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La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da alcuni consigli regionali, di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria. (ANSA).
(ANSA) – ROMA, 15 GEN – A chiedere il referendum sulla riforma, voluta dal governo Monti e portata avanti dall’esecutivo Letta, che prevede il taglio di circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate di Corte d’appello e uffici del giudice di pace, erano state nove Regioni. Si tratta di Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia,Campania, Liguria, Basilicata e Calabria, accomunate dall’idea che la riforma più che efficienza e risparmi, produca disservizi e penalizzi i cittadini.
Le Regioni avevano chiesto che gli elettori si esprimessero sull’abrogazione sia della delega data al governo per la riforma (e contenuta nell’articolo 1 del decreto legge 13 del 2011 contenente misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo) sia sui successivi decreti legislativi (del settembre 2012) con i quali si era dato corpo alla nuova organizzazione di tribunali, procure e uffici del giudice di pace.
A dare la notizia della bocciatura della richiesta referendaria è la stessa Consulta con una nota nella quale fa sapere che “la sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge”. (ANSA).

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da alcuni consigli regionali di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria. 

A chiedere il referendum sulla riforma, voluta dal governo Monti e portata avanti dall’esecutivo Letta, che prevede il taglio di circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate di Corte d’appello e uffici del giudice di pace, erano state nove Regioni, Basilicata compresa. 

Con Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia,Campania, Liguria e Calabria, la Regione si era mossa per tentare di arginare le misure previste dal governo cnetrale. 

In Basilicata sono due i tribunali “soppressi”, quello di Melfi e la sede distaccata di Pisticci del tribunale di Matera. Scelta che ha creato non poche tensioni a livello territoriale dove la difesa del tribunale del Vulture ha persino innescato una contesa locale nei confronti dell’altro tribunale periferico, poi “salvato” dalla riforma, quello di Lagonegro. 

L’idea che ha mosso le Regioni ricorrenti è che la riforma più che efficienza e risparmi, produca disservizi e penalizzi i cittadini.

Le Regioni avevano chiesto che gli elettori si esprimessero sull’abrogazione sia della delega data al governo per la riforma (e contenuta nell’articolo 1 del decreto legge 13 del 2011 contenente misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo) sia sui successivi decreti legislativi (del settembre 2012) con i quali si era dato corpo alla nuova organizzazione di tribunali, procure e uffici del giudice di pace.

A dare la notizia della bocciatura della richiesta referendaria è la stessa Consulta con una nota nella quale fa sapere che «la sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge».

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