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POTENZA – Un milione e mezzo di euro spariti dalle offerte dei fedeli ai frati Minimi del santuario di San Francesco di Paola, depositate su un conto on-line di IwBank. Qualcosa che al confronto il caso di Potenza per poco non svanisce.
Si è svolta lo scorso 22 dicembre l’audizione del primo dei testimoni nel processo davanti al Tribunale ordinario sull’ammanco milionario dal conto corrente con le offerte dei fedeli.
A portare alla luce il caso agli inizi di agosto sono stati alcuni articoli del Quotidiano della Calabria, seguiti da un esposto denuncia dei frati in procura.
Ad oggi l’inchiesta di carabinieri e fiamme gialle è ancora aperta, ma il mese scorso il giudice chiamato a decidere sulle azioni intentate dall’avvocato del santuario nei confronti di 3 beneficiari dei bonifici partiti dal conto con le offerte dei frati minimi si è iniziato a portare avanti.
Per prima è stata sentita una signora di Diamante, a cui risultano destinati oltre settantamila euro, con due distinti bonifici datati 2008.
Attraverso il suo legale la donna ha sostenuto che il denaro proveniente dal santuario era stato versato sul suo conto a titolo di intervento caritatevole, dopo che lei stessa si era rivolta ai frati per chiedere sostegno in un periodo di difficoltà che andava avanti almeno dal 2006. A riprova di ciò ha chiesto l’acquisizione anche di alcuni pure articoli di stampa.
Per risposta i frati Minimi hanno ribadito che nessun intervento “caritatevole” era stato mai autorizzato nei confronti della signora di Diamante. Motivo per cui l’avvocato del santuario ha chiesto al giudice civile di sequestrare i beni della donna per un valore corrispettivo al danno subito.
La medesima richiesta di un sequestro conservativo di beni è stata inoltrata anche in ordine alle altre citazioni già effettuate, nei confronti di altri 2 destinatari di bonifici sospetti effettuati con i soldi delle offerte di San Francesco.
Tre i soggetti convenuti davanti al tribunale civile per risarcire le casse del santuario, e tre pure gli indagati nell’inchiesta aperta dalla procura della Repubblica di Paola, stando a quanto appreso dal Quotidiano a fine agosto.
Secondo quanto trapelato gli investigatori avrebbero già individuato i canali seguiti dai soldi che mancano all’appello. Ma perché scatti un’operazione di recupero in grande stile con tanto di sigilli della magistratura mancherebbe ancora qualcosa.
Infatti, stando a quanto riportato sempre dal Quotidiano della Calabria, i militari dell’Arma dei carabinieri avrebbero consegnato da tempo un’ampia informativa agli inquirenti: in particolare al procuratore capo di Paola, Bruno Giordano ed il sostituto Linda Gambassi.
Mentre ritarda ancora il deposito della relazione finale della Guardia di Finanza, a cui sono stati delegati degli accertamenti più complesse.
Per completarli le Fiamme Gialle avrebbero chiesto più tempo.
Diversi i testimoni che per tutto il mese di novembre sono state sentiti come “persone informate sui fatti” dagli investigatori. Tra questi anche l’autore dell’esposto denuncia, che è l’ex economo del convento di San Francesco, padre Franco Russo, che ha ribadito quanto già scritto.
La somma mancante sarebbe stata sottratta dal conto-corrente dei frati Minimi di Paola, con diversi prelievi a partire dal 2007. All’epoca padre Russo, d’intesa con il promotore finanziario Massimiliano Cedolia, aveva deciso di cambiare istituto di credito, trasferendo i soldi delle offerte dalla filiale di Amantea di Banca Nuova, a un conto on-line della IwBank. Soldi che in seguito sarebbero stati utilizzati anche per investimenti i borsa e bonifici “privati” effettuati all’insaputa dei monaci.
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