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Questa volta comincio con due disclaimer. Ho preso parte, sempre da volontaria, ad alcuni progetti e percorsi di ricerca che hanno a che fare con il ponte sul Basento di Potenza, che qui tutti chiamiamo ponte Musmeci. Quindi, sì, credo che sia una delle cose più belle della mia città. E non solo perché arrivano da ogni parte del mondo a studiare quest’opera dell’architettura contemporanea – anche se i potentini non sempre ne hanno consapevolezza. Ma soprattutto perché quella struttura, per l’idea che mette in pratica, è tra migliori messaggi di futuro, innovazione e sostenibilità in cui mi sono imbattuta.
C’è una seconda premessa. Nonostante questo post riguardi un monumento della mia città, credo si tratti di una questione di metodo generale, rispetto a come una pubblica amministrazione dovrebbe essere capace di interpretare spazi e beni comuni.
La Regione Basilicata ha stanziato i fondi per l’intervento di illuminazione scenografica del ponte Musmeci. L’intervento rientra nell’ambito di un programma che si chiama “Itinerari Turistici nei Borghi Storici” e nel programma umanitario “VVV: Vivi una Vita che Vale”.
Aggiudicata la gara, presto partiranno i lavori: impianti led e una centralina di controllo permetteranno di cambiare colore intensità dell’illuminazione di volta in volta. Sul sito del Consorzio Industriale, l’ente che è titolare e gestore della struttura, il progetto messo a base della gara non è più scaricabile, quindi utilizzerò quello che era disponibile quando è stato pubblicato il bando.
1) «Il progetto prevede interventi di recupero non dal punto di vista strutturale, ma scenografico mediante la realizzazione di un nuovo impianto illuminotecnico tecnologicamente avanzato.» La Regione in un comunicato spiega che «dopo questo primo intervento che è innanzitutto di sensibilizzazione culturale, sarà necessario predisporre progetti di manutenzione strutturale e di sistemazione delle aree di pertinenza con un intervento unitario di alta qualità.»
Il ponte Musmeci avrebbe bisogno di un importante intervento di restauro. Basta una passeggiata da quelle parti per osservare le armature ossidate dalle pesanti infiltrazioni d’acqua.
Siamo proprio sicuri che sia conveniente poggiare sul ponte la nuova illuminazione, sperando che prima o poi si trovino i fondi per l’intervento strutturale?
Mi chiedo se abbia senso dipingere la facciata di un palazzo le cui fondamenta non sono solide come un tempo. Poi magari i fondi per la ristrutturazione arrivano, e allora bisogna buttar giù l’intonaco fresco messo da poco. Pazienza per lo spreco.
2) Il progetto prevede «l’ipotesi di inserire due cartelloni (uno per corsia), con immagini scenografiche del Ponte per permettere, a chi lo attraversa lungo la sua sede viaria, di poterne cogliere l’Armonia delle Forme, esaltandone il significato etico con l’inserimento di massime motivazionali inneggianti i profondi Valori della Vita, indispensabili per Vivere una Vita di Valore.»
Questa è l’immagine contenuta nel progetto a titolo esplicativo.
Chi entra a Potenza attraversando il ponte non percepisce il gioco di forme e strutture che sorregge la carreggiata. Ma davvero è con due cartelloni lungo una strada a scorrimento veloce (la carreggiata ha tre corsie) che potentini e stranieri conosceranno l’opera?
Sergio Musmeci ha fatto in modo che fossero altri i punti della città da cui si può osservare l’impalcato, un’opera unica che più di altre mette in pratica i suoi studi sull’elasticità e le proporzioni del cemento armato. L’ingegnere ha fatto in modo che la pancia del ponte fosse attraversabile a piedi: sono altre le prospettive da cui si può vivere e apprezzare questa struttura.
Mi chiedo, poi, che cosa c’entrino le massime motivazionali su amore e benessere con un’opera architettonica di questa portata. E non mi rassicura che ci sia il via libera della Soprintendenza.
3) Nel comunicato della Regione Basilicata, il presidente della Regione, Marcello Pittella, dice: «L’obiettivo principale del progetto rispecchia il pensiero lungimirante e certamente universale di Sergio Musmeci e punta a far conoscere il valore incommensurabile di quella che è l’opera d’Arte contemporanea più importante della regione, per farne l’icona del risveglio culturale e del rilancio sociale ed economico, non solo di Potenza, ma dell’intera Basilicata».
Sergio Musmeci era un ingegnere fuori dal comune. Voleva fare l’astrofisico, ma si ritrovò a progettare lo spazio urbano. La sua teoria si chiama di “minimo strutturale”. Non c’è bisogno di sprecare materiale, soprattutto se è cemento, quando si progetta una forma. Il calcolo, insegnava, permette di trovare la forma migliore, persino bella, adatta a sorreggere le forze.
È una questione sociale ed economica. Perché un’opera ricade sulla comunità in cui sarà realizzata. Il messaggio di Musmeci è un insegnamento sempre attuale di rispetto del bene comune, della creatività che non è spreco.
4) «Questo primo intervento – dice la Regione – è innanzitutto di sensibilizzazione culturale». Poi, caso mai si trovassero i fondi, seguirà l’intervento strutturale.
È evidente che i 100.000 euro stanziati per realizzare l’intervento di illuminazione non bastano per un’operazione di restauro. Ma possiamo continuare ad agire così sul patrimonio culturale, sul patrimonio pubblico in generale? Ci sono dei fondi, andrebbero persi, spiegano. Ma può essere una motivazione per un intervento che non è necessario, o comunque successivo a un restauro questo sì urgente per la sicurezza e la tutela dell’opera?
5) La Regione, dice il progetto, vuole «farne l’icona e simbolo di una città, Potenza, e di una regione, la Basilicata per un risveglio culturale e un rilancio sociale ed economico.»
A Potenza, alcune settimane fa, è arrivata una delegazione School of Architecture dell’Università di California. Studiano il Ponte sul Basento anche lì.
In città ci sono poi diverse realtà che in modo spontaneo e secondo filoni diversi – cultura, arte, spettacolo, sport – cercano di prendersi cura dell’opera, rendendolo scenario di progetti di riqualificazione dal basso, di spettacoli teatrali, di acrobazie. Sono iniziative importanti, nate dal basso, che provano a essere a loro volta ponte con la città, che raccontano della struttura e del suo valore. A Potenza, ancora oggi, non tutti conoscono il ponte sul Basento. Ed è un peccato, è chiaro.
Ma non saranno alcuni led montati su una struttura decadente a sopperire ad anni di abbandono dell’opera da parte delle istituzioni. Il risveglio culturale non può essere il risultato di un intervento superficiale, di facciata.
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