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LA palazzina di vico Piave ha collassato all’improvviso, senza dare segni tangibili di cedimento fino a due giorni prima del crollo.
La notizia clamorosa, viene fuori dalle indagini sui rilievi tecnici effettuati durante il primo sopralluogo del 15 dicembre. Risulta al Quotidiano che in quell’occasione, i Vigili del fuoco nel corso del loro intervento speditivo-visivo, abbiano segnato le crepe sulle pareti perimetrali del civico 22 con dei banali tratti orizzontali sulle crepe verticali e verticali sulle crepe orizzontali.
Dopo quel sopralluogo, al quale non hanno assistito personalmente i condomini, soprattutto quando i Vigili del fuoco sono entrati al piano terra, alcuni residenti sono stati incaricati di tenere sotto costante osservazione l’andamento di quei segnali, allertando immediatamente i soccorsi in caso di movimenti nei giorni successivi. Fino al 9 gennaio al centralino dei Vigili del fuoco non è arrivata alcuna telefonata di allarme, nonostante la grande preoccupazione; tant’è vero che il sopralluogo effettuato quel giorno, ha consentito di rilevare che non vi era stato alcuno scostamento delle pareti in corrispondenza dei segnali.
Un’indicazione preziosa per gli inquirenti, che a questo punto dovranno cercare di capire cosa sia potuto accadere nelle 48 ore successive per scatenare il crollo dei sabato 11.
Un apparente rebus, anche perchè non si potrebbe puntare il dito neppure sui tanto vituperati lavori del ristorante, visto pare non sono più ripresi dal sopralluogo del 15 dicembre.
La spiegazione verosimile arriverà solo dai rilievi tecnici sulle fondamenta, visto che notoriamemente il tufo e l’argilla, ove si bagnassero, potrebbero reagire con un improvviso collasso, essendo materiali soggetti al cosiddetto sfarinamento. Sempre escludendo cause scatenanti di altro tipo, ma anche questo è oggetto delle indagini coordinate dal pm Annunziata Cazzetta.
Stamane i carabinieri del Comando provinciale renderanno esecutivo il decreto di sequestro degli immobili di vico Piave, compreso il cantiere del ristorante oggi sommerso dalle macerie. Un primo passo importante verso l’accertamento delle responsabilità soggettive del crollo, poiché da oggi non si potrà toccare più nulla.
Un modo per impedire l’eventuale inquinamento di prove, vietando a chiunque di avvicinarsi all’area finora solo sgomberata per motivi di sicurezza. Tutto lascia presagire che le indagini siano alla stretta finale e indiscrezioni parlano di più persone che saranno iscritte nel registro degli indagati.
Intanto i rilievi dei carabinieri procedono senza sosta, muovendosi su due direttrici: da una parte gli accertamenti tecnici e le fotografie aeree sul cratere del crollo, per ricostruire la dinamica dello choc strutturale sulla vecchia palazzina; poi ci sono i rilievi ambientali, fatti di testimonianze, raccolta di tracce significative tra le macerie, e tutto il fascicolo documentale tra verbali dei Vigili del fuoco ed attestazioni del Comune, soprattutto in relazione ai sopralluoghi effettuati, con tanto di certificazione sulle condizioni quantomeno preoccupanti della fessurazione nelle pareti. Infine, c’è l’ormai famigerato carteggio dell’Ufficio tecnico comunale con il direttore ed il committente dei lavori per la realizzazione del ristorante con annessa galleria d’arte moderna, al piano terra del civico crollato e della palazzina prima, rimasta miracolosamente in piedi.
Non è escluso che gli inquirenti stiano cercando anche eventuali prove fotografiche antecedenti al crollo, probabilmente nei momenti più critici, quando è scattato l’allarme. Anche quest’ultimo tassello potrebbe segnare la svolta.
a.corrado@luedi.it
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