolta tra Unità di Crisi, Ambasciata e altri organi dello Stato. Francesco Scalise e Luciano Gallo erano nelle mani di una banda armata dal 17 gennaio.
STANCHEZZA E BARBE LUNGHE – Dopo la liberazione sono stati imbarcati su un aereo Falcon 900 che li ha riportati in patria. Un sorriso appena accennato, stanchi provati e con la barba lunga, due voluminosi piumini arancioni indossati sopra un paio di jeans, un saluto con la mano prima di salire a bordo di un’auto e lasciare l’aeroporto di Ciampino. Subito dopo i due sono stati sentiti dai carabinieri del Ros.
Scalise, 62 anni, è di Pianopoli, Gallo, 52 anni, di Feroleto Antico, entrambi centri della provincia di Catanzaro. «Desidero esprimere un sentito ringraziamento – dice ancora Emma Bonino – a tutte le donne e gli uomini della Farnesina e delle altre Istituzioni che hanno consentito di giungere a un esito favorevole della vicenda in un contesto ambientale difficile».
«STIAMO BENISSIMO» – Scalise e Gallo sono atterrati alle 22,30 circa all’aeroporto di Lamezia Terme. Un passaggio veloce tra la folla, la stanchezza evidente, ma ai giornalisti in attesa Scalise ha detto: «Stiamo bene, benissimo. Ci hanno trattati bene. Ringraziamo il Ministero, adesso vogliamo solo tornare a casa». Quindi, il rientro nelle rispettive abitazioni di Pianopoli e Feroleto ANtico, non molto distanti dallo scalo di Lamezia.
LA LUNGA ATTESA IN CALABRIA – Il rapimento è avvenuto in un territori ad alto rischio della Libia, in prossimità del villaggio Dartuba, tra Derna e Tobruk, nella Cirenaica, la regione orientale in cui le milizie islamiche imperversano dalla caduta di Muammar Gheddafi, due anni e mezzo fa. Scalise e Gallo erano impegnati lì da diversi mesi con la ditta General World di Petilia Policastro, in provincia di Crotone. Quando la banda di rapitori è entrata in azione i due erano a bordo di un furgone dell’impresa. Li hanno fatti scendere sotto la minaccia delle armi. A bordo di quel veicolo doveva esserci anche una terza persona: si tratta di Giuseppe Rizzuti, 33 anni di Petilia Policastro, l’autista della ditta, che stava accompagnando gli operai. La sua è la storia di un uomo fortunato. Gli è stato chiesto infatti di andare a prendere un camion e raggiungere poi i colleghi. Quando è tornato, ha trovato il furgone con gli sportelli spalancati, mentre di Scalise e Gallo non c’era traccia.
Da allora è iniziata una lunga attesa: i due operai hanno trascorso 20 giorni in mano ai rapitori mentre i familiari vivevano l’angoscia dell’attesa. «Non sappiamo ancora quando rientreranno in Calabria. Speriamo presto perchè vogliamo abbracciarli» ha detto all’Ansa Maria Scalise, figlia di Francesco
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