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POTENZA – Le ha telefonato martedì sera Papa Bergoglio. Mentre stringeva la mano del marito che moriva. Le ha detto che pregava per lui e per sua figlia Elisa. Quanto basta per sollevarle il cuore, e iniziare a lenire le ferite di vent’anni. Forse le stesse ferite per cui ieri, Antonio Claps, è stato sepolto senza funerali.
Hanno parlato per cinque minuti Filomena Iemma e il pontefice arrivato dall’Argentina, che col suo spirito sta rinnovando la chiesa di Roma.
La sua è stata una chiamata inattesa sul cellulare della donna che da vent’anni a questa parte è diventata il simbolo di chi pretende la verità e non è disposto ad arrendersi mai.
La cosa è stata tenuta riservata per un giorno, ma ieri dopo l’ultimo saluto al marito nel cimitero di Potenza, a pochi passi dal loculo dove riposa Elisa, è diventata di pubblico dominio.
Da fonti vicine alla famiglia Claps si è appreso che Papa Francesco le avrebbe detto di ricordare nelle sue preghiere sia Elisa – che all’epoca della scomparsa aveva 16 anni – sia proprio Antonio che sarebbe spirato poche ore più tardi. Un pensiero che ha profondamente commosso tutta la famiglia, raccolta davanti al capezzale di un uomo travolto dalla “scomparsa” della figlia. Lui che è stato consapevole del dramma fin dalle primissime ore di quel maledetto 13 settembre del 1993, e ha scelto di restare sempre nell’ombra tenendo per sé quel dolore enorme assieme al rancore per chi poteva fare qualcosa e invece è rimasto con le mani in mani.
Filomena all’inizio sarebbe stata incredula al suono ormai familiare della voce del pontefice. Poi l’avrebbe ringraziato e gli avrebbe confidato quello che da anni più volte tormenta i suoi pensieri. I dubbi sulla chiesa che ha nascosto per 17 anni il corpo di sua figlia, e quella che ancora oggi potrebbe custodire il segreto sui responsabili del mistero che ha avvolto la sua scomparsa.
I rapporti fra lei e parte della diocesi potentina non sono stati buoni, in questi anni, e sono in un certo senso peggiorati dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza, nel sottotetto della chiesa dove il suo assassino aveva detto di averla vista per l’ultima volta.
Fu allora che Filomena Iemma annunciò che la figlia non sarebbe mai più entrata in una chiesa. Di fatto i suoi funerali si sono svolti in piazza, sebbene davanti alla chiesa di San Giovanni Bosco. A ufficiarli è stato il vicepresidente di Libera Basilicata Don Marcello Cozzi, che proprio di recente è stato in visita dal Papa ed è probabile che abbia sottoposto il caso a Bergoglio sollecitando un suo intervento. Cosa che per prassi va detto che avviene soltanto con l’assenso della diocesi del posto.
Potrebbe essere presto per dire se la telefonata del Santo padre aprirà una fase nuova nella vita di una donna e di una famiglia che hanno sofferto moltissimo.
Le questioni aperte sono ancora tante. C’è il processo per le bugie sul ritrovamento del corpo di Elisa, il 17 marzo del 2010, l’ultimo affronto inflitto ai suoi cari. E c’è il destino della chiesa della Trinità, il tempio che per 17 anni è stata la tomba della studentessa sedicenne e il monumento all’indifferenza di chi poteva fare di più ma ha preferito girarsi dall’altra parte, in tunica o in giacca e cravatta.
Oggi la Trinità è ancora chiusa, nonostante la magistratura da tempo abbia tolto i sigilli ai suoi ingressi. Ma la famiglia Claps si è opposta con forza alla sua riapertura, e il vescovo Agostino Superbo ha lasciato intendere che senza il loro consenso non intende restituirla al culto.
Ieri intanto la bara di Antonio, il padre di Elisa, ha sostato per alcuni minuti davanti al loculo dove è sepolta sua figlia. Poi è stata sotterrata, secondo le sue ultime volontà.
«Ci hai dato lezioni di silenzio in questo mondo che grida e lezioni di coerenza in questo mondo dove troppo spesso potenti e servi dei potenti si vendono per un piatto di lenticchie». E’ il pensiero che gli ha rivolto Don Cozzi, fiducioso che nell’aldilà potrà abbracciare Elisa per quanti non hanno smesso di ricordarla e di volerle bene.
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