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IL caso del finto profilo Facebook di Anna Di Pede, smascherato dal Quotidiano nei giorni scorsi, sarà presto all’attenzione degli inquirenti e potrebbe finire in tribunale.
Lo conferma l’avvocato Michele Porcari, legale di fiducia della famiglia di Nicola Oreste, l’ingegnere comunale vivo per miracolo dopo 13 ore sotto le macerie della palazzina di vico Piave. Porcari ha, infatti, avuto mandato di querelare per diffamazione il vero titolare del profilo Anna Di Pede, che ci si auspica venga identificato dagli inquirenti.
«Questo profilo -spiega Porcari sentito dal Quotidiano- è stato utilizzato per alimentare pettegolezzi di piazza, per tentate di orientare l’opinione pubblica meno attenta e, non da ultimo, condizionare le delicate e complesse indagini finalizzate ad accertare le responsabilità connesse al crollo di vico Piave ed alla tragica scomparsa di Antonella Favale».
Secondo Porcari e la famiglia Oreste, al di là del tenore chiaramente diffamatorio dei post riportati dal Quotidiano e che sarebbero a firma della fantomatica signora Di Pede, «appare strano che una signora, che a suo dire vive a Milano, riesca ad avere la disponibilità non solo di provvedimenti dell’Amministrazione comunale, ma anche di documenti riferiti all’impresa esecutrice dei lavori, in esecuzione presso i fabbricati crollati.
Inoltre -spiega ancora Porcari- la signora Di Pede appare particolarmente documentata ed a conoscenza di aspetti tecnici e giuridici connessi alla procedura inerente la sospensione, da parte del Comune, degli stessi lavori. Da ultimo, appare evidente la volontà di chi ha gestito il profilo, di orientare l’opinione pubblica contro qualcuno, nel momento in cui viene scritto nei post che l’ingegner Lamacchia, che ha effettuato il sopralluogo presso l’immobile di vico Piave, sarebbe alle dipendenze, o comunque in posizione subordinata, allo stesso ingnegner Oreste. Tale circostanza è assolutamente falsa, atteso che i due professionisti, al momento del sopralluogo lavoravano addirittura in due settori dell’Amministrazione diversi. Come è tipico di chi scrive anonimamente dopo la pubblicazione dell’articolo sul Quotidiano, il profilo su Facebook è scomparso. E’ auspicio dei familiari dell’ingegner Oreste, che lo si rammenta, è ancora ricoverato in prognosi riservata nel reparto di rianimazione presso il nosocomio di Matera, e che nel crollo dell’immobile hanno perso anche la loro casa; che tali operazioni di sciacallaggio, su una vicenda così drammatica -conclude Porcari- e che tanta sofferenza sta portando a numerose famiglie materane, cessino immediatamente lasciando il compito di accertare le possibili responsabilità alla magistratura. Per una volta, ci si augura, i soliti “bene informati”, in buona e in mala fede, farebbero meglio a tacere, per rispetto del dolore subito da tante persone». Un monito più che legittimo, anche su questo ora la palla passa alla magistratura.
a.corrado@luedi.it
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