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SE le accuse fossero confermate nel corso delle indagini, ormai non più contro ignoti, l’ingegner Nicola Oreste, che lotta ancora tra la vita e la morte nella Rianimazione dell’ospedale di Matera, potrebbe considerarsi vittima di se stesso.
Una constatazione paradossale quanto cinica, qualora se ne provassero le responsabilità, che rappresenta il vero dramma di questa famiglia rispettabile.
I particolari della vicenda rendono la posizione di Oreste piuttosto drammatica, sempre qualora se ne dimostrassero le responsabilità. L’ingegnere dell’Ufficio Sassi, infatti, è uno strutturista, ovvero un professionista formato nella particolare branca che si fa carico di tutta la vita dell’opera edilizia, dalla sua prima ideazione alla vera e propria progettazione strutturale, che comprende lo studio dei disegni tecnici (di progetto e di dettaglio); l’analisi strutturale, lo studio delle modalità costruttive fino alla redazione del manuale di manutenzione (ove necessario).
Bene, proprio in forza di questa sua competenza, Oreste evidentemente si sentiva sicuro in quella palazzina, visto che con il suo appartamento sovrastava praticamente entrambe le ali tra i civici 20-22. Tanto che, la mattina del crollo, la moglie ed il figlio si trovavano nell’ala del civico 20 rimasta in piedi; lui per una tragica fatalità si trovava in bagno, proprio sull’ala sgretolata dal crollo. Oreste, da tecnico, evidentemente non aveva reputato ci fossero condizioni di pericolo immediato, altrimenti non avrebbe certo messo a rischio la propria vita e quella della sua famiglia; ma, ne siamo certi, neppure quella degli altri condomini. Evidentemente si sentiva sicuro. Eppure le indagini a suo carico muoverebbero dagli ultimi lavori realizzati in quella palazzina, nel lontano 1992. Sarebbe stato lui a commissionarli, perchè riguardano la sua abitazione. I lavori hanno portato alla realizzazione di una mansarda, ma sulla regolarità di quanto effettuato le indagini sono ancora in corso.
Al vaglio degli inquirenti c’è proprio questo iter autorizzativo, visto che fino ad allora la palazzina era stata integra, così come probabilmente accaduto anche negli anni successivi, fino ad agosto 2013, quando sono iniziati i lavori per il ristorante al piano terra.
Abusi edilizi od opere non conformi? Tutto dovrà essere accertato dalla Procura nelle prossime settimane.

SE le accuse fossero confermate nel corso delle indagini, ormai non più contro ignoti, l’ingegner Nicola Oreste, che lotta ancora tra la vita e la morte nella Rianimazione dell’ospedale di Matera, potrebbe considerarsi vittima di se stesso.Una constatazione paradossale quanto cinica, qualora se ne provassero le responsabilità, che rappresenta il vero dramma di questa famiglia rispettabile.I particolari della vicenda rendono la posizione di Oreste piuttosto drammatica, sempre qualora se ne dimostrassero le responsabilità.

 

 L’ingegnere dell’Ufficio Sassi, infatti, è uno strutturista, ovvero un professionista formato nella particolare branca che si fa carico di tutta la vita dell’opera edilizia, dalla sua prima ideazione alla vera e propria progettazione strutturale, che comprende lo studio dei disegni tecnici (di progetto e di dettaglio); l’analisi strutturale, lo studio delle modalità costruttive fino alla redazione del manuale di manutenzione (ove necessario).Bene, proprio in forza di questa sua competenza, Oreste evidentemente si sentiva sicuro in quella palazzina, visto che con il suo appartamento sovrastava praticamente entrambe le ali tra i civici 20-22. Tanto che, la mattina del crollo, la moglie ed il figlio si trovavano nell’ala del civico 20 rimasta in piedi; lui per una tragica fatalità si trovava in bagno, proprio sull’ala sgretolata dal crollo. 

Oreste, da tecnico, evidentemente non aveva reputato ci fossero condizioni di pericolo immediato, altrimenti non avrebbe certo messo a rischio la propria vita e quella della sua famiglia; ma, ne siamo certi, neppure quella degli altri condomini. Evidentemente si sentiva sicuro. Eppure le indagini a suo carico muoverebbero dagli ultimi lavori realizzati in quella palazzina, nel lontano 1992. Sarebbe stato lui a commissionarli, perchè riguardano la sua abitazione. I lavori hanno portato alla realizzazione di una mansarda, ma sulla regolarità di quanto effettuato le indagini sono ancora in corso. Al vaglio degli inquirenti c’è proprio questo iter autorizzativo, visto che fino ad allora la palazzina era stata integra, così come probabilmente accaduto anche negli anni successivi, fino ad agosto 2013, quando sono iniziati i lavori per il ristorante al piano terra.Abusi edilizi od opere non conformi? Tutto dovrà essere accertato dalla Procura nelle prossime settimane.

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