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COSENZA – Una fine e un inizio d’anno così tragici per la circolazione stradale non si vedevano da anni. Sarà un fattore casuale, ma a Cosenza (come vi riferiamo nel box in basso) si sono registrate nove vittime nel giro della settimana a cavallo fra Natale e Capodanno. 
Inutile dire del grande sgomento che questi ripetuti eventi hanno creato nella società. Al punto che il ministro Cancellieri è tornata a parlare della introduzione del reato di “omicidio stradale”. In realtà non è la prima volta che il legislatore italiano si applica a modificare in senso afflittivo un articolo del codice penale sull’onda dell’indignazione della cosiddetta società civile. Passata la rabbia e lo sgomento, poi, ritorna tutto come prima.
E’ quanto sottolinea, ad esempio, Giuseppe Guccione, della Fondazione Luigi Guccione onlus, che con il patrocinio dei Comuni di Cosenza e Rende e della Provincia di Cosenza, si occupa proprio di sicurezza stradale.
«Sono almeno 6 anni che si parla di omicidio stradale – dice – dopo che diverse Associazioni di vittime ne hanno proposto l’introduzione nel codice penale – ad ogni evento grave (con vittime bambini, donne, ciclisti, pedoni). E sempre in occasione di casi di pirateria e di incidenti alcol e droga correlati gravi. Non solo la Cancellieri ma anche altri Ministri della Giustizia – Maroni, Nitto Palma prima – ci avevano provato in occasione di altri eventi gravi e niente è giunto a conclusione. Tutto dimenticato alla faccia delle vittime e degli elettori italiani. Chiacchiere di una classe dirigente non credibile ed attenta solo ai propri interessi di casta».
A supporto della sua tesi Guccione ricorda come «Ad oggi non c’è “visione” del provvedimento da adottare, solo un titolo buono per le televisioni e i giornali. Non ci sono idee forti ma solo risposte emotive al corpo sociale sotto shock, in questi casi». Insomma non si capisce bene quale dovrebbe essere la pena conseguente all’omicidio stradale, si parla genericamente di ergastolo della patente, ma la normativa è ancora tutta da scrivere.
Della stessa idea è anche Fabio Bruno Pisciuneri. Lui è di Crotone ed è il responsabile dell’unico osservatorio di sicurezza stradale, con il patrocinio della Provincia di Crotone. «Non so se l’introduzione del reato di omicidio stradale possa essere risolutivo, quel che so è che bisogna avere norme certe e drastiche perchè gli incidenti stradali avvengono principalmente per due fattori: quello umano e quello infrastrutturale. Sul primo si agisce solo se io so che se sbaglio pago. Se guido sotto effetto di droghe o alcol non devo avere più la patente. Stop. Come avviene in molti paesi d’Europa. Del resto basta guardare le statistiche del primo anno dell’introduzione della patente a punti. Gli incidenti sono calati drasticamente. Appena però gli automobilisti hanno capito che i punti potevano essere recuperati si è tornati al punto di partenza».
Eppure le statistiche dicono che gli incidenti in Calabria sono diminuiti. Secondo i dati Istat (come potete leggere nella tabella in alto) si è passati in regione da quasi 3000 a poco più di 2700.
«Non ci dobbiamo cullare sugli allori – continua Pisciuneri – ed anche le statistiche vanno prese con le molle perchè l’Istat fa affidamento su chi trasmette i dati che possono essere imprecisi e in alcuni casi non arrivare proprio. Noi andiamo più a fondo. Non solo recensiamo il numero di incidenti, ma li localizziamo per interventi. Tornando al discorso di prima questo è il fattore infrastrutturale. Sulla Ss 106 che tutti definiamo strada della morte, nel tratto crotonese, il numero di incidenti è diminuito perchè noi abbiamo segnalato all’Anas i punti più pericolosi e con un investimento di poche centinaia di migliaia di euro (autovelox, guard rail, rotatorie ecc.), abbiamo evitato un costo sociale di oltre dieci milioni di euro. Si tratta di una stima al ribasso perchè bisogna considerare che al di là del prezzo, impagabile, di vite umane ad ogni incidente si versano sulle strade tonnellate di detriti ed ettolitri di combustibili di varia natura. Agenti inquinanti di cui non si parla e nemmeno ci si pensa».
Se sulle carenze infrastrutturali si può facilmente incidere, più difficile farlo sul “fattore umano”. «Su questo – continua  Pisciuneri – molto banalmente occorre fare formazione continua, nelle scuole, ma anche per le persone anziane. Il rinnovo della patente spesso avviene con troppa superficialità, invece bisogna spiegare loro una serie di regole che quando hanno preso la patente non esistevano. Loro hanno studiato gli incroci, ma nessuno gli ha spiegato come funziona una rotatoria e allora il tamponamento può avvenire facilmente. Noi con le associazioni di categoria incontriamo moltissimi anziani proprio per aggiornarli sul codice della strada. Certo tutto rischia di essere inutile se ti rinnovano la patente anche se i riflessi e la vista ti hanno abbandonato».

COSENZA – Una fine e un inizio d’anno così tragici per la circolazione stradale non si vedevano da anni. Sarà un fattore casuale, ma a Cosenza si sono registrate nove vittime in un mese. Altri due calabresi sono morti mentre guidavano mezzi per lavoro: uno nel reggino e uno in Puglia. Inutile dire del grande sgomento che questi ripetuti eventi hanno creato nella società. Al punto che il ministro Cancellieri è tornata a parlare della introduzione del reato di “omicidio stradale”. In realtà non è la prima volta che il legislatore italiano si applica a modificare in senso afflittivo un articolo del codice penale sull’onda dell’indignazione della cosiddetta società civile. 

 

LEGGI LA SCHEDA: VITTIME E DINAMICHE DELLA SCIA DI MORTE

Passata la rabbia e lo sgomento, poi, ritorna tutto come prima. E’ quanto sottolinea, ad esempio, Giuseppe Guccione, della Fondazione Luigi Guccione onlus, che con il patrocinio dei Comuni di Cosenza e Rende e della Provincia di Cosenza, si occupa proprio di sicurezza stradale.«Sono almeno 6 anni che si parla di omicidio stradale – dice – dopo che diverse Associazioni di vittime ne hanno proposto l’introduzione nel codice penale – ad ogni evento grave (con vittime bambini, donne, ciclisti, pedoni). E sempre in occasione di casi di pirateria e di incidenti alcol e droga correlati gravi. Non solo la Cancellieri ma anche altri Ministri della Giustizia – Maroni, Nitto Palma prima – ci avevano provato in occasione di altri eventi gravi e niente è giunto a conclusione. Tutto dimenticato alla faccia delle vittime e degli elettori italiani. Chiacchiere di una classe dirigente non credibile ed attenta solo ai propri interessi di casta».

A supporto della sua tesi Guccione ricorda come «ad oggi non c’è “visione” del provvedimento da adottare, solo un titolo buono per le televisioni e i giornali. Non ci sono idee forti ma solo risposte emotive al corpo sociale sotto shock, in questi casi». Insomma non si capisce bene quale dovrebbe essere la pena conseguente all’omicidio stradale, si parla genericamente di ergastolo della patente, ma la normativa è ancora tutta da scrivere.

Della stessa idea è anche Fabio Bruno Pisciuneri. Lui è di Crotone ed è il responsabile dell’unico osservatorio di sicurezza stradale, con il patrocinio della Provincia di Crotone. «Non so se l’introduzione del reato di omicidio stradale possa essere risolutivo, quel che so è che bisogna avere norme certe e drastiche perchè gli incidenti stradali avvengono principalmente per due fattori: quello umano e quello infrastrutturale. Sul primo si agisce solo se io so che se sbaglio pago. Se guido sotto effetto di droghe o alcol non devo avere più la patente. Stop. Come avviene in molti paesi d’Europa. Del resto basta guardare le statistiche del primo anno dell’introduzione della patente a punti. Gli incidenti sono calati drasticamente. Appena però gli automobilisti hanno capito che i punti potevano essere recuperati si è tornati al punto di partenza».

Eppure le statistiche dicono che gli incidenti in Calabria sono diminuiti. Secondo i dati Istat (come potete leggere nella tabella in alto) si è passati in regione da quasi 3000 a poco più di 2700. «Non ci dobbiamo cullare sugli allori – continua Pisciuneri – ed anche le statistiche vanno prese con le molle perchè l’Istat fa affidamento su chi trasmette i dati che possono essere imprecisi e in alcuni casi non arrivare proprio. Noi andiamo più a fondo. Non solo recensiamo il numero di incidenti, ma li localizziamo per interventi. Tornando al discorso di prima questo è il fattore infrastrutturale. Sulla Ss 106 che tutti definiamo strada della morte, nel tratto crotonese, il numero di incidenti è diminuito perchè noi abbiamo segnalato all’Anas i punti più pericolosi e con un investimento di poche centinaia di migliaia di euro (autovelox, guard rail, rotatorie ecc.), abbiamo evitato un costo sociale di oltre dieci milioni di euro. Si tratta di una stima al ribasso perchè bisogna considerare che al di là del prezzo, impagabile, di vite umane ad ogni incidente si versano sulle strade tonnellate di detriti ed ettolitri di combustibili di varia natura. Agenti inquinanti di cui non si parla e nemmeno ci si pensa».

Se sulle carenze infrastrutturali si può facilmente incidere, più difficile farlo sul “fattore umano”. «Su questo – continua  Pisciuneri – molto banalmente occorre fare formazione continua, nelle scuole, ma anche per le persone anziane. Il rinnovo della patente spesso avviene con troppa superficialità, invece bisogna spiegare loro una serie di regole che quando hanno preso la patente non esistevano. Loro hanno studiato gli incroci, ma nessuno gli ha spiegato come funziona una rotatoria e allora il tamponamento può avvenire facilmente. Noi con le associazioni di categoria incontriamo moltissimi anziani proprio per aggiornarli sul codice della strada. Certo tutto rischia di essere inutile se ti rinnovano la patente anche se i riflessi e la vista ti hanno abbandonato».

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