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POTENZA – «Non abbiamo nessuno scheletro nell’armadio». Per la prima volta, Sviluppo Basilicata apre le sue porte a stampa e televisioni. Con uno speciale forum dedicato alle attività e alla gestione della società in house della Regione che si occupa di promuovere lo sviluppo delle imprese, l’amministratore unico unico di Sviluppo Basilicata, Raffaele Ricciuti, insieme al suo staff, tenta una sorta di “operazione trasparenza”. Spiega, ma soprattutto replica alle tante accuse piovute sulla gestione della Spa in questi anni. Rilievi periodicamente mossi dalla stampa locale, da qualche consigliere d’opposizione e finiti anche nel mirino della Corte dei Conti. Dalle contestazioni di carrozzone brucia risorse, a quelle che l’hanno vista imputata per la gestione non proprio efficiente di operazioni importanti come click day e fondo di garanzia, passando dalla scarsa trasparenza dell’ente: Ricciuti invita a fare e domande e dice la sua. A partire da una premessa: «Quella di Sviluppo Basilicata, ex Sviluppo Italia e prima ancora Sistema srl, è una storia lunga e difficile. Riorganizzarsi non è stato facile. E se qualche problema c’è stato, in parte è dovuto anche a questo. Oggi possiamo dire che questa fase è finita. Siamo un vero braccio operativo della Regione. E sembra che i risultati ci diano ragione».
I costi
Sviluppo Basilicata è una società in house, che ha come unico azionista la Regione. Come tale, non ha trasferimenti pubblici fissi, ma, al pari di una azienda privata, copre i costi con i suoi ricavi. Ossia quello che guadagna dall’erogazione dei servizi per conto del suo unico committente, la Regione, che è pure azionista unico della Spa. Siccome opera nel settore pubblico «non ha interesse a guadagnare oltre quello che serve per sosterne i costi». Come funziona? Per ogni bando che viale Verrastro affida in gestione alla società, la Regione paga per il servizio di consulenza offerto, secondo i rendiconti che vengono presentati e poi controllati dalla Spa. «Siamo la società in house – assicura Ricciuti – che costa di meno in Italia. Con tariffario “normale” e una pianta organica che è cresciuta meno di quanto siano cresciute le attività negli anni». Una struttura di 42 persone, trenta dipendenti e 12 a tempo determinato. Al lavoro in una sede fisica il cui fitto costa 5 euro a metro quadro. «Meno di quanto paga una qualsiasi altra azienda privata».
Fino a 500 euro per una giornata di lavoro
Era stato il titolo di un recente articolo del Quotidiano. Sulla base di una delibera approvata dalla Giunta regionale con la quale si approvava il trasferimento delle risorse per il personale che si è occupato della gestione del bando. Da cui risulta che il costo per giornata per un professionista varia varia dai 300 ai 500 euro al giorno. Moltissimi, ai nostri occhi. A cui si aggiungono le spese conteggiate anche all’esterno, per incontri con il personale della Regione. Gaetano Torchio, che a Sviluppo Basilicata è il responsabile del settore amministrazione e personale, spiega: «In quella cifra non c’è solo la remunerazione che va alla figura professionale, ma anche le cosiddette spese di funzionamento, dalle bollette del telefono, all’utilizzo . Abbiamo solo due auto, due utilitarie. E la programmazione della spesa è improntata al risparmio».
I rilievi della Corte dei Conti
La magistratura contabile ha messo gli occhi sull’affare Sviluppo Basilicata: ovvero l’operazione di acquisto da parte della Regione Basilicata della ex Sviluppo Italia, a un prezzo pari quasi a tre milioni di euro, non tenendo conto del grave situazione di defict in cui si trovava la società. «E’ chiaro – replica l’amministratore unico – che la Corte dei Conti non ha letto le carte. Anche perché non ce le ha mai chieste. Dalle quali risulta chiaramente l’acquisto è avvenuto per 900.00 euro».
I numeri di Sviluppo Basilicata
A spiegare come si siano moltiplicate le attività svolte dalla società, dopo il passaggio a Sviluppo Basilicata, il responsabile del settore Finanza aziendale, Marco Ponzio: dal 2010 ad oggi, abbiamo valutato 1530 progetti d’impresa, di cui 420 sono stati finanziati (rispetto ai soli cento del 2009). Cresce il numero dei beneficiari ma anche la dotazione finanziaria per i vari progetti. L’ammontare dell’erogato, negli ultimi tre anni, è pari a 23 milioni di euro: 16 nel 2012 e quasi dieci per l’anno in corso. Un’importante boccata di ossigeno per le aziende, soprattutto di questi tempi.
Il click day
Il bando rivolto allo sviluppo e all’innovazione delle piccole e medie imprese, risale ormai a qualche anno fa, partito tra numerosissime difficoltà. E’ vero – spiega sempre Ricciuti – ci sono state molte criticità. Ma spesso accade che le colpe vengano scaricate sull’anello più debole, che in questo caso è Sviluppo Basilicata. Molti non sanno, a esempio, che le problematicità sono da addebitare anche ai commercialisti, che, pur avendo valutato positivamente il bando prima che venisse pubblicato, hanno poi chiesto di rinviarlo.
«Ma sarebbe un errore definirlo un disastro – aggiunge Angelo Arbitrio, responsabile del Monitoraggio e controllo: «Ben 140 aziende sono state finanziate e l’erogazione ha raggiunto già il 50 per cento del contributo previsto».
Il fondo di garanzia
I soldi c’erano: ben 35 milioni di euro di per le Pmi lucane. Solo che il fondo di garanzia per anni è rimasto fermo. Pochissime le domande finanziate, nonostante le imprese abbiano bisogno di aiuti ora come non mai. «Sono varie le criticità che hanno determinato questa situazione – spiega Vito Pinto – Ma noi eravamo stati i primi a chiedere che il fondo a disposizione fosse ampliato anche al circolante, dato il particolare momento di crisi in cui versano le aziende. E, ancora, che fosse destinato anche al settore turismo. La Commissione europea però ha detto no. Il che si aggiunge a un tasso di interesse bancario aumentato sensibilmente. Certo, ognuno ha la sua parte di responsabilità. E forse le procedure erano un po’ troppo complicate. Ma questo è dovuto anche alla rigidità che regola l’erogazione die fondi Fesr. Oggi, quel fondo è stato rimodulato. Tre milioni sono stati destinati al finanziamento dei Cofidi. Dei 32 rimanenti, metà finanziano il circolante.
Trasparenza
Più volte, anche dalle pagine di questo giornale, è stato tratteggiato il quadro di una società sostanzialmente “chiusa”, caratterizzata da scarsa comunicazione, soprattutto rispetto all’amministrazione e al reclutamento del personale. Tanto che anche una notizia importante come la riconferma ad amministratore unico di Ricciuti, con mandato scaduto ormai da tempo, è passata completamente sotto silenzio. «Forse fino a ora abbiamo sottovalutato l’importanza dell’informazione. Da ora l’atteggiamento sarà diverso. Voglio dire però – precisa lo stesso Ricciuti – che sono stato il primo a pubblicare il mio compenso. Sul sito è possibile trovare tutte le informazioni. Come l’atto relativo alla proroga del mio incarico». Altra questione spesso finita al centro delle critiche è quella relativa alla selezione del personale. «Essendo una società in house che non eroga servizi fondamentali, non siamo tenuti – spiega ancora l’amministratore unico – a selezionare il personale attraverso concorsi pubblici. Noi siamo chiamati a intervenire nei tempi più rapidi. I tempi necessari all’espletamento di una selezione di evidenza pubblica inevitabilmente ne ridurrebbe l’efficienza».
La sovrapposizione con Basilicata innovazione
Hanno la loro sede nello stesso palazzo, con nomi molto simili che spesso vengono confusi. E per la verità hanno mission che si differenziano di poco, tanto che potrebbero finire per essere sovrapposte. Sviluppo Basilicata e Basilicata Innovazione vivono di risorse pubbliche. E allora la domanda è: perché mantenere due strutture sostanzialmente simili, raddoppiando così quindi i costi e togliendo efficacia al sistema? “Questa valutazione – risponde Ricciuti – non spetta a me. Ma se lei chiede il mio parere, le dico come la penso: lavoreremmo meglio se fossimo integrati.
Le attività
Oltre alle più classiche attività di sostegno allo sviluppo delle imprese, soprattutto dal punto degli strumenti finanziari, Sviluppo Basilicata opera con altre attività parallele. Come quella degli Incubatori d’impresa, affidati Vittorio Simoncelli, responsabile dello sviluppo territoriale. Sul territorio lucano gli incubatori sono tre: quello di Viggiano specializzato in green economy e bioedilizia; l’altro ha sede nei sassi di Matera ed è il primo e unico incubatore culturale e creativo inserito in un patrimonio Unesco. L’altro ancora si occupa di progetti sperimentali in agricoltura e collabora con Alsia e Agrobios.
Un altro ramo della Spa guidato invece dalla responsabile di settore, Patrizia Orofino, sostiene le imprese nella sfida dell’internazionalizzazione. Cercando di creare le condizioni più favorevoli per consentire questo tipo di processo.
I risultati
Ricciuti la dice così: «Non mi piace parlare di numeri. E non perché non ci siano o perché non siano importanti. Ma perché a mio avviso vanno misurati su un più lungo periodo. Per me, il risultato non è dire: ho finanziato 100 imprese. Ma vedere, da qui a dieci anni, quante saranno ancora sul mercato. Per tutto il resto faccio parlare i nostri utenti. Come le parole di gratitudine espresse dai quattro ragazzi che qualche giorno fa hanno firmato un contratto con una multinazionale indiana. Potrei fare ancora altri esempi. E questo vale più di mille cifre”.
Imprese lucane ultime
Eppure, nonostante il sostegno allo Sviluppo, investire in Basilicata ha un costo maggiore che altrove, e le nostre aziende per ultime per molti indicatori, come la propensione agli investimenti. «Diciamo che c’è anche una questione culturale – conclude Ricciuti – Se si continua a dire che in Basilicata investire costa di più, che le occasioni sono altrove e soprattutto se non saremo in grado di leggere le opportunità del territorio, il problema sarà sempre più grande. Occorre una visione strategica ed è in questo che Sviluppo Basilicata può fare la sua parte».
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