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POTENZA – Da “commissione speciale” a “squadra d’indagine”. Da 30 agenti impegnati a tempo pieno a 8, massimo 10. Per esaminare le tracce già raccolte, che non sono granché, senza troppa speranza di raccoglierne altre.

Potrebbe restare un delitto irrisolto quello di Domenico Lorusso, l’ingegnere 31enne potentino accoltellato a morte lo scorso 28 maggio a Monaco di Baviera.

Il triste epilogo di sei mesi di indagini per fare giustizia del suo brutale omicidio è arrivato ieri con le parole di un alto ufficiale della polizia tedesca che ha annunciato i titoli di coda. La “sonderkommission Cornelius”, più nota come “soko Cornelius” dal nome del ponte sul fiume Isar vicino al luogo del delitto, che avrebbe attraversato lo stesso assassino in fuga, non esiste più.

Oltre confine assicurano che non verrà meno l’impegno, ma anche i media tedeschi parlano senza mezzi termini del buio che cala inesorabilmente sulla vicenda.

A ricostruire l’accaduto alla polizia era stata la fidanzata di Lorusso, potentina a sua volta che era con lui a Monaco lo scorso 28 maggio, e ancora oggi vive e lavora lì.

Quella sera stavano tornando a casa in bicicletta lungo il parco che costeggia il fiume Iser e l’assassino, un uomo che lei afferma di non aver mai visto prima, sarebbe apparso in mezzo alla strada all’improvviso costringendo i due, che procedevano affiancati a passarlo dai due lati. Di più, una volta a distanza ravvicinata, avrebbe sputato sulla maglietta della ragazza.

A quel punto Domenico sarebbe tornato indietro per affrontare, con le mani sul manubrio della bicicletta, l’autore di quel gesto senza senso, che invece avrebbe estratto subito un coltello colpendo il 31enne potentino varie volte fino a causarne la morte.

Dopo aver escluso che tra la vittima e l’omicida si conoscessero gli investigatori si sono subito orientati verso la pista dello psicolabile e hanno passato al setaccio cliniche e case di cura specializzate a Monaco e dintorni ma senza nessun esito. Per provare a raccogliere qualche elemento in più è stata anche fissata una ricompensa di 10mila euro per chi ha informazioni.

Inoltre è stato effettuato un test di massa del Dna, per quanto solo volontario, su tutti i residenti nella zona e i titolari di utenze cellulari che hanno agganciato le celle telefoniche nell’aria. In totale sarebbero stati oltre 3mila i campioni confrontati dalla polizia con il profilo genetico estratto dalla saliva trovata sulla maglia della ragazza.

Quest’estate era emerso anche un sospettato dopo l’arresto di un cittadino tedesco che si era reso responsabile di un’aggressione molto simile ai danni di uno studente iracheno, ma a scagionarlo è stato proprio il confronto del Dna.

Lorusso si era trasferito a Monaco da due anni per lavorare per una compagnia aerea.

l.amato@luedi.it

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