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REGGIO CALABRIA – Il giudice per l’udienza preliminare, Carlo Alberto Indellicati, ha condannato a trent’anni di reclusione ciascuno Bruno Stilo e Fortunato Pennestrì, ritenuti rispettivamente mandante ed esecutore materiale dell’omicidio di Angela Costantino, moglie del boss Pietro Lo Giudice, fatta scomparire e secondo l’accusa uccisa per salvare l’onore del capoclan. Il Gup, all’esito del giudizio celebrato con rito abbreviato, ha dunque avvalorato l’impianto accusatorio portato avanti dal pubblico ministero Sara Ombra, che aveva appunto invocato 30 anni di carcere per Stilo e Pennestrì. Angela Costantino, 25enne all’epoca dei fatti, sarebbe stata uccisa per «un accordo di famiglia» (come dirà Iannò) a causa della sua relazione extraconiugale con un uomo nel periodo in cui il marito era detenuto. I suoi assassini l’avrebbero raggiunta alle prime ore del giorno del 16 marzo 1994. Da circa un mese abitava a Reggio Calabria in via XXV luglio, in un immobile al piano terra che, per decenni, è stato il feudo storico della cosca Lo Giudice. Lì, infatti, era più facilmente controllabile. A uccidere materialmente la donna sarebbe stato Fortunato Pennestrì. Bruno Stilo – uno dei “vecchi” dello storico clan Lo Giudice di Reggio Calabria – sarebbe invece stato tra i mandanti del delitto.
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