4 minuti per la lettura
L’HANNO tenuta sotto osservazione per tre mesi. Poi quella che il dirigente della Squadra Mobile Nicola Fucarino ha considerato la svolta: la telecamera posizionata di fronte alla cassetta delle lettere di Antonella Fontana ha mostrato la donna che imbuca una busta indossando guanti in lattice. E così ieri mattina gli uomini della I sezione Criminalità organizzata, guidata dal sostituto commissario Santoro, hanno perquisito l’abitazione in cui vive la donna (sorella di Anna Rosa uccisa il 7 dicembre 2010 dal suo ex convivente e presidente dell’Associazione di tutela delle donne, Amatas, ndr.) trovando pagine di quotidiani con lettere ritagliate, stick di colla, guanti in lattice, risme di fogli: la prova che le lettere minatorie di questi mesi, sarebbero state inventate e spedite da lei. Per la Fontana l’accusa è di calunnia aggravata e continuata contro ignoti. «La nostra attività – ha spiegato Nicola Fucarino – è andata avanti tre mesi non senza difficoltà, durante le indagini sulle lettere giunte alla presidentessa dell’Amatas. Nella più recente, le minacce avevano richiamato in particolare la morte di Anna Rosa. Abbiamo pensato, dunque, che il fil rouge fosse proprio l’attività dell’associazione. Man mano che gli episodi proseguivano, pensavamo di avere a che fare con un professionista che non lasciava impronte. Quando, ad un certo punto, abbiamo convenuto con la Fontana di non aprire più le buste, siamo riusciti ad ottenere le vere impronte (ovvero nessuna) di chi scriveva le lettere – aggiunge Fucarino – calzando i guanti in lattice prima di aprire la risma di fogli, prendendo un foglio centrale, ritagliando i pezzi di giornale e incollandoli. Dopo l’ultima lettera, martedì, più minacciosa delle altre, e quando siamo stati certi che le minacce non fossero spedite ma solo imbucate, abbiamo deciso di montare una telecamera nascosta, trasmettendo le immagini in Questura grazie alla Scientifica di Matera e Bari. In questo modo abbiamo potuto identificare la persona in primo piano.
La Fontana aveva pubblicamente denunciato di essere vittima di persecuzione per la sua attività con l’associazione Amatas. Lettere anonime e aggressioni per strada, erano state segnalate alla Questura che aveva avviato un’attività di controllo. Personale delle Volanti e dei carabinieri svolgeva, infatti, una vigilanza regolare a sua tutela. «L’operazione portata a compimento oggi – ha spiegato il vice questore Maria Luisa Fasano – è importante sotto il profilo sociale per tutto quello che tante persone perbene, con attività senza scopo di lucro, fanno quotidianamente per aiutare donne vittime di violenza e stalking. Si tratta di realtà che ci aiutano nella nostra attività e che invece vengono danneggiate da chi sfrutta alcune situazioni, l’ingenuità delle persone con ricadute negative». Determinata la posizione del Procuratore della Repubblica, Celestina Gravina e del sostituto procuratore Susca, che hanno sottolineato l’importanza dell’operazione per trasmettere un messaggio alle associazioni che lavorano in modo seroa. «Lo Stato è con loro – ha fatto sapere a Nicola Fucarino durante la conferenza stampa.
a.ciervo@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA