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POTENZA – La Basilicata vista da qui. O meglio, da loro: i ragazzi del Centro studi della Uil, specializzati in materie economiche, giuridiche e statistiche, guidati dal “senior” Giancarlo Vainieri. Una struttura nata all’interno della Uil da un paio d’anni, per intuizione della segreteria regionale, che così ha voluto potenziare la funzione del sindacato di analisi del contesto economico regionale e soprattutto di proposte.
E il Centro Studi, che sulla base delle principali fonti statistiche e di ricerca ha maturato una conoscenza della realtà lucana abbastanza approfondita, le idee ce le ha ben chiare. In parte già raccolte nel Piano del lavoro dei sindacati a cui hanno partecipato anche loro. E che ora vogliono portare al centro del dibattito pubblico, nella speranza che la politica possa farne buon uso. La premessa rimane una: la regione si trova in una condizione di declino. L’unica speranza di salvezza per questo territorio, in cui gli effetti della crisi globale si sono diabolicamente combinati con i limiti strutturali che da sempre lo penalizzano, è un cambiamento vero e profondo. Ma questo ormai lo sostengono in molti. La questione è capire come cambiare, verso quale direzione andare. E per quanto possa sembrare scontato, c’è una condizione da porre ancor prima di intraprendere qualsiasi metamorfosi: avere un’idea precisa delle regione che si vuol creare. Quindi, sulla base di questa, tarare il modello di sviluppo che s’intende perseguire.
Un’idea di Basilicata
La regione, il Centro studi della Uil, la vorrebbero così: “aperta”, “non più chiusa nel suo eccessivo localismo”, “in rete” con le restanti regioni del Mezzogiorno, “connessa” e pronta a cogliere le opportunità di collaborazione e scambio con realtà significative che ne possano aumentare la competitività. Non solo bei termini privi di contenuto. Citano gli esempi: Polo del salotto, automotive, campus di ricerca e innovazione. Condividere politiche, strategie e progetti, creare partnerariati, coinvolgere ricercatori, oltre i confini regionali è la chiave per interventi che non si rivelino limitati nel tempo.
Pensano a esempio al modello Utrechet, piccolo territorio dei Paesi Bassi, che tramite un modello di sviluppo virtuoso è riuscito a collocarsi al primo posto della graduatoria europea per indici di competitività. Ne sono convinti: fatte le dovute differenze, anche la Basilicata ha le sue carte da giocarsi.
I motori dello sviluppo
E proprio da questa esperienza di successo prendono a prestito uno dei principali strumenti che ha determinato la riuscita: un Consiglio di confronto permanente, composto da istituzioni, parti sociali, mondo produttivo, centri di ricerca, Università e big player che operano in regione. Uno strumento che consenta di superare le tante cabine di regia oggi esistenti, troppo burocratizzate e settoriali. Nella quale accentrare la pianificazione dello sviluppo. Magari con la creazione di uno specifico dipartimento regionale che si occupi di competitività.
Dinamismo dei singoli settori, investimenti in progetti ad elevato tasso di innovazione, ricerca e attrattività del territorio. A partire dal settore dell’energia. Ma soprattutto tenendo conto delle vocazioni territoriali. E il discorso automaticamente si aggancia alla necessità di trasformare quella sostanziosa spesa pubblica che ancora oggi continua a essere il principale motore dell’economia lucana, in spesa pubblica di qualità. I soldi ci sono: quelli derivanti dalla nuova programmazione comunitaria e le royalty del petrolio. Non più dispersi in mille rivoli ma indirizzati verso pochi strategici settori. Anche attraverso la creazione di un’agenzia di attrazione degli investimenti in regione, che superi l’esperienza di Sviluppo Basilicata.
Per dirla in quattro punti: piani strategici, innovazione ricerca e sviluppo, formazione e dinamizzazione del capitale sociale, valorizzazione dell risorse agroforestali.
Le emergenze
Ma siccome siamo ai primi passi di un nuovo Esecutivo regionale, che incrocia la nuova programmazione europea e che presto dovrà affrontare vere e proprie emergenze sociali, sono due le proposte prioritarie che il Centro studi Uil presenta al Palazzo.
1. La creazione di un’Agenzia agroforestale che a una parte consenta di mettere a volere l’unico settore che fa registrare anche in Basilicata margini di crescita, come quello dell’agroindustria; dall’altra dia una risposta sociale alla “patata bollente” della forestazione. «Dovrebbe avere una struttura semplice e snella, in grado di creare valore e profitto dall’attività di forestazione». Indirizzando il lavoro dei più di tre mila addetti su attività, da una parte necessarie per al salvaguardia del territorio, dall’altra in grado di creare economia.
2. Il superamento dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali in deroga che presto dovranno essere rifinanziati. L’idea, sul modello americano, è questa: sostegno al reddito ai beneficiari che però devono essere indirizzati o verso contratti di ricollocamento (se giovani), o verso attività di autoimpiego . O impiegati in progetti di utilità sociale, manutenzione. Anche in questo caso torna utile un esempio: utilizzare i lavoratori che si troveranno senza occupazione per effetto della decantierizzazione dell’A3, beneficiari degli ammortizzatori sociali, in progetti di manutenzione, come possono essere le attività di pulizia delle strade dalla neve.
Accanto a questo il Centro Studi Uil chiede una riforma del sistema dei servizi per l’impiego con una forte integrazione tra il pubblico e il privato. Con una razionalizzazione della formazione professionale, esclusivamente finalizzata al reinserimento lavorativo.
La riforma istituzionale
L’altro punto cardine della proposta avanzata dal Centro Studi è quella relativa alla riforma istituzionale, che, chiaramente, deve viaggiare di pari passo ed essere in sintonia con il modello di sviluppo disegnato. Anche in questo caso si pensa a una sorta di cabina di regia composta dalle varie parti che si occupi dell’attualissimo riordino dei dipartimenti regionali, della riforma degli enti territoriali come le unioni dei comuni e il superamento delle aree programma e, ultima, per non per importanza la riforma degli enti strumentali.
Razionalizzazione degli enti strumentali
Anche su questo il Centro studi Uil ha idee molto chiare. Il sistema degli enti subregionali va razionalizzato e riorganizzato in maniera funzionale: una sola multiutility che si occupi di Acqua ed energia, che consenta di superare il proliferare di egli enti che si occupano di gestione della risorsa idrica. L’Agenzia agroforestale, invece, metterebbe insieme una parte delle attività di Arbea, Alsia. Un solo consorzio al posto dei tre che si occupano di bonifica. Stesso discorso che riguarda anche le Asi di Potenza e Matera. E la creazione di un’agenzia regionale unica che si occupi di formazione e lavoro.
m.labanca@luedi.it
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