3 minuti per la lettura
POTENZA – La cocaina per rifornire la Potenza “bene”, rimasta a secco dopo l’uscita di scena dei vecchi basilischi. E le rapine «in serie» nelle gioiellerie.
Sono i bersagli delle ultime operazioni messe a segno dalla Procura di Potenza, ed hanno entrambe un comune denominatore, qualcosa che potrebbe rivelarsi il sintomo dell’espansione verso la Basilicata di uno dei clan più potenti dell’area vesuviana.
C’è il nome del clan Moccia agli atti delle inchieste di carabinieri e polizia per cui da due settimane a questa parte sono finiti in manette in 9 tra Potenza, Caivano, Marcianise e Aversa.
«Hai sentito chi hanno arrestato a Roma? (…) Luigi… Avevo pensato che era il papà dell’amico tuo, di Casoria».
Queste parole sono rimaste impresse nei nastri dei militari che il 21 gennaio del 2011 tenevano sotto controllo i telefoni di Maurizio Finzi, 46enne potentino in carcere da 10 giorni col suo interlocutore Francesco Triani, sempre potentino di 43 anni.
Per gli investigatori non c’è dubbio i due parlassero dell’arresto di Luigi Moccia, considerato il boss e la mente imprenditoriale del clan dell’area di Afragola, Casoria, Arzano, Caivano, e limitrofi, che era avvenuto soltanto il giorno prima.
«Quello è uno zio che stava su Roma». Spiega Triani. «E’ lo zio. L’ho conosciuto. Effess… Hai voglia. C’ho mangiato assieme alui (…) adesso è rimasto soltanto sai chi? Eh, l’ultimo fratello che è uno (…) che è uno che praticamente, che ho anche conosciuto, è fuori da tutto (…) cioè non ha mai voluto… cioè campa buiono, abita in un attico a Napoli, naturalmente non… (incomprensibile, ndr) … però è un cristiano a cui gli piace dipingere, tutto strano».
I militari non sembrano essere riusciti ad accertare quali siano gli affari tra Triani e il nipote del boss. Anche se il tenore della conversazione non lascia pensare a nulla di buono.
Piuttosto in un’altra intercettazione con Finzi del mese dopo registrano quest’ultimo che gli assicura “copertura” con gli amici di Casoria nel caso in cui dovesse avere problemi con dei conti in sospeso. Si parla di una «guerra» che potrebbe esplodere, e si sa che gli alleati “al fronte” servono sempre.
Poi c’è l’operazione condotta dalla squadra mobile del capoluogo contro una presunta banda di ladri, accusata di aver messo a segno almeno 6 colpi nelle gioiellerie di mezza Basilicata, inclusa Potenza.
Tra i destinatari dell’ordinanza di misure cautelari eseguita giovedì mattina c’è anche Raffaele Laurenza, un 32enne di Marcianise, che era già in carcere con l’accusa di omicidio. E’ accusato di aver ucciso il capozona dei Moccia di Nettuno. Ma il delitto è stato considerato come il segno di una lotta interna al clan di cui lo stesso Laurenza avrebbe fatto parte.
Un ladro che ha deciso di provare l’ascesa nel gruppo che stava allargando i suoi interessi nel basso Lazio, e a quanto pare non avrebbe disdegnato di coltivare anche qualche buon “amico” lucano.
l.amato@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA