X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Sedici ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nei confronti di imprenditori, funzionari e pubblici dipendenti in Calabria, Veneto, Marche e Toscana, ed eseguite dalla Guardia di Finanza per appalti truccati e corruzione. Sequestrati beni e società per un valore di circa 40 milioni di euro. L’operazione è stata avviata dalle prime luci dell’alba, da parte degli uomini del Comando provinciale di Reggio Calabria che, quindl, ha disarticolato un’associazione composta da imprenditori, funzionari e pubblici dipendenti. 

SEQUESTRATE 12 SOCIETA’ – Oltre alle 16 ordinanze di custodia, i finanzieri stanno dando esecuzione a 45 perquisizioni, un’interdizione dall’esercizio di attività d’impresa ed al sequestro preventivo di 12 società e beni per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio.

GUARDA IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

I NOMI DELLE PERSONE COINVOLTE – Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno portato a rilevare l’esistenza di un vero e proprio cartello criminale, presente nella provincia di Reggio Calabria ed operante in tutta la Calabria, in grado di “pilotare” sistematicamente l’andamento e l’aggiudicazione di numerosi appalti pubblici.

Le persone a carico delle quali sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare sono Francesco Bagalà, di 29 anni, di Gioia Tauro; Luca Vescio (34), di Lamezia Terme; ; Massimo Siciliano (44), di Catanzaro; Isidoro Gagliardi (45), di Crucoli; Luigi Cosentino (46), di Cosenza; Giuseppe Riccio (48), di Crotone; Giulio Ricciuto (44), di Pizzo; Pietro Salvatore Teti (50), di Soverato; Michele De Siena Clericuzio (53), di Catanzaro; Francesco Cianflone (60), di Serrastretta; Andrea Romano (47), di Antonimina; Nicola Pelle (32), di Locri; Beniamino Murdaca (34), di Locri; Marianna Montirosso (49), nata in Svizzera; Mariarosaria Barranca (46), di Melito Porto Salvo, e Francesco Mingodaro (52), di Parghelia.

Le società sequestrate, insieme al loro patrimonio aziendale, sono la Condotte srl, con sede a Serrastretta; la Gsc (Dosolo, in provincia di Mantova); la Icop (Antonimina); la Picem di Luca Vescio (Serrastretta); la Edra Ambiente (Senigallia, in provincia di Ancona); la Capillupi Enzo srl (Curtatone, in provincia di Mantova); la Adige Strade srl (Trevenzuolo, in provincia di Verona); la Astarte srl (Locri); l’impresa individuale di cui è titolare Isidoro Gagliardi, che è un ingegnere; la Costruzioni srl (Amato); la Stemag srl e la ditta individuale di cui è titolare Franco Santagada, di 49 anni, di Cosenza. L’imprenditore nei confronti del quale è stata disposta l’interdizione dall’attività è Franco Santagada.

LEGGI LE POSIZIONI DEI DIPENDENTI SORICAL ARRESTATI

SPUNTA IL “REGISTRO DELLE MAZZETTE” – Nel corso delle indagini, i finanzieri si sono imbattuti anche in quello che hanno definito un “registro delle mazzette”, sopra al quale venivano riportati minuziosamente nomi, doni e importi utilizzati per corrompere i funzionari coinvolti nella vicenda.

GUARDA LE FOTO DEL REGISTRO

TUTTO NASCE DA REGGIO CALABRIA – L’inchiesta riguarda le attività della Sorical ed è denominata “Ceralacca 2”, dal momento che segue la prima tranche che venne portata a termine nel marzo 2012. In quell’occasione fu una dirigente della stazione unica appaltante provinciale di Reggio Calabria a far scattare l’inchiesta, denunciando di aver visto movimenti sospetti attorno alle buste per una gara d’appalto. Una telecamera installata dagli investigatori permise di filmare un’intrusione notturna di due imprenditori.

GUARDA IL VIDEO DELL’INTRUSIONE MASCHERATA

I cugini Giuseppe e Francesco Bagalà entrarono negli uffici indossando maschere di carnevale di Frankenstein e del “Diavolo”, Gli investigatori appurarono che attraverso la complicità di uno degli uscieri, Antonio De Clariti Stresa, il gruppo familiare dei Bagalà, originari di Gioia Tauro, aveva trovato il modo di condizionare e controllato il giro degli appalti, era entrato in possesso delle chiavi utili per accedere, in qualsiasi momento, soprattutto fuori dagli orari di lavoro, all’interno degli uffici della Suap. All’interno poi si impossessavano delle buste con le offerte d’appalto, per aprirle, verificare l’offerta delle aziende concorrenti, richiuderle e sostituire le proprie offerte per aggiudicarsi i bandi pubblici. Così, dunque, le gare sarebbero state vinte sempre dalle stesse ditte.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE