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Onestamente ho fatto molta fatica a seguire alcuni degli argomenti complessi e sicuramente degni di considerazione che sono stati opposti alla mia intervista a questo giornale.
Rendere le cose semplici e comprensibili mi sembra il modo migliore per discutere. Tutta l’Italia, tra parentesi, avrebbe bisogno di diventare molto più semplice. E la semplicità mi dice:
1) Il petrolio è una risorsa fondamentale del nostro mondo. Di tutto il mondo.
2) Chi ce l’ha, lo considera una benedizione per la sua economia. Da noi pare di no.
3) Obama, il Presidente “verde”, nonostante il gravissimo incidente nel Golfo del Messico, in pochi anni ha fatto diventare gli Usa il primo produttore al mondo di petrolio, aumentando le estrazioni.
4) La Basilicata ha la fortuna di avere nel suo territorio importanti giacimento di petrolio.
5) Che ha portato, porta e può ancor di più portare lavoro, tecnologia, specializzazione, royalties notevoli e benefici di varia natura.
6) Il territorio occupato dalle strutture petrolifere (dati Ministero Sviluppo economico 2011) è complessivamente pari allo 0,008% del territorio regionale.
7) La Regione e i Comuni interessati hanno ricevuto complessivamente 1 miliardo di euro in 5 anni. Mezzo miliardo solo negli ultimi due anni (Gazzetta del Mezzogiorno agosto 2013).
Fossi un cittadino lucano mi concentrerei seriamente sull’impiego di queste risorse finanziarie. Sono state per esempio ridotte le tasse regionali, provinciali, comunali? Sono stati fatti investimenti veramente utili? Sono stati creati posti di lavoro? Oppure sono finite nel calderone della spesa pubblica? Domande per le quali ovviamente non ho né risposte né opinioni. Ma sulle quali si dovrebbe, come già avviene, ma forse non con la nettezza necessaria, concentrare l‘attenzione.
Anziché attardarsi su inutili conflitti di competenza fra Enti Locali e Stato, che risultano incomprensibili ai più. E che, mi par di capire, nascondono spesso un’avversione ingiustificata e di principio, all’ attività estrattiva. Né si dovrebbe sottovalutare cosa può significare lo sviluppo di competenze professionali in campo petrolifero, da stabilizzare e far durare nel tempo. Che tutto questo comporti un conflitto con altre vocazioni territoriali, a cominciare dal turismo, è una forzatura senza senso e contraria alla realtà.
La Basilicata ha un’occasione storica per modernizzare il suo territorio e rompere l’isolamento. Ne saprà approfittare? Questa, e non altre, mi sembra la domanda centrale.
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