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GIOIA TAURO (RC) – I sindaci della Piana di Gioia Tauro hanno ribadito oggi il loro no all’utilizzo del porto per l’operazione di trasbordo delle armi chimiche siriane da smaltire. I primi cittadini dell’area si sono ritrovati oggi nel Comune di Gioia Tauro per una riunione a porte chiuse.
Dopo aver ascoltato le relazioni dei sindaci di San Ferdinando e Gioia Tauro che hanno partecipato martedì alla riunione a Palazzo Chigi con il premier Enrico Letta (LEGGI IL VIA LIBERA ROMANO), l’assemblea di “Città degli ulivi”, dopo un lungo dibattito ha deciso di chiedere la convocazione del Comitato portuale di Gioia Tauro perchè prenda posizione sulla vicenda, di chiedere una convocazione urgente del Consiglio regionale della Calabria con un unico punto all’ordine del giorno e di indire una manifestazione di protesta per ribadire il no all’operazione per il primo febbraio alle 10 davanti al porto di Gioia Tauro.
Non sono bastate, dunque, le rassicurazioni del Governo, e solo alcuni sindacati, come la Cgil, si sono espressi a favore dell’iniziativa (LEGGI L’ARTICOLO), mentre i vescovi calabresi hanno ammonito il Governo che si è accorto tardi delle potenzialità della struttura calabrese (LEGGI L’ARTICOLO).
In giornata il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha provato a spegnere le polemiche: “Gioia Tauro è stato scelto perchè è un porto di eccellenza e con grandi professionalità”.
“Si tratta di materiale chimico di categoria 6,1 e lì ci sono le professionalità per trattarlo. Mi recherò a Gioia Tauro – ha concluso – per controllare l’avanzamento dei lavori e informare la popolazione”.
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