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CATANZARO – «Non abbiamo alcuna notizia. E in ogni caso intendiamo attenderci al riserbo assoluto che una vicenda così delicata impone». Lo ha detto all’Ansa la figlia di Francesco Scalise, di 63 anni, l’operaio scomparso ieri insieme ad un suo collega, Luciano Gallo, di 52, nella zona di Derna, in Libia, e che secondo la testimonianza di un autista risulta essere stato vittima di una rapimento compiuto da uomini armati (LEGGI LA NOTIZIA). I due stavano lavorando nel Paese nord africano alla costruzione di alcune strade per conto della società romana General World. Secondo la testimonianza fornita ai media libici dell’autista dei due operai, Scalise e Gallo sarebbero stati rapiti da un gruppo armato, che li avrebbe costretti a scendere dal furgone con gli attrezzi di lavoro sul quale viaggiavano ed a salire su un’automobile a bordo della quale si sarebbero poi allontanati. 

 
 

I familiari di Scalise e Gallo, che stanno vivendo momenti di ovvia apprensione, attendono notizie sulla sorte dei due operai dall’Unità di crisi attivata dalla Farnesina. Scalise, che è di Pianopoli, era già stato più volte in passato per motivi di lavoro in Libia, ma non aveva mai avuto problemi. Per Gallo, che è di Feroleto Antico, si trattava, invece, del primo soggiorno nel Paese nordafricano.
 
I PARROCI: «PREGATE PER LORO» – «Pregate per loro». E’ l’invito rivolto ai fedeli dai parroci delle chiese di Pianopoli e Feroleto della Chiesa, i centri del Catanzarese in cui vivono Francesco Scalise e Luciano Gallo e di cui si è parlato, in particolare, nelle omelie fatte durante le messe domenicali a Pianopoli e Feroleto.
Il parroco di quest’ultimo centro, don Pietro Folino Gallo, in particolare, ha invitato i fedeli «a stare accanto con discrezione alle famiglie dei due operai», affidandosi «all’opera della diplomazia italiana». 
Tuttavia cresce la preoccupazione a Pianopoli e Feroleto Antico, i due paesi in provincia di Catanzaro dove risiedono Francesco Scalise e Luciano Gallo. Davanti alle abitazioni delle famiglie dei lavoratori scomparsi, c’è un continuo via vai di parenti ed amici. Le famiglie sono chiuse nel più totale silenzio. Le voci di un possibile rapimento, circolate ieri con insistenza e confermate dalle ultime ricostruzioni, hanno fatto salire la tensione. 
Francesco Scalise era abituato a lavorare all’estero, non era la prima volta anche in Libia, cosa diversa per Luciano Gallo, che era dovuto partire lo scorso 9 gennaio dopo essere rimasta senza un’occupazione. Una condizione che ha fatto alzare i toni di qualche commento tra i compaesani di Gallo: «Luciano è un grande lavoratore – ha affermato un giovane del luogo, Roberto – e non poteva accettare di stare fermo per colpa di questa crisi. Così ha scelto di partire in Libia. Lo ha fatto sapendo che in questo momento era l’unico modo per portare uno stipendio a casa. Mi chiedo se i nostri politici questo lo sanno. Non possiamo andare avanti così, senza lavoro». 
Un discorso che trova d’accordo quanti lo accompagnano nel centro di Feroleto. Da queste parti sono tanti i giovani e padri di famiglia senza un stipendio, e molti hanno scelto di andare fuori per trovare un’occupazione. Una migrazione ripartita negli ultimi anni e che non si ferma nel Nord Italia, come dimostra l’esperienza dei due operai rapiti in Libia. 
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