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MATERA – Non c’è stata l’autorizzazione del Comune di Matera al ristoratore di vico Piave. La replica alle dichiarazioni di Nicola Andrisani su Facebook, che sono state riportate ieri dal “Quotidiano”, è arrivata puntuale con tanto di copia dei documenti, che l’Amministrazione comunale ha inviato in termini di ordinanza del suo dirigente all’Urbanistica, Francesco Paolo Tataranni, ad Andrisani e al progettista dei lavori, Rossella Bisceglie, in data 8 agosto prima e 9 dicembre poi, nei quali si ordina la sospensione dei lavori dopo la richiesta di Scia e nel secondo caso si ribadisce che: «La Scia continua ad essere priva di effetti giuridici ed i relativi lavori continuano a rimanere sospesi» si legge nel documento inviato al titolo del ristorante e al progettista dei lavori Bisceglie.
L’Amministrazione comunale ha confermato, anche attraverso una nota, che il Comune di Matera non ha autorizzato alcun lavoro nell’immobile crollato.
In particolare, nella nota dell’8 agosto scorso il dirigente Tataranni segnala che la Scia presentata il 2 agosto, cioè la segnalazione certificata di inizio attività «è carente di una serie di documenti tra questi il deposito dei calcoli delle opere strutturali assentito dal competente ufficio tecnico regionale».
La risposta del Comune indica e chiarisce anche, sempre il 9 agosto, come «per la realizzazione di opere abusive all’immobile in questione, poichè ricadente in zona sottoposta a vincolo di tutela, è stata rilasciata autorizzazione paesaggistica del 9 novembre 2012 e successivo permesso a costruire in sanatoria, ai sensi della legge regionale 47 dell’85 del 11 giugno 2013, con prescrizioni da eseguire nel termine perentorio di sei mesi dalla data di rilascio del permesso di costruire in sanatoria, per le quali è necessario prima dell’esecuzione dei lavori attivare le procedure previste per legge».
La conclusione è che: «La segnalazione certificata di inizio attività è priva di effetti giuridici e ordina di sospendere i lavori».
Malgrado le integrazione alla documentazione presentate in Comune il 21 ottobre 2013, lo stesso dirigente Tataranni sottoline anche che: «A tutt’oggi la pratica risulta priva di documentazione richiesta con nota del 8 agosto 2013, con particolare riferimento al nulla osta degli altri aventi titolo sull’immobile trasferito con “patto di riservato dominio”, inoltre per il cambio di destinazione d’uso ad attività commerciale necessita l’acquisizione dei pareri Asm e Vigili del fuoco».
Una serie di chiarimenti contenuti nei documenti che confermano quanto lo stesso sindaco aveva spiegato, sin da sabato scorso. Poi, ovviamente, i necessari approfondimenti toccheranno alle autorità che stanno verificando cosa è successo effettivamente.
Intanto la polemica continua ancora a montare su Facebook e sui social network con Pio Acito, disaster manager presente anche sabato in vico Piave, che ha postato una foto dei lavori in corso.
«E’ una foto presa tre giorni fa dal profilo di Nico Andrisani, in cui si vede quel cantiere, la data evidenziata (in cui la foto viene postata) e il 30 settembre cioè dopo l’ordinanza di sospensione dei lavori emessa dal Comune. In quel punto si sono raccolte una metà delle macerie prodotte dal crollo compreso Antonella che è rimasta schiacciata».
«La procedura della Scia prevede che il cittadino presenti una comunicazione al Comune e possa iniziare i lavori» spiega ancora Pio Acito su Facebook, «che l’ufficio può intervenire entro 30 giorni a chiederne conto, lumi ed integrazioni o a bloccare se ritiene che la documentazione tecnica presentata sia carente.
Vedo che il responsabile dell’Utc ha fatto proprio questo: ha ritenuto non sufficienti i documenti presentati ed ha ordinato il fermo dei lavori ad agosto; ha poi verificato che anche i documenti integrati non andavano bene ed ha confermato il fermo. Dalle foto disponibili al pubblico fino a pochi giorni fa si “intuisce” che i lavori sono stati effettuati anche mentre perdurava l’ordine di fermo. Per esempio: quando sono stati messi i puntelli di legno? quando sono stati rinforzati con putrelle i vani aperti? risponderà il Ctu. Noi possiamo porre domande …..», conclude Acito, che poi raggiunto dal “Quotidiano aggiunge in base alla propria esperienza in queste emergenze: «Non ci sarebbe stato il crollo se non si modificava la capacità di sopportazione dei muri portanti. Concause? Credo che vi sia un elemento prioritario che incide per la gran parte, un settanta per cento se ci sono altri elementi incidono evidentemente in maniera minore».
p.quarto@luedi.it
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