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«IL nostro obiettivo? Vedere arrivare clienti perché facciamo una cosa buona e offriamo un buon prodotto».
Che poi la loro impresa sia anche un’avventura sociale e solidale è solo – dicono – un caso, un modo di pensare e praticare un impegno che dura da anni.
Tra qualche giorno, in pieno centro storico, la saracinesca di “Assurd” sarà tirata su: la migliore puccia farcita nel giro di chilometri, promettono. Il team è di quelli che solo a incontrarli scappa il buon umore. Michele Videtta e Dino Ricci, operatore e sociologo, potentini entrambi, saranno tra cucina e fornitori; Paolo Girasole e Orazio Cammarota, ragazzi down con già qualche esperienza nella ristorazione, saranno in sala.
In quattro hanno fondato una cooperativa, la Riccodentro, che nel nome è anche un po’ un omaggio a un vecchio amico, Riccardo Biazzo, un operatore dell’Apofil scomparso troppo presto, alcune settimane fa. È con lui che avevano già lavorato insieme in un progetto di ristorazione. Adesso provano a farne un mestiere.
«Vorrei farmi una famiglia, per questo voglio lavorare», dice Orazio, potentino-potentino, sorriso largo e faccia sveglia.
«Io cerco l’autonomia», fa eco Paolo, che da anni si mette alla prova tutti i giorni viaggiando da Albano, andata e ritorno, ed è capace, giura chi lo conosce, di vendere ghiaccio agli eschimesi.
Perché una pucceria? «Pensando alla ristorazione, abbiamo scelto un prodotto simpatico, buono, ma soprattutto – spiega Michele – che ci mettesse in grado di lavorare davvero tutti, di fare in modo che anche Paolo e Orazio potessero mettersi alla prova». La birra da abbinare, poi, sarà artigianale.
Dino e Michele sono tornati a Potenza dopo studio ed altre esperienze fuori.
«È che davvero ci crediamo, qualcosa qui si può fare, ci proviamo». Ma che lotta, a volte. «È il paradosso di questa impresa – nel senso letterale del termine – che stiamo per avviare. Siamo circondati da decine di amici e parenti che, ciascuno per la propria competenza e capacità, ci ha dato una mano, dalla campagna di comunicazione, agli insegnamenti ai fornelli, fino all’opera di pitturazione (a proposito, il locale è davvero molto colorato e accogliente). Poi, però, tutto il resto è costato fatica, a volte davvero troppa. «Quanta burocrazia, quanti limiti. Il nome del locale nasce anche da questo, situazioni assurde, davvero». Così, “benvenuti Assurd”.
In diversi anni nell’associazione italiana persone Down hanno imparato a conoscere la semplicità, a capire che spesso «è la società a rendere disabilitante – spiega Dino – Pensiamo al servizio di trasporto: se non si è del posto e non ci sono indicazioni, non siamo mica in grado di prendere l’autobus giusto? Ecco, Paolo, Orazio e gli altri devono solo essere messi in condizione di sviluppare e dare prova di autonomia».
Lavoreranno soprattutto per la città, spiegano, per chi resta. «Facciamo impresa, puntiamo sulla qualità, fornitori locali, tutto dal territori». E magari, nel frattempo, abbatteranno qualche pregiudizio.
«Sì, certo, c’è anche quello tra gli obiettivi. Qualcuno, in realtà lo abbiamo già affrontato».
Come è accaduto, raccontano, con il notaio, per la nascita della cooperativa.
«All’inizio hanno chiesto mille prove, hanno voluto conoscere Paolo e Orazio, quasi fosse strano che due ragazzi down potessero lavorare, prendere decisioni. Ma usciti da lì, ci siamo ripetuti che forse davvero stavamo facendo la cosa giusta».
s.lorusso@luedi.it
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