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«Noi facciamo della “Lucanità“ il nostro punto di forza. Ci sentiamo gli ambasciatori della Basilicata nel mondo. Ci chiamiamo “Amaro Lucano”, al primo posto mettiamo la nostra terra e le nostre origini, e portiamo la Lucania in giro per il mondo».
Leonardo Vena ha le idee chiarissime. Ce le ha avute fin da bambino, quando il suo destino era già “segnato”. Primogenito di Pasquale Vena, attuale proprietario della casa produttrice del liquore più amato in Basilicata – e non solo, i numeri parlano chiaro: 30000 bottiglie prodotte al giorno, con il 12% del mercato nazionale conquistato – , sapeva già che le sorti dell’azienda di famiglia sarebbero state affidate alle sue capacità. Una responsabilità enorme, che però non lo ha mai spaventato. Oggi, a 29 anni, dopo una laurea in economia conseguita in tempi brevissimi, la gavetta tra Praga, Chicago e Milano, ed un breve periodo di apprendistato come brand manager proprio nell’Amaro Lucano, è a capo dell’area marketing dell’azienda con sede produttiva a Pisticci Scalo. 

Dottor Vena, che effetto le fa occuparsi della “sua” azienda? Com’è cambiata la sua vita, dal Liceo scientifico frequentato a Ferrandina alle prime esperienze lavorative, e com’è mutato il rapporto con i suoi genitori dal momento in cui avete cominciato a lavorare fianco a fianco?

«Credo di essere rimasto sempre la stessa persona che ero ai tempi del Liceo e dell’Università. Il salto da Ferrandina, dove sono cresciuto e dove ho abitato per 19 anni, a Milano, dove mi sono laureato alla “Bocconi” e vivo, è stato sicuramente importante, ma non mi ha creato particolari scompigli. Prima di lavorare “in casa”, ho svolto un breve periodo di apprendistato, che mi ha forgiato caratterialmente e professionalmente. In particolare, sono stati molto utili per me i mesi trascorsi come brand manager alle “Tre Marie”, del gruppo Sammontana. Lì ho avuto il piacere di confrontarmi con dei maestri grandiosi, manager di altissimo profilo, da cui ho appreso tanto. Poi ho deciso di lasciare quando mio padre Pasquale e mia madre Rosistella mi hanno fatto capire che era arrivato il momento giusto per apportare dei cambiamenti all’interno della nostra società. Così, da 3 anni mi occupo dell’Amaro Lucano: sono entrato in punta di piedi, anche qui come brand manager di alcuni prodotti creati da me, e oggi sono a capo dell’area marketing Italia ed Estero. Avverto sicuramente l’importanza dell’incarico e la responsabilità di rappresentare la mia famiglia e il marchio dell’Amaro Lucano in giro per il mondo. Lavorare con i propri genitori non è facile: prima non discutevamo mai, ora invece accade spesso. Io porto novità, loro hanno l’esperienza, e questi due aspetti si scontrano in maniera quasi inevitabile. Spesso la sfera lavorativa va a mischiarsi con quella intima, ma l’importante è che rimaniamo una famiglia unita. Con noi lavora anche mio fratello Francesco, che è responsabile dell’ufficio legale, mentre mia sorella Letizia è ancora alle prese con gli studi e prima o poi entrerà nell’azienda».

Quali sono le principali innovazioni che ha portato una mente fresca come la sua? 

«Il mio compito è quello di ringiovanire, togliere un po’ di polvere dal prodotto, conservandone l’aspetto tradizionale. Ho solo cercato di introdurre mentalità, idee e persone nuove, e sono stato fortunato ad avere carta bianca e fiducia dai miei genitori. Inoltre, porto il nostro marchio in giro per il mondo: proprio in questi giorni sono impegnato in un tour negli Usa (con tappe a Las Vegas, San Francisco e Boston), per far conoscere l’Amaro Lucano e la Basilicata al pubblico americano. L’obiettivo è quello di conservare tutti gli aspetti positivi che hanno reso l’Amaro Lucano così amato nei suoi 120 anni di storia, coniugandoli con le innovazioni tecnologiche e comunicative. Bisogna stare al passo con i tempi: da questo presupposto nascono tutti i nostri progetti. A tal proposito, segnalo la nostra ultima iniziativa: saremo partner-sponsor di Casa Azzurri per i Mondiali in Brasile che si disputeranno l’anno prossimo. E ci saranno tanti premi in palio per i nostri affezionati, tra cui un soggiorno proprio a Casa Azzurri».

Cosa ne pensa dell’attuale situazione economica nazionale e regionale? Che misure sta adottando l’Amaro Lucano?

«Non ci possiamo nascondere, viviamo un periodo di crisi, come ce ne sono sempre stati nella storia. Penso ai miei avi, che hanno dovuto fronteggiare le difficoltà derivanti dalle due Guerre Mondiali e ne sono usciti fuori alla grande. Stringiamo i denti e ci tireremo via da questo momento,  puntando molto sulla tradizione, l’italianità, quei valori che ci hanno sempre contraddistinto e che altri non possiedono. Ogni giorno c’è un’Italia che lavora e un’altra che naviga in cattive acque. Lo Stato assiste poco le aziende, soprattutto quelle “storiche”, che meriterebbero più supporto e sostegno. Noi siamo i primi a rischiare e a investire capitali per dare lavoro  a tante famiglie, ma non abbiamo la giusta considerazione da parte delle istituzioni. La forza dell’Italia sta nel tessuto di  piccole aziende, che però sono troppo svantaggiate. Spero che il Governo prenda qualche provvedimento per aiutare soprattutto la nostra regione, così bella ma penalizzata sotto molti punti di vista. Su tutti mi viene in mente l’assenza di infrastrutture: è assurdo che in Lucania manchi un aeroporto e che Matera non sia attraversata dalla rete ferroviaria nazionale. Come estrema conseguenza, i  giovani abbandonano la nostra terra per cercare fortuna altrove».

Che consiglio si sente di dare ai ragazzi neo-laureati che vogliono diventare manager?

«Non credo di essere la persona più indicata a fornire dei consigli, data la mia ancora breve esperienza. Posso solo dare dei suggerimenti che possono sembrare banali, ma nel mio caso sono stati utili: bisogna essere predisposti al sacrificio, “regolarizzarsi” il più possibile (alzarsi presto, andare a dormire non troppo tardi), informarsi, avere sete di conoscenza, viaggiare, non perdere mai la calma e soprattutto non avere paura di rischiare. Provateci sempre, mostratevi decisi, anche quando vi trovate di fronte a qualcuno che ne sa più di voi. E sperate in una botta di fortuna, non guasta mai».

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