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ALL’INIZIO fu Radio Sud. E’ da qui che sono partiti in tanti. Poi magari hanno scelto altre strade, ma quell’esperienza non l’hanno più dimenticata. Così c’è il preside che si porta sempre dietro la foto di quel giorno in cui al campo faceva la radiocronaca. E quello che scova nel suo personale archivio le cassette con quelle famose radiocronache che gli altri potevano solo copiare. Giovani, giovanissimi. Tenuti insieme da un personaggio ormai diventato mitico: Tommy Polese, «l’irrefrenabile, l’appassionato, quello che adorava stare insieme agli altri, dividendo quel poco che aveva». Radio Sud era Tommy Polese. E non solo perchè era lui che concretamente ci metteva i soldi, ma perchè nonostante tutte le difficoltà, lui era sempre lì. Con l’anima e con il cuore. Tommy Polese è morto il 1 giugno del 2003. Impossibile quindi parlare con chi quella radio l’ha fatta nascere, l’ha nutrita e fatta crescere. Per questo ho scelto di far parlare in prima persona chi in quegli studi c’è passato, chi quel clima ha respirato. Sarebbe stato difficile far parlare tutti. Ma attraverso loro proviamo a raccontarvi questo importante pezzo di storia cittadina.
ANTONELLA GIACUMMO
di FRANCESCO LA REGINA
ERAVAMO quelli degli anni Settanta, una quindicina più o meno, ne dimenticherò qualcuno ma mi si perdonerà, a Radio Sud fui chiamato per caso una mattina di aprile, io che amavo la musica d’autore e soprattutto amavo il Potenza, avevo l’occasione storica per unire il divertimento alla professione. Ci trovai ragazzi della mia età più o meno, che avevano il mio stesso desiderio e cioè esprimersi erogando informazioni e catturando audience in una radio, quale appunto Radio Sud, che aveva intenzione di diversificarsi dalle altre, per la professionalità per l’organizzazione. E così fù per buoni cinque o sei anni primi in assoluto per ascolto nel capoluogo. Ricordo bene Giancarla Coviello che conduceva di mattina il programma “La Carica dei 101” una sorta di intrattenimento musicale fatto con gli attribuiti, una linea diretta con gli ascoltatori, non il solito musica e dediche, era di più molto di più. Si radiografava la musica, dal punto di vista di una grandissima professionista come Giancarla, nessuna gaffe di pronuncia, brava da dieci e lode.
Chi dimenticherà mai Johnny Master cioè Gino Greco un d.j. come pochi, mixava con strumenti non proprio perfetti come oggi, e al cambio fra una musica e l’altra non te ne accorgevi nemmeno, musica per giovanissimi un grande programma all’interno del palinsesto. Giovanni Latrofa oggi di professione avvocato, conduceva uno speciale sui cantautori, Guccini, De Andrè, De Gregori, Dalla, Venditti, per ogni brano c’era un commento, c’era una riflessione devo dire che era una parentesi deliziosa. Poi programmi più leggeri ma di grande fascino, chi può dimenticare la musica napoletana di Emanuele Lorusso e Antonio Marchese? Andava di sera nelle ore piccole, ma era una travolgente cascata di musica partenopea, un inno alla Napoletanità. E ancora Donato Aicale, Antonio Savino, Donato Geraldi. Ci provammo tutti dietro i microfoni di Radio Sud e per tutti Tommy Polese che non dimenticheremo mai, aveva parole di elogio, di stima. Musica classica con Rosa Scardaccione e Mariantonietta Santangelo, musica popolare con il sottoscritto che aveva previsto con largo anticipo il trionfo della Pizzia e della Taranta, ospiti d’eccezione i Tarantolati di Tricarico con Antonio Infantino e le sue scatenanti ballate all’ombra della Taranta. Enzo Altieri, oltre a trasmettere genere soul, era un bravissimo regista. Free For All a cura di Enzo Pasqui era un tipo di programma molto particolare, un misto fra blues e jazz che contava un incredibile numero di ascoltatori. Poi c’era chi lavorava dietro alla quinte, come posso non citare la mitica figura di Lucio Arleo che si occupava di pubblicità e di organizzazione del palinsesto? Ma, il piatto forte di Radio Sud che viaggiava sui 101 mhz, era l’informazione, erano gli approfondimenti, dei quali molto orgogliosamente il sottoscritto ne faceva parte. Non temevamo la concorrenza, alle 13, 00 la prima edizione del gr, e poi ogni ora fino alla sera alle 24,00. Ospiti in studio, per parlare di lavoro, ambiente, edilizia, sotto la guida di una grande uomo di cultura Alfredo Tramutola. Fu sua l’idea di realizzare un programma all’interno del Don Uva, dal titolo: “Ma quale follia?” una denuncia a 360 gradi di alcuni ricoverati che erano stati dichiarati pazzi ma che non lo erano.
Suscitò grande clamore quel programma, ne parlarono tutti e occupò la prima pagina dei quotidiani locali. Ma il punto di forza di Radio Sud, la “mamma di tutti i programmi”, era la redazione sportiva. Pino Marceddu, Emanuele Lorusso, Tonino Valente, Michele Palazzo, Cosimo Desiati, Tonio Boccia e il sottoscritto, diedero vita ad un quinquennio irripetibile, unico. Naturalmente il piatto forte era rappresentato dal Potenza Calcio, militante nella serie C.
Radiocronache da tutte le parti d’Italia, ci si recava in Sicilia, Puglia, Toscana, Lazio, Campania eravamo sempre in tre, due giornalisti e un tecnico Tonino La Torre. Era il tempo in cui non esistevano i cellulari, altre forme di comunicazione come i Baracchini funzionavano poco e male, e allora ci affidavamo al cavo telefonico, collegandoci alla postazione SIP più vicina. A volte all’interno del campo sportivo, a volte dalle più vicine abitazioni nei pressi dello stadio. Era Radio Sud capo pool di una ventina di radio libere che dedicavano parte della loro attività allo sport. In diretta, ogni domenica alle 14 con “a tutto campo”. Eravamo ad Andria quando successe la fine del mondo e la squadra pugliese venne radiata. L’arbitro che era Comensi di Milano, sul due a due verso la fine della partita annullò un gol ai pugliesi, commentammo in diretta l’invasione di campo scene di una violenza inaudita. Episodi brutti da cancellare, ma anche fatti bellissimi, amicizie stupende nate dall’attività sportivo radiofonica. Lorusso in radiocronaca era una delizia e poi in diretta le interviste negli spogliatoi e di sera nel “Radio Sud sport ore 20” commenti e interviste e il lunedi “Lo sport il giorno dopo” con intervento in diretta dei tifosi. Ne parlava la città e Radio Sud era il punto di riferimento di tutti. Calcio in ogni categoria, basket, pallavolo, atletica, impegnati su tutti i fronti, eravamo i numeri uno. Anni Settanta, magici per certi versi, davvero una Radio libera che entrava discretamente nelle case dei cittadini, che incuriosiva, che informava che si lasciava amare.
IL RICORDO DELLA MOGLIE ANNA EMILIA COLUCCI
«A CASA mia ora la radio non si ascolta più. Ma quando c’era Tommy quella era la prima cosa, appena si svegliava doveva accendere la radio».
Anna Emilia Colucci di Tommy Polese era la moglie. Ha condiviso buona parte dell’avventura di Radio Sud, oltre ad averne condiviso la vita. «L’avevo incontrato quando per qualche tempo la radio si era trasferita nei locali di TP1 (Tele Pretoria 1, di Andrea Sansone). Io ero una speaker, leggevo le notizie del telegiornale. Avevo 20 anni, lui sedici più di me. Ma la vecchia sembravo io, lui era un vulcano, non stava mai fermo, era sempre in moto, stava sempre a fare qualcosa. E se lo vedevi seduto era perchè stava male. Francesca è come lui, piena di vitalità e voglia di fare».
Non era facile stare dietro a Tommy Polese. Perchè la radio veniva sempre prima di tutto. «Magari una sera dovevamo uscire – racconta Anna Emilia – ma se lui entrava in macchina e la radio non prendeva non c’era verso: dovevamo salire al ripetitore del Cavallino rosso. Anche quando c’era la neve. E quello per noi diventava un percorso obbligato».
Ma a Tommy si perdonava tutto, «perchè lui era straordinario. Quando arriva Natale è impossibile non pensare a lui. La festa con lui era un’altra cosa, si sentiva nell’aria, c’era ovunque allegria, la gioia. Ed era lui a pensare a tutto, dall’albero alla tavola. E ogni sera facevamo l’alba, la casa era piena di amici. Dopo la sua morte nessuno è riuscito più a organizzare un tavolo verde, una serata come quelle di allora. Tommy era così: gli piaceva l’allegria, la casa piena di amici. Non ricordo una sola vacanza al mare solo noi tre, con noi c’era sempre qualcuno».
Tommy Polese era un dipendente di quella che oggi si chiama Telecom: «ma il suo stipendio lo investiva tutto nella radio. Abbiamo vissuto anche dei periodi brutti, non si poteva vivere solo della pubblicità. Ma anche in quei momenti la segretaria doveva pagarla puntualmente. E le 20.000 lire al collaboratore le doveva dare. E qualche volta devo avergli detto di lasciar perdere, avremmo vissuto più tranquilli. Ma gli avrei tolto mezza vita, lui la radio ce l’aveva nel sangue. Lui era quella radio». E chi amava Tommy non poteva chiedergli di rinunciare a se stesso.
IL RICORDO DI GIOVANNI LATROFA
«IO li ricordo come gli anni struggenti: è vero, eravamo giovani. Ma la verità è che c’era una bella squadra, con buoni professionisti che poi si sono affermati anche in altri campi. C’era Assunta Basentini, per esempio o Donato Aicale, Vito Verrastro. Ma l’elenco è lunghissimo. Tommy Polese ebbe la fortuna di trovare dei validi collaboratori e mi permetto di dire che se Radio Sud si fosse trovata in un altro contesto, in molti avrebbero una carriera in questo ambito».
Giovanni Latrofa è oggi dirigente scolastico del “Pier Paolo Pasolini”, la vita è andata avanti, con famiglia, figli, lavoro. Ma quegli anni sono difficili da dimenticare, «se ne avessi la possibilità anche domani tornerei in radio». Latrofa è uno dei primi ad arrivare a Radio Sud, intorno al 1977, «quando ero ancora studente universitario. Mi occupavo di cantautori italiani, con un programma che si chiamava “Offiside”: due appuntamenti settimanali con canzoni accompagnate da mie personali riflessioni. E poi a quello ho affiancato l’impegno giornalistico, aiutando nella preparazione dei vari Gr, finchè poi non sono arrivato allo sport, altra grande passione».
«Era un hobby – racconta – non c’erano rimborsi, anche quando andavamo in trasferta dovevamo essere noi a cercare gli sponsor. Ma erano anni in cui facevamo tutto con slancio, con passione. Ed eravamo molto seguiti in città, tanto che ancora oggi, quando dico il mio cognome, c’è chi mi chiede se sono quello della radio».
IL RICORDO DI PINO MARCEDDU
PINO Marceddu è una delle voci storiche di Radio Sud. «Parliamo di circa 30 anni fa – racconta, forse anche di più. Io avevo 25 anni quando sono arrivato alla sede di via Addone. Avevo una passione per la radio e per lo sport. E quelli erano gli anni in cui le radio locali avevano un seguito importante. E le nostre radiocronache (oltre a me c’erano Emanuele Lorusso e Donato Aicale) erano seguitissime: la domenica pomeriggio c’era “A tutto campo”, con collegamenti da tutti i campi di calcio. Era una specie di “Domenica sportiva” locale. E la facevamo noi, in completa autogestione. Eravamo noi, per esempio, a cercare gli sponsor e con i soldi degli sponsor ci pagavamo le trasferte. Perché il Potenza lo seguivamo anche in Sicilia o in Campania. E a quei tempi non è che c’era il cellulare, ci dovevamo portar dietro 6/700 metri di filo. Era difficile fare radio, ma noi avevamo quella passione e quella voglia di fare che forse è la cosa che manca ora. E sullo sport in particolare siamo stati dei pionieri: quelli delle altre radio locali volevano imitarci e quando noi andavamo in trasferta loro restavano ad ascoltarci, ripetendo quello che noi dicevamo qualche minuto dopo».
Ma tutto è stato possibile grazie a Tommy, «che come lui difficilmente ne nasceranno altri. Uno che ci metteva anima, cuore e corpo nella sua radio. Con tutte le difficoltà lui era sempre lì, sempre pronto a intervenire».
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