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«Sai quelle cose che senti, percepisci, ma non riesci a quantificare?». Ecco, quelle. La gioia (sì, proprio gioia, la indicano tutti così) che Riccardo Biazzo distribuiva in giro non poteva avere un’unità di misura adeguata. 

Ora, però, ora che non c’è più, tutto il trambusto, la rincorsa, l’adesione, la presenza per una festa in suo nome magari rendono l’idea. 

«Sono arrivate adesioni in poche ore, musicisti, disegnatori, attori», racconta Manuele, figlio di Riccardo. Oppure Ricco, ché tutti lo chiamavano così. 

È nato all’improvviso lo spettacolo del 22 dicembre: appuntamento all’auditorium del Conservatorio di Potenza, alle 17.30. “Se mi abbracci non aver paura”, con sottotitolo: artisti alla RICCOssa. È nato all’improvviso, perchè Riccardo se ne è andato via talmente in fretta che in tanti, troppi, non hanno fatto in tempo a sapere, salutare, capire.Da anni all’Apofil, dove aveva messo in piedi un laboratorio di comunicazione sociale. E poi con i ragazzi della giustizia minorile, coi disabili, con i giovani del gruppo scout. 

Lettore, fotografo – la camera oscura costruita in casa – attore per caso, sorriso enorme, barba brizzolata, sempre presente anche nei corti con cui Manuele ha raccontato Potenza con sguardo ironico e benevolo. 

Appassionato di tutto quello che è il «mondo attorno», meglio se dal punto di vista di chi non è al centro della società. Riccardo Biazzo era amato, molto. Se ne è andato così, in poche ore, senza poter capire. 

Al funerale, solo poche settimane fa, c’era tanta gente – anche quello, in fondo, è stato piuttosto un saluto – , c’era la bandiera della pace, c’erano i bigliettini e le divise scout, c’era un pezzo di città (e anche oltre) che lo ha incrociato, conosciuto, seguito, amato. Stretti, tutti, attorno a Franca e ai figli Manuele e Sacha. Anche lo spettacolo del 22 dicembre sarà piuttosto un saluto. E un grazie. Anche da chi pensa di non averlo detto abbastanza a Riccardo (non lo permetteva neanche, a pensarci). 

Il ricavato dell’evento sarà devoluto al finanziamento di attività di ricerca scientifica (il biglietto costa 5 euro, ma chiunque può decidere di donare di più. Per partecipare alla serata basta contattare il numero 328/8766574). 

E di ricerca parla il pezzo centrale dello spettacolo. Lo ha messo su Manuele, che è capo laboratorio di un’azienda farmaceutica a Malta. 

Anima da ricercatore e approccio da divulgatore, sa raccontare la scienza. Lo fa con con lo spazio del teatro e i tempi dello spettacolo, senza allontanarsi mai dal rigore del sapere. Alla performance che proporrà il 22 ha lavorato con Sacha, che invece fa il giornalista, e con i comici de La Ricotta. Dopo l’esperienza al FameLab Italia questa volta porta l’idea a Potenza. 

«È che davvero credo sia importante. Ancora abbiamo una percezione della scienza come di una disciplina noiosa, inaccessibile. In realtà, ce la insegnano così, ma può essere, dovrebbe, patrimonio comune». 

La cultura italiana, spiega, ancora è molto legata alla divulgazione scientifica secondo il modello letterario. Sta qui la distanza rispetto alla comprensione larga. Che non è il solo punto. «C’è anche altro aspetto su cui dovremo fare passi in avanti nel Paese. C’è ancora molto scarto tra la velocità a cui viaggia la ricerca e quella con cui si ritrova ad agire la diagnostica». Così, sul palco del conservatorio di Potenza, proveranno a parlare di scienza, con il linguaggio «adatto a tutti». 

Che poi, nella società, è lo stesso modo con cui Riccardo immaginava la quotidianità. 

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