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VIBO VALENTIA – Sarebbe stato malmenato e minacciato di morte Alberto Giofré, imprenditore di Limbadi specializzato nella lavorazione del ferro. A commettere l’episodio sarebbe stato il 23enne di Nicotera Antonio Campisi al quale è contestato il reato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose in concorso con il 24enne Nicola Drommi, arrestati stamani dai carabinieri della Compagnia di Tropea nell’operazione “Furio Camillo”.
I fatti risalgono all’agosto dello scorso anno quando la vittima si recò a Nicotera nel garage di Campisi il quale avrebbe intimato all’imprenditore di saldare un debito che questi avrebbe avuto con il padre di Drommi, vittima di lupara bianca nel 2010 e vicino al clan Mancuso. Una richiesta alla quale Giofré non acconsentì negato l’esistenza di ogni debito nei confronti di terzi. A quel punto Campisi avrebbe afferrava un bastone in legno per mezzo del quale lo avrebbe percosso in maniera violenta alla gamba destra, fino a provocargli una frattura, pestandolo anche con calci e pugni e chiedendo in maniera incessante il denaro, senza tuttavia specificarne l’ammontare. In una seconda occasione sempre Campisi che pretendeva il pagamento di 50.000 euro come credito avanzato dal padre di Drommi, avrebbe riferito alla vittima “Stai attento che ti ammazzo ad uno dei tuoi figli e poi a te”.
Il giovane aveva anche proposto a Giofré “per venirmi incontro”, un’ulteriore soluzione di pagamento. Avrebbe, infatti, detto che fino a dicembre 2013 avrebbe potuto saldare solo gli interessi, per un totale di circa 10 mila euro, dunque 2500 euro mensili, oltre ovviamente ai 50mila euro già dovuti. E sempre a “titolo di cortesia” gli avrebbe fatto presente che non considerava gli interessi maturati nel periodo trascorso.

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