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POTENZA – «Porte in faccia? A bizzeffe». Ma il segreto, raccontano, è stato proprio quello, «andare avanti». Che magari suona un po’ come luogo comune, un po’ come la favola da raccontare. «Lo sappiamo, ma è andata proprio così». È andata così l’esperienza di innovazione tutta lucana e che il prossimo 5 febbraio ha appuntamento con il rilascio della versione beta.
Si chiama Waway, è una piattaforma dedicata all’organizzazione di viaggi, con un modello di business articolato, un bel po’ di entusiasmo dentro e tempo – tanto – passato a costruire. La squadra è fatta a tre: Giovanni Setaro, Paolo Lanzalone, Barbara Pesce. Lo sviluppo del software, la grafica, il marketing, gli investitori, la pazienza, i contatti, la ricerca fondi, le idee. Un po’ per uno, ciascuno secondo vocazione e competenze. Poi, attorno, parecchi amici e tecnici, chi di più chi per meno tempo, qualcuno è andato via, e allora è stato necessario ricominciare daccapo a sviluppare tecnologia e modello, altri sono arrivati. «Poi ci sono quelli come Sergio che sono amici e sono sempre qui a sostenere e anche a raccontare in giro cos’è. O Francesco attuale sviluppatore». Giovanni la racconta così, senza formalità. Ché un po’ è anche quello che accade quando passi da Cubox, l’agenzia di comunicazione dove tutti loro lavorano con altri professionisti. «Caffè?», mentre giri tra computer, pin e stampe, e un distributore automatico che dispensa caffeina per le nottate di lavoro. Primo piano di una palazzina recente a Potenza Est, ambiente bianco e nero marchiato Ikea, moderno lo spazio, alla mano tutti loro. È lì, nelle stanze di Cubox che Waway sta superando gli ultimi test prima della messa online.
Lunedì prossimo la conferenza stampa sarà l’occasione per il lancio ufficiale. Appuntamento alle 10.30 a Potenza nella sede di Basilicata Innovazione, la struttura nata da un accordo tra Regione Basilicata e Area Science Park, per sostenere la nascita di imprese «ad alto tasso di innovazione». Waway è passata anche da lì.
L’idea era venuta in testa a Giovanni che si era trovato alle prese con un gruppo di amici e un addio al celibato all’estero. Sperimentata in prima persona la difficoltà di organizzare la trasferta ha pensato di costruire qualcosa che riempisse quel vuoto di servizi.
Cominciano così i «no», le porte in faccia, le adesioni, gli addi, «mica facile credere a un progetto simile». Il podio e un primo sostegno economico ottenuti alla selezione TechGarage (un concorso organizzato da Basilicata Innovazione) hanno dato una spinta. Tempo dopo la stessa Basilicata Innovazione ha voluto investire ancora in questa idea, finanziando alcuni servizi. Ma per un progetto ad alto contenuto tecnologico e di business non poteva bastare.
In un paio di anni sono serviti anche parecchi viaggi, soprattutto verso Milano e dintorni. Per incontrare gli attori del settore, imprese del turismo, gruppi, ma anche sviluppatori, imprenditori, possibili investitori. «Difficile spiegare senza il prodotto in mano».
Soprattutto, però, difficile ogni volta capire che «qui in Basilicata viaggiamo non solo con numeri diversi». Questione di velocità. «Abbiamo dovuto correre il doppio. Ma abbiamo anche imparato che se sei costretto a farlo, poi succede che magari arrivi prima». Sorridono, e sanno che mica è finita.
La piattaforma è pronta, ma solo per la prima fase. Waway non è TripAdvisor o Booking, né il portale di un agenzia viaggi. Waway sviluppa un sistema complesso che costruisce pacchetti completi a partire da un evento, (concerti, mostre, partite): viaggio, pernottamento e biglietto. Proprio l’evento è il “pezzo” attorno a cui si costruisce la soluzione migliore. «Offriamo in servizi: comodità, risparmio». Per adesso – dopo il via – sarà dedicata a cittadini, gruppi, aziende. La seconda fase del progetto – che servirà anche a costruire la parte forte della sostenibilità economica di impresa – è nell’apertura del servizio a piccoli e grandi player del settore, dal cral che organizza la gita, all’agenzia di viaggi che può lavorare su pacchetti completi. Con alcune partnership ancora in via di definizione e altre importanti già chiuse (come per TicketOne o Expedia).
In Basilicata hanno dovuto faticare un po’ per trovare chi avesse in questi anni il know-how tecnologico adeguato. Ma andare via, «no. Ci abbiamo pensato e ci siamo detti no. Magari avremmo fatto prima, ma non è detto che avremmo fatto meglio».
Ora che la beta di Waway è pronta per il lancio hanno voglia di dirlo più volte. «Nel frattempo abbiamo imparato tante cose, anche che in Basilicata c’è chi ha idee e voglia. Ma dovremmo smetterla di inseguire “nomi” ed esperienze fuori, inseguire i venture capitalist di grido».
Il che significa compiere un ulteriore passaggio: «Abbiamo parlato troppo di startup senza capirne il senso. In Italia dobbiamo fare impresa. A proposito, che fine ha fatto l’agenda digitale?». Bisogna, questo il senso, costruire un modello che sappia tenere conto anche del territorio. «Il confronto è importante, guai a non averne con chi ne sa di più, con altri numeri, con altre grandezze. Ma poi è ai nostri imprenditori che dobbiamo far capire quanto sia importante investire sulle competenze tecnologiche, di innovazione». Il circolo, giurano, si farebbe virtuoso.
s.lorusso@luedi.it
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