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POTENZA – Quasi un anno intero in attesa di un ecocolordoppler dei tronchi sovraaortici, gli stessi giorni per una Ecodopplergrafia degli arti superiori o inferiori sia arteriosa che venosa. Per essere più precisi sono 315 giorni di attesa. Una cosa impossibile da credersi eppure eccole qui, le due prestazioni più difficili da farsi fare all’ospedale San Carlo di Potenza. Perché nonostante si parli di buona sanità e buon funzionamento della struttura ospedaliera del capoluogo c’è da fare i conti con un’altra realtà. Il tempo, quasi infinito, per accedere ad alcune prestazioni è veramente inquietante.
Si parte da quei 315 giorni, quasi un anno intero fino ai 4 giorni, legittimi e giusti, di attesa per una scintigrafia tiroidea. Insomma, non è tutto oro al San Carlo. Se uno deve fare una visita oculistica completa, con una eventuale prescrizione di lenti per occhiali aspetta in media 141 giorni, quasi cinque mesi di attesa. Ma ci sono posti dove va peggio. Una visita reumatologica per esempio ha un tempo di attesa medio di 229. E questi sono tutti dati pubblici e pubblicati sul sito web dell’ospedale San Carlo. Sono dati non proprio aggiornatissimi, perché i tempi di attesa delle prestazioni fa riferimento all’estrazione del 13 dicembre 2013, fotografando un momento particolare della situazione.
Perché i tempi di attesa non sono una cosa statica, dipende anche dal volume dell’utenza, anche se molto spesso le cose migliorano ma di un pugno di giorni o, in casi sovraumani come i 315 già citati più volte, di qualche mese. Stiamo quindi di fronte ad una gestione monolitica che ovviamente disturba non poco i pazienti. E di questo un po’ se ne sono accorti, tant’è che per Cardiologia e Radiologia le liste d’attesa non procedono più secondo l’ordine di prenotazione, ma in base alla gravità della malattia presunta del paziente. E questo proprio per far fronte all’enorme richiesta che ogni giorno arriva agli sportelli del San Carlo. Sarà, ma per quanto riguarda le prestazioni strumentali stiamo davvero troppo indietro. Per una risonanza magnetica nucleare alla colonna o all’encefalo si attende in media 160 giorni, 81 per una ecografia alla mammella, 75 per un’ecografia del pene e dei testicoli. Molto peggio per un test cardiovascolare da sforzo con pedana mobile, tempo d’attesa per la prestazione strumentale: 195 giorni che si riducono a 124 per un elettrocardiogramma dinamico e calano ulteriormente a 98 per un’ecocardiografia e ecocolordopplergrafia cardiaca. Ma anche cose più semplici richiedono tempi molto lunghi. Basta vedere quanto è richiesto per uno screening allergologico per inalanti: 46 giorni. Una cifra nettamente inferiore rispetto a casi molto più limite ma comunque estremamente problematica. E ancora: una risonanza magnetica torace, addome e pelvi richiede 60 giorni di attesa, mentre un’ecografia delle ghiandole salivari 75. E questo riguarda le prestazioni strumentali. Sulle visite stiamo più o meno allo stesso punto. Una visita andrologica richiede 75 giorni, 61 quella urologica, 66 una neurologica e 94 per una visita cardiologica.
Solo sulla chirurgia vascolare si va meglio, soltanto 3 giorni da attendere per il paziente. Ma per incontrare un medico per una visita fisiatrica vuol dire aspettare 53 giorni. E non sono casi limite, sono invece situazioni fortemente nella media, che indicano anche quali sono le operazioni e le visite più richieste da parte dell’utenza. Strano a dirsi ma per una visita diabetologica il tempo di attesa è di un solo giorno, a differenza di una endocrinologica che ne richiede 53. Le radiografie scheletriche richiedono 5 giorni di attesa, ma per farsi una tac c’è da aspettare. In questo caso dipende, se è con mezzo di contrasto si può aspettare anche 41 giorni, senza mezzo di contrasto 31. Diverso invece per la tomografia computerizzata del rachide e dello speco vertebrale. Qui con contrasto o senza si spendono sessanta giorni, 75 invece per una ecografia polmonare, così come per quella della cute e del tessuto sottocutaneo, osteoarticolare e muscolotendinea. Per quanto riguarda le ecografie siamo sempre lì, fermi al numero 75.
IL CASO PEDIATRIA
A vedere i giorni di attesa per quanto riguarda il reparto di pediatria sorge spontanea una domanda: a che cosa è servita la convenzione con il Bambin Gesù di Roma se la situazione resta la stessa? Perché stando ai dati pubblicati per le visite pediatriche ci vogliono 153 giorni per un’analisi ortopedica o traumatologica pediatrica. Ed è il massimo possibile che il San Carlo raggiunge nel reparto pediatrico. Non che nel resto si stia molto meglio. Una visita cardiologica pediatrica, con elettrocardiogramma ed ecocolordopplergrafia cardiaca, tutte e tre prestazioni che si prenotano in un colpo solo possono richiedere 75 giorni di attesa. E ancora: 39 giorni per una visita urologica pediatrica. La situazione migliora sensibilmente nel caso delle visite chirurgiche e gastroenterologiche, rispettivamente 5 giorni e 11 giorni. Resta però il problema delle prestazioni più richieste, che rimanda ovviamente alla domanda sulla convenzione con il Bambin Gesù di Roma. Alla fine sembra che il tutto si riduca nel costante trasferimento dei giovanissimi pazienti a Roma, sede del Bambin Gesù. Anche perché per quanto riguarda cardiologia pediatrica, presente anche nell’unità operativa complessa del Bambin Gesù e allergologia pediatrica la situazione nel 2012 è stata piuttosto critica, con picchi di attesa tra i 60 e i 68 giorni. Davvero troppo.
Anche perché l’elenco degli ambulatori specialistici dovrebbe raccontare di una sanità differente. Attualmente infatti nel reparto del Bambin Gesù all’interno del San Carlo sono attive: allergologia, vaccinazione a rischio, spirometria, test del sudore, ecoanche, ecografia rene e vie urinarie, ecografia reflusso gastro-esofageo e stenosi piloro, cardiologia pediatrica, chirurgia generale pediatrica, pediatria gastroenterologia e nefrologia pediatrica. Come si giustificano allora questi tempi di attesa?
v.panettieri@luedi.it
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