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L’avvocato della dottoresssa indagata nella vicenda di Villa ‘Agri, ha inviato la seguente nota:
In nome e per conto della dottoressa Mariateresa Orlando, con riferimento all’articolo pubblicato il 29 novembre a pagina 9 del Quotidiano dal titolo “Villa D’Agri, due medici indagati”, relativo alla vicenda del tragico parto della signora Simona Caso, preciso quanto segue:
L’articolo pubblicato individua nella persona della dottoressa Orlando la ginecologa che “qualche giorno prima aveva visitato Simona e l’aveva fatta tornare a casa” nonostante avesse “riscontrato qualche problema”. Attribuisce, poi, alla stessa ginecologa la paternità del referto pubblicato a margine datato 23 gennaio 2014 (“E sul referto “che pubblichiamo a lato” scriveva:…”).Dette notizie non sono corrispondenti al vero, giacché la dottoressa Mariateresa Orlando mai ha visitato la donna “qualche giorno prima” del parto, mai ha “fatto tornare a casa” la donna né il referto detto è attribuibile alla predetta Orlando. La dottoressa Orlando ha avuto modo di valutare la situazione della signora Caso la mattina del 27 gennaio, al momento del ricovero, allorquando ha prestato la sua opera professionale secondo scienza e coscienza e nel pieno rispetto di ogni regola medica e deontologica.
Avvocato Antonio Casalaro
VILLA D’AGRI – Uno è il medico che ha eseguito il cesareo, l’altra è la dottoressa che qualche giorno prima aveva visitato Simona e l’aveva fatta tornare a casa.
Sono due, al momento, i ginecologici indagati per la bambina nata morta lunedì mattina, nel centro nascite dell’ospedale di Villa d’Agri: si tratta dei dottori Rocco Cavallo e Teresa Orlando.
A entrambi è stato notificato il provvedimento che li invita a nominare un perito di parte per l’esame autoptico che si terrà sabato mattina.
E che consentirà di accertare le cause che hanno determinato quella che, almeno in apparenza, è un’inspiegabile morte. La madre della bimba, Simona, quasi fino alla fine, aveva avuto una gravidanza tranquilla, senza particolari problemi. Tanto che la donna aveva addirittura pensato di partorire a casa. Dai controlli di routine, non erano mai emersi particolari problemi. Fino al 23 gennaio, tre giorni dopo la scadenza della settimana ostetrica. Simona si è recata in ospedale per sottoporsi all’ennesimo tracciato.
La dottoressa che l’aveva visitata, aveva riscontrato qualche problema. E sul referto (nella foto) scriveva: “Liquido lievemente ridotto Afi8”. Dove per Afi sta per liquido amniotico e 8 ne indica il livello secondo la classificazione scientifica.
Sul referto si legge pure: “Collo retroposto pervio al dito assenza liquidi dai genitali”.
E’ la stessa dottoressa a chiedere alla paziente di ritornare dopo due giorni per rifare l’esame e decidere su un eventuale ricovero. Simona fa come le è stata detto.
«E’ tornata in ospedale – spiega ora il marito, Valentino Timpone – ma non ha trovato la stessa dottoressa. La ginecologa che l’ha visitata, Teresa Orlando, le ha detto che non c’era alcun problema e che poteva tornare a casa».
Ma poco più di 24 ore dopo la donna ha dato alla luce una bimba senza vita.
Oggi l’atroce dubbio della famiglia che ha denunciato tutto alla Procura della Repubblica è che se la donna fosse stata ricoverata prima, questa tragedia poteva essere evitata.
Quando alla cinque del mattino dello scorso lunedì, Simona e Valentino sono arrivati in ospedale, dai primi accertamenti, è risultata subito un’irregolarità nel battito. Tanto che veniva deciso di fare il cesareo. Ma il parto avrà inizio solo due ore dopo.
L’equipe medica – secondo quanto racconta il padre della bambina – sarebbe arrivata solo dopo le sette. La bimba, in sofferenza fetale, avrebbe ingerito il liquido amniotico.
Sarà l’autopsia sul corpicino a stabilire se ci siano responsabilità da parte dei medici.
Attende di conoscere le risultanze dell’esame autoptico anche l’assessore regionale per le Politiche alla persona, Flavia Franconi, che rinviato la visita annunciata all’unità operativa del centro ospedaliero. E che nel frattempo ha chiesto al direttore generale dell’Asp, Mario Marra – che ha avviato un’indagine interna – di intraprendere tutte le azioni necessarie per fare chiarezza sul caso. Ieri mattina – così come disposto dalla Procura – è stata sequestrata la cartella clinica della donna e tutta la documentazione relativa al caso.
Per ora la famiglia Timpone rimane chiusa nel dolore e nel silenzio. In attesa di conoscere tutta la verità sulla morte di quella figlia che non potranno mai stringere tra le braccia.
m.labanca@luedi.it
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