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MATERA – «Non sarebbe più bello se ci si preoccupasse di fare solidarietà tutto l’anno?».
L’interrogativo posto dal direttore della Casa di riposo Monsignor Brancaccio segna anche un limite congenito nella voglia di fare qualcosa per gli altri, sempre apprezzabile ma troppo spesso legato ai periodi dell’anno che si vivono. Eppure il momento è di quelli particolarmente difficile anche per fare solidarietà anche se ci sono strutture che sono preposte anche e proprio a questo tipo di servizio e che in questo periodo dell’anno, più che mai non si tirano indietro.
Non solo la Casa di riposo che nel rione Serra Rifusa ospita moltissimi anziani ma anche la Caritas diocesana che ha un quadro ed un contatto costante su quelle che sono le difficoltà anche economiche di questo particolare momento storico.
«Noi oramai abbiamo un quadro di anziani che sempre di più non sono autosufficienti per cui hanno bisogno di essere seguiti con continuità, gli appuntamenti ricreativi, le feste ci saranno certamente ma non avranno lo stesso seguito di prima proprio perchè molti sono coloro che sono in difficoltà, che rimangono a letto o sono costretti a riposo.
Ma non finiamo di essere vicini», ci spiega Antonio Lionetti direttore della Casa di riposo, «a queste persone che sono oramai il 70 per cento dei nostri ospiti. Poi è chiaro che ci dedichiamo agli altri, con appuntamenti, feste, scambi di pensieri. Non è più come prima, non ci sono cose particolari, ma c’è la stessa attenzione a cominciare dalla visita di augurio di monsignor Ligorio che anche quest’anno accompagnerà il Natale dei nostri ospiti.Poi ad anno nuovo», ricorda ancora Lionetti, «sarà il turno della tombolata che oramai è una specie di tradizione, l’abbiamo programmata per il 3 di gennaio e lì metteremo molti dei nostri anziani intorno ad un tavlo come si faceva una volta».
Il più classico dei ritorni al passato in famiglia con l’obiettivo di non fare sentire nessuno troppo solo o abbandonato in questi giorni che sono dedicati esclusivamente alle feste.Identico impegno e lavoro che conferma anche la Caritas Diocesana che traccia un quadro triste del momento economico: «il numero dei poveri è decisamente in aumento, noi parliamo solo di coloro che partecipano ai nostri incontri e si tratta di 27 famiglie che si rivolgono a noi e a cui andiamo incontro come possiamo nel pagamento di bollette, fitti, mutui, cercando il più possibile di dare una mano.Non tanto e non solo sotto il profilo dell’aiuto concreto sotto il profilo economico ma anche per cercare di recuperare la dignità e per andare incontro sotto un profilo psicologico a queste persone dando loro una speranza in più. Del resto», continua la Cammisa, «come ci insegna anche la Caritas nazionale noi abbiamo anche una funzione pedagogica e non solo di sostegno fine a sè stesso.
Per il resto confermeremo il nostro solito pacco che diamo alle famiglie una volta alla settimana con in più il Panettone, il caffè e lo zucchero.
Tutte cose che abitualmente non doniamo. Di più in questo momento e senza particolari risorse è davvero difficile poter fare».
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