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E’ UNA banda composta da pregiudicati residenti nell’Alto milanese, conoscenti dei fratelli Cutrì, quella che lunedì scorso è entrata in azione per liberare l’ergastolano Domenico Cutrì attorno al quale si stanno stringendo le maglie delle ricerche dei carabinieri. I componenti del commando sono stati fermati dai carabinieri con l’accusa di procurata evasione, detenzione e porto di armi da guerra e clandestine. E all’azione avrebbe partecipato anche Daniele Cutrì, 23 anni, fratello di Domenico e di Antonino, 30 anni, rimasto ferito in modo mortale nella sparatoria con gli agenti di Polizia penitenziaria.
«CONTENTA CHE SIA LIBERO» – Della banda faceva parte anche il fratello di Domenico, Antonino, che poi è morto per le conseguenze della sparatoria. E la mamma dei due, Maria Antonietta Lantone, nativa di Mammola in provincia di Reggio Calabria, ieri si è presentata in procura: «Sono contenta – ha detto – che Domenico sia libero: se avesse la garanzia di un giusto processo sono sicura che si costituirebbe». La donna, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera aveva invitato il figlio a non costituirsi: «Fallo per Antonino, così la sua morte non sarà stata vana».
Maria Antonietta, convinta che Domenico Cutrì sia stato condannato ingiustamente all’ergastolo, sostiene che i figli «non volevano fare del male a nessuno» ma «volevano fare solo una azione dimostrativa». Ipotesi smentita dai rilievi sulla dinamica, secondo i quali i primi a sparare sarebbero stati i banditi (LEGGI). Tra i 32 bossoli ritrovati sul luogo dell’assalto quattro sono differenti da quelli calibro 9 in dotazione alle forze dell’ ordine.
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Resta irreperibile anche l’altro fratello di Domenico Cutrì, Daniele. La spiegazione fornita dai familiari avrebbe trovato alcuni riscontri. Probabilmente l’uomo non faceva parte del commando, in quanto lunedì si trovava a Napoli. Si sospetta però che abbia avuto un ruolo nella pianificazione dell’assalto, e che ora possa essere in fuga insieme al fratello maggiore e agli altri complici.
PERQUISIZIONI ANCHE IN CALABRIA – Proseguono intanto le ricerche in tutta Italia, nell’ipotesi che i malviventi abbiano trovato un rifugio dove nascondersi in seguito all’evasione pianificata attentamente. Per questo sono al vaglio gli ultimi contatti che ha avuto la famiglia e la rete di conoscenti dei fratelli Cutrì.nI carabinieri hanno effettuato perquisizioni a Meliuccà, il comune di origine della famiglia, in provincia di Reggio Calabria, che non avrebbero dato alcun esito. Si cercano anche testimoni che potrebbero aver notato gli uomini in fuga, anche se finora non sarebbero arrivate segnalazioni rilevanti.
Dopo il conflitto a fuoco i quattro banditi che facevano parte del commando sono fuggiti insieme all’evaso su una Citroen C3 ritrovata a Magenta, nel Milanese. Poi hanno fatto perdere le tracce, probabilmente a bordo di un’altra vettura. Il pm di Busto Arsizio Raffaella Zappatini, che sta coordinando le indagini per procurata evasione, tentato omicidio e lesioni gravi, ha fatto eseguire accertamenti sul cadavere di Antonino Cutrì per verificare il punto d’ingresso del proiettile che lo ha raggiunto alla testa e lo ha ucciso. Una volta eseguita l’autopsia il corpo verrà riconsegnato alla famiglia, che potrà celebrare le esequie. I genitori di Domenico Cutrì e la sorella hanno trascorso la giornata in casa, insieme ad alcuni parenti e amici che hanno fatto visita alla famiglia per le condoglianze. «Vivono qui da trent’anni e non hanno mai creato problemi a nessuno – spiega l’amministratore del condominio in via Leopardi a Inveruno dove vive la famiglia -, sono più educati di tanti altri».
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