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CATANZARO – Non gli sarebbe bastato finire agli arresti domiciliari con le accuse di truffa e falso legate ad un presunto raggiro di 900 mila euro ai danni di Inps e Inail. L’imprenditore di Maida, Domenico Notaris, ci avrebbe riprovato. Anzi, avrebbe allargato il suo giro di falsi braccianti agricoli, tirandone dentro più di 600.
Così, all’alba di oggi, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, al comando del generale Antonio De Nisi, hanno bussato alla sua porta con un nuovo provvedimento di arresti domiciliari firmato dal gip, Abigail Mellace.
L’accusa è ancora più pesante: associazione a delinquere finalizzata al compimento di un’attività sistematica e organizzata di truffa ai danni di enti comunitari, statali e regionali, consistente nell’indebita percezione di contributi previdenziali a favore di lavoratori fittizi, nonché di fondi a sostegno dell’attività agricola (P.A.C. e P.S.R.), a fronte di attività agricolo-imprenditoriali mai realmente svolte.
Analogo provvedimento per il suo commercialista, Antonino Porcaro, per avere contribuito all’ideazione del presunto meccanismo criminoso, coordinando le attività del “gruppo” imprenditoriale, occupandosi della tenuta delle scritture contabili, dell’elaborazione di buste paga, CUD, modelli DMAG (Dichiarazione di Manodopera Agricola), DA (Dichiarazione Aziendale) e 730 e, in molti casi, alla materiale presentazione dei suddetti documenti presso gli enti ricettori, e svolgendo anche occasionali mansioni da compartecipe, provvedendo al reclutamento dei falsi contadini, al loro pagamento e al ritiro presso di essi dei contributi previdenziali indebiti.
Accuse, queste, formulate contro di loro dal sostituto procuratore, Carlo Villani, il magistrato che, fin dall’inizio, gli è stato con il fiato sul collo, fino a raccogliere elementi tali da chiedere gli arresti anche per la moglie e i figli di Notaris, ricevendo, tuttavia, in entrambi i casi il diniego del gip. A finire nei guai anche 458 braccianti agricoli, per ciascuno dei quali il magistrato ha aperto un fascicolo ad hoc, sulla scia delle conclusioni investigative tratte dalle Fiamme gialle. Nell’inchiesta sono stati sequestrati anche beni per tre milioni di euro (LEGGI L’ARTICOLO). E tra i beni sequestrati c’è anche una Porsche intestata ad un bambino di 11 anni imparentato con Notaris. L’automobile era comunque in uso all’imprenditore agricolo. Sono stati sequestrati anche a 13 fabbricati, un frantoio, terreni, 15 autoveicoli e conti correnti.
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