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SICURAMENTE non sarà domani ma prima o poi i cittadini dovranno fare i conti con l’ennesima colata di cemento. Colpa dell’amministrazione comunale? No, a meno che non la si voglia incolpare di avere rispettato quanto previsto dal Regolamento urbanistico.
Spiace dirlo ma i “responsabili” di questa nuova colata di cemento, che si abbatterà nella zona compresa tra viale Marconi e via Nazario Sauro, sono proprio dei cittadini che si sono «consorziati tra loro – ha spiegato l’assessore comunale all’Urbanistica, Pietro Campagna – e hanno deciso di far fruttare le loro proprietà».
Appezzamenti di terreno e piccole costruzioni che lasceranno il posto a un edificio «di dieci piani» stando al progetto realizzato dall’impresa Auletta a cui i cittadini si sono rivolti.
Ed ecco che – non è dato ancora sapere quando i lavori cominceranno – dalla mattina alla sera ci ritroveremo a fare i conti con ruspe in azione. Tutto quello che attualmente si trova, infatti, sarà abbattuto.
Sparirà anche quella piccola casetta bianca dove c’è l’“Osteria Marconi” .
E così quella piccola enclave, una sorta di corpo estraneo rispetto ai palazzi che la circondano, sparirà e con lei se ne andrà l’ennesimo pezzo di una città che punta sempre “più in alto”. Dove il “più in alto” non si coniuga con una migliore qualità della vita.
Qualità della vita tanto invocata dai potentini che poi sono i primi che se fiutano l’affare non si tirano indietro.
E così come già accaduto, sfruttando le “singolarità” del Prg (Piano regolatore generale) del 1989 – «perché – ha aggiunto Campagna – è dal lontano 1989 che si parla di questo progetto» – i vecchi fabbricati hanno cominciato ad essere abbattuti e ricostruiti con volumetrie maggiori rispetto a quelle preesistenti. In tutto questo, ribadiamo, non c’è niente di illegale.
«Il Comune – ha spiegato l’assessore all’Urbanistica – non si è potuto opporre a questo progetto perché conforme a quanto stabilito nel Regolamento urbanistico che ha inglobato il Prg». Piano regolatore che prevedeva, tra le altre cose, la nascita di quello che «tecnicamente è definito “Centro direzionale 1”».
Insomma «noi non potevamo opporci e per questo con la delibera di giunta del 25 luglio scorso abbiamo dato il via libera al progetto e alla demolizione programmata già da tempo».
L’unica «cosa che abbiamo potuto fare – ha proseguito Campagna – è stata quella di inserire nella delibera una sorta di “postilla”: qualora uno dei cittadini, che fa parte del consorzio, fosse in possesso di appezzamenti di terreno in un’altra zona della città potremmo delocalizzare lì una parte delle volumetrie dell’edificio in modo tale che si riduca l’impatto urbanistico».
Impatto che, comunque, ci sarà e con cui bisognerà fare i conti perché prima o poi quell’edificio sorgerà e il cemento prenderà il posto di quel poco di verde rimasto tra il “Mobility center” e il “Parcheggio 1”. È vero che la cementificazione selvaggia dilaga ma questo caso dimostra che talvolta siamo proprio noi cittadini a volerla.
a.giammaria@luedi.it
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