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PISTICCI – Una frana enorme ai margini di un centro abitato, con la compromissione di una strada principale, di un intero costone, di attività commerciali ed abitazioni ed il rischio di un prolungato parziale isolamento. E poi tante piccole frane, numerosi smottamenti.
La viabilità pesantemente compressa, la storia sott’acqua, i fiumi esondati e l’agricoltura sommersa, come gli scantinati. I ritardi delle istituzioni, i fondi che non arrivano e non bastano. I lavori di ripristino scambiati con l’apposizione di una cartello stradale, definitivamente temporaneo.
L’elenco dei problemi, dopo nubifragi e cicloni, abbattutisi sul meridione lucano tra ottobre e novembre, ha priorità così urgenti che provare ad aggiungerne altre potrebbe sembrare quasi irriguardoso. 
Il territorio, tuttavia, ha una complessità di emergenze anche più ampie di quelle, giustamente, in cima alla scala di priorità nell’agenda delle istituzioni e nell’idea dei cittadini. Non per questo, tuttavia, altri danni devono rimanere privi di considerazione. 
E’ il caso di quanto accaduto su parti della costa jonica, in seguito all’azione combinata dei fiumi in piena e del mare in tempesta. Il fenomeno è evidente sulla sponda sinistra del Cavone, in territorio di Pisticci, laddove in passato sorgevano i lidi del “Club Med” e fino alla spiaggia di San Basilio, il polo ricettivo più grande fra quelli della costa pisticcese. Sull’arenile si è depositata una infinità di materiale vegetale trasportato dal fiume, del tipo canna comune e cannuccia di palude, oltre a tronchi anche molto grandi. Una vera barriera eretta dall’azione delle onde, con accumuli impressionanti per alcuni chilometri. Già la vegetazione di per sé rappresenta un problema in prospettiva ricettività ed utilizzo dell’arenile, con il rischio che i materiali vengano ulteriormente sparpagliati sul suolo e parzialmente sotterrati dalla sabbia, per l’azione del vento, fino a diventare un vero e proprio ostacolo all’utilizzo in sicurezza della spiaggia.
Ma il quadro è ancor più compromesso dalla presenza di rifiuti. Fra i cumuli vegetali, infatti, sono disseminate  bottiglie di plastica e vetro; contenitori di polistirolo ad uso agricolo, altri residui in plastica connessi alla filiera dei rifiuti in agricoltura, materiali di vario genere. Si tratta di rifiuti per lo più differenziabili che rischiano di andare a finire sotto sabbia, di tornare in mare e di deturpare la natura ed il paesaggio in cui si sono raccolti, dopo una corsa da chissà dove, in quel torrente il cui impeto ha fatto da improprio spazzino per le migliaia di violazioni alle più elementari regole di conferimento. Il conto salato, che assomma i singoli gesti di indifferenza umana è steso adesso sulle nostre spiagge, quelle che proviamo a sfruttare a fatica come alternativa in grado di caratterizzare lo sviluppo di questa terra, quelle che ci si sforza di tutelare e preservare per il bene dell’ambiente ed i benefici di un turismo di qualità, a stelle e bandiere di merito. Anche questi luoghi hanno subito significativi danni dal ciclone, anche da queste parti occorre un cenno di interessamento, un intervento che possa in qualche modo ripristinare il loro stato.
Roberto D’Alessandro
provinciamt@luedi.it

PISTICCI – Una frana enorme ai margini di un centro abitato, con la compromissione di una strada principale, di un intero costone, di attività commerciali ed abitazioni ed il rischio di un prolungato parziale isolamento. 

E poi tante piccole frane, numerosi smottamenti.

La viabilità pesantemente compressa, la storia sott’acqua, i fiumi esondati e l’agricoltura sommersa, come gli scantinati. I ritardi delle istituzioni, i fondi che non arrivano e non bastano. I lavori di ripristino scambiati con l’apposizione di una cartello stradale, definitivamente temporaneo.

L’elenco dei problemi, dopo nubifragi e cicloni, abbattutisi sul meridione lucano tra ottobre e novembre, ha priorità così urgenti che provare ad aggiungerne altre potrebbe sembrare quasi irriguardoso. Il territorio, tuttavia, ha una complessità di emergenze anche più ampie di quelle, giustamente, in cima alla scala di priorità nell’agenda delle istituzioni e nell’idea dei cittadini. Non per questo, tuttavia, altri danni devono rimanere privi di considerazione. 

E’ il caso di quanto accaduto su parti della costa jonica, in seguito all’azione combinata dei fiumi in piena e del mare in tempesta. Il fenomeno è evidente sulla sponda sinistra del Cavone, in territorio di Pisticci, laddove in passato sorgevano i lidi del “Club Med” e fino alla spiaggia di San Basilio, il polo ricettivo più grande fra quelli della costa pisticcese. 

Sull’arenile si è depositata una infinità di materiale vegetale trasportato dal fiume, del tipo canna comune e cannuccia di palude, oltre a tronchi anche molto grandi. Una vera barriera eretta dall’azione delle onde, con accumuli impressionanti per alcuni chilometri. 

Già la vegetazione di per sé rappresenta un problema in prospettiva ricettività ed utilizzo dell’arenile, con il rischio che i materiali vengano ulteriormente sparpagliati sul suolo e parzialmente sotterrati dalla sabbia, per l’azione del vento, fino a diventare un vero e proprio ostacolo all’utilizzo in sicurezza della spiaggia.

Ma il quadro è ancor più compromesso dalla presenza di rifiuti. Fra i cumuli vegetali, infatti, sono disseminate  bottiglie di plastica e vetro; contenitori di polistirolo ad uso agricolo, altri residui in plastica connessi alla filiera dei rifiuti in agricoltura, materiali di vario genere. Si tratta di rifiuti per lo più differenziabili che rischiano di andare a finire sotto sabbia, di tornare in mare e di deturpare la natura ed il paesaggio in cui si sono raccolti, dopo una corsa da chissà dove, in quel torrente il cui impeto ha fatto da improprio spazzino per le migliaia di violazioni alle più elementari regole di conferimento.

 Il conto salato, che assomma i singoli gesti di indifferenza umana è steso adesso sulle nostre spiagge, quelle che proviamo a sfruttare a fatica come alternativa in grado di caratterizzare lo sviluppo di questa terra, quelle che ci si sforza di tutelare e preservare per il bene dell’ambiente ed i benefici di un turismo di qualità, a stelle e bandiere di merito. 

Anche questi luoghi hanno subito significativi danni dal ciclone, anche da queste parti occorre un cenno di interessamento, un intervento che possa in qualche modo ripristinare il loro stato.

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