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UN miliardo delle vecchie lire spesi nel 1993 per un intervento proprio sulla scuola “San Giovanni Bosco” di via Verdi. Un miliardo probabilmente in parte speso non come andava speso, intervenendo anche eccessivamente sui due piani inferiori e non facendo alcun lavoro proprio su quel terzo piano, che era quello che più meritava attenzione.

E’ con questo fascicolo che il sindaco Santarsiero si è presentato davanti ai genitori dei bambini della “San Giovanni Bosco”, raccolti nell’aula magna del Comprensivo “Luigi La Vista”.

Ed è in quel fascicolo – ha spiegato – la motivazione che lo ha portato a chiudere la scuola di via Verdi. «Perché i tecnici che stanno ancora facendo verifiche mi avevano chiesto altri 15 giorni per darmi una risposta definitiva. Magari dopo altre verifiche i tecnici mi diranno che non ci sono pericoli di stabilità, così fra qualche anno la Corte dei conti mi chiamerà a pagare in prima persona per tutte le spese in più scaturite da questa mia sofferta ma necessaria decisione».

E’ per «estrema cautela che ho deciso di sgombrare e chiudere: nel 1993 vennero previsti una serie di adeguamenti sismici in città. E tra questi interventi c’è anche quel miliardo per la scuola di via Verdi. Solo che mentre il professor Franco Braga, un’autorità in materia, aveva messo in evidenza i pericoli di quel terzo piano e aveva espressamente parlato di demolizione del solaio, all’epoca si decise di non fare proprio quell’intervento. Perché questo sia successo io non lo so. Quello che so è che nel 2003 io mi trovo una relazione tecnica che mi dice che gli adeguamenti sismici su quell’edificio sono stati fatti. E per diversi anni non ci siamo preoccupati». Poi però la scuola evidenzia «un quadro fessurativo che meritava attenzione» e si chiede a dei professionisti di valutare la struttura.

Il 17 gennaio scorso arriva la relazione tecnica, «verifichiamo attraverso un sopralluogo in via Verdi, che il quadro fessurativo che già ci aveva portato a sgombrarlo quel piano è peggiorato e così, in poche ore abbiamo preso la decisione di chiudere. Nessuno vuol prendervi in giro, non abbiamo segreti. Abbiamo preso questa decisione una settimana dopo la relazione».

Santarsiero difende il lavoro suo e dei suoi tecnici: «le nostre restano le scuole più sicure d’Italia e lo ribadisco. Abbiamo avuto la massima attenzione verso l’edilizia scolastica, nonostante le scarse risorse sempre a nostra disposizione, ma per noi questa è una priorità».

E ricorda via Perugia, Bucaletto, la Domiziano Viola. «E ora pensiamo a quella di via Verdi: c’è già un progetto che prevede la demolizione del terzo livello: recuperemo così un edificio di grande pregio da restituire alla città. E a settembre speriamo di poter riaprire».

 

LE ACCUSE

Quando  l’incontro inizia i visi di tutti sono molto tesi. La dirigente scolastica Leonarda Santeramo cerca di rompere il ghiaccio, spiegando che certo per tutti è una sofferenza lasciare quella scuola, un edificio storico in cui si sono formati tantissimi potentini. Però la speranza è che a settembre si torni, anche se l’edificio sarà certamente alleggerito. Ma non è quello il principale pensiero dei genitori. A loro interessa capire perchè sia stata messa a rischio la sicurezza dei bambini. E così, quando l’assessore Messina prende la parola per spiegare che dopo una circolare della Prefettura del giugno scorso sono partiti controlli a tappetto proprio sulle scuole, la sala si infiamma. Lui continua: «Abbiamo visionato proprio le strutture di via Verdi e la “Albini” di Betlemme: quest’ultima abbiamo deciso di chiuderla, su via Verdi siamo intervenuti liberando il terzo piano dalle classi e poi andando avanti con le verifiche». E spiega ancora che i locali che erano destinati alla Città educante lì al Francioso ora andranno benissimo per questa sopraggiunta emergenza. 

Ma non riesce a finire. I genitori sono arrabbiati, «le perizie andavano fatte prima – dicono – siete stati superficiali e irresponsabili a lasciare i bambini lì. E ora veniamo a sapere che anche un’eccezionale nevicata avrebbe provocare un crollo. Vi muovete solo ora perchè nel frattempo c’è stata la tragedia di Matera, ma nei vostri programmi non c’era lo sgombero». Messina si difende, «l’unica accusa che non accetto è l’irresponsabilità», ma le mamme sono arrabbiate: «chiudere è stata la scelta giusta sicuramente, ma vorremmo sapere chi è il tecnico che ha fatto andare finora i bambini lì, con quei rischi». C’è l’ingegnere-papà che ricorda che la normativa prevedeva l’adeguamento sismico entro il 2010 e un altro che non vuol sentir parlare di sbalzi, vuole solo risposte. Il clima si fa così teso che Santarsiero minaccia anche di andar via. E poi d’improvviso ritorna la calma, quando Santarsiero  conclude scatta anche l’applauso. E’ ora di andare avanti: ora si deve pensare alla logistica. Quando ripartire (il 30 gennaio probabilmente), come si devono superare i problemi di traffico del mattino. E tra navette e sgomberi (stavolta del fruttivendolo di via Enrico Toti), i genitori pensano a finire quest’anno. Al prossimo si penserà.

a.giacummo@luedi.it

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