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COSENZA – Saremmo potuti tranquillamente entrare scavalcando una piccola rete metallica. Alla prima impressione e sguardo all’interno, in quella base militare non vi era nessuno. Ma il cartello parlava apertamente di zona militare e limite invalicabile. Se avessimo incontrato qualcuno al suo interno avrebbe potuto spararci e nessuno ci avrebbe pagato. Avevamo torto marcio. Ma la curiosità era enorme più della paura. Il silenzio che avvolge la base, così come una leggera nebbia, è davvero inquietante. Così la fitta vegetazione fatta da ontani che in un certo qual modo protegge la basa da occhi indiscreti.
All’interno della base i capannoni risultano deserti, non si vede nessuno e non vi sono segni di vita quotidiana. Il cancello sembra chiuso da anni e quasi del tutto arrugginito così come lo sono alcuni bidoni, contenenti chissà cosa, sparsi un po’ ovunque. Parliamo della Base Nato di Monte Mancuso, in provincia di Catanzaro, ricadente nel comune di Falerna. Su questo monte negli anni Sessanta gli americani costruirono una base che serviva per le telecomunicazioni denominate Immz e faceva parte dell’Ace-high Network, un sistema strategico per le radiocomunicazioni nell’ambito Nato che collegava tra di loro e con i centri decisionali e di comando, tutti i radar remoti posti sui confini est dell’Alleanza Atlantica. La base di Monte Mancuso rientra nelle 113 basi militari, attive e non, in tutta Italia. In Calabria ne risultano tre di questi siti: uno è a Crotone e trattasi di una stazione di telecomunicazioni e radar Usa e Nato, forse ancora attiva, l’altra è a Sellia Marina attiva dal 1959 fino al 1994 quando venne dismessa ed abbandonata e l’ultima a Monte Mancuso.
Chi siano gli effettivi proprietari di questi terreni non è dato sapere. Teoricamente dovrebbero essere dei Comuni nei quali ricadono. Quindi, se sono state dismesse e disattivate perché i Comuni non si attivano per riprenderne il possesso? Sono aree importanti. La base di Sellia Marina potrebbe oggi essere considerata una discarica vera e propria. Sembra che al suo interno sia attiva solo un’antenna ora di competenza della Capitaneria di Porto, ma il resto risulta completamente abbandonato. Così come lo è la base di Monte Mancuso. O almeno così dicono in paese ed in giro. Ma mentre sulle altre due basi non si raccolgono commenti, riguardo a questa di Monte Mancuso circolano voci allarmanti. Parlando con alcune persone di Falerna, queste asseriscono che da sempre, e cioè da quando è stata attivata, ma anche oltre la sua dismissione, attorno a quel monte vi sono stati movimenti di camion sospetti provenienti dalla costa. Se quella base è chiusa, perché il limite resta ancora invalicabile ed indicato come Zona Militare?
Il sistema di telecomunicazioni di cui la base era dotata, Immz, era un centro nodale da dove partiva il collegamento sia con la Grecia che con la Turchia, nazioni ancora sotto attenzione Nato, sia per le tensioni esistenti in quei paesi, sia per la loro posizione strategica rispetto alla Siria ed a Israele. Il sistema venne dismesso ed oggi con il Muos avviato il Sicilia, a Niscemi, sicuramente questa base è diventata obsoleta dal punto di vista tecnologico. Monte Mancuso è facilmente raggiungibile e rappresenta per la sua vegetazione un punto importante nel sistema faunistico della Calabria. Il massiccio è costituito da tre vette. Una a sud, il Monte Mancuso vero e proprio alto 1290 metri, uno centrale chiamato Monte Castelluzzo di 1299 metri ed un altro a nord chiamato anch’esso Monte Mancuso ma con una quota maggiore di 1327 metri sul livello del mare. E’ su questa cima la base del mistero e che abbiamo raggiunto tranquillamente in auto, senza essere fermato da nessun militare.
Gli ultimi militarti visti attorno a questa base risalgono agli anni 90 durante la guerra in Iraq. Non erano più di tre, ci è stato detto. E gli avvistamenti di camion risalgono proprio a quegli anni. Si parlava di fusti tossici provenienti dalla stessa zona dove spiaggiò la Jolly Rosso ad Amantea, il 14 dicembre del 1990, si parlava addirittura di bombe atomiche nascoste in un rifugio sotterraneo esistente all’interno della base. Chiaramente niente è suffragato da prove, e tutte potrebbero essere solo parole e “chiacchiere di paese”. Basterebbe entrarci in quella base per sapere la verità e fugare ogni sospetto da parte delle popolazioni calabresi.
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