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CI risiamo. Il problema del Mezzogiorno è il problema dei meridionali. Periodicamente in Italia si sposta l’asse del ragionamento attorno al Sud e alle politiche per il Sud sulla classe dirigente meridionale, sul nostro scarso senso civico, sulla mancanza di opportunità. L’ultimo libro di Rizzo e Stella, “Se muore il Sud” merita di essere letto perchè tutto ciò che contribuisce a ricordare che esiste un mezzogiorno, insieme agli altri pezzi d’Italia, è importante, a mio avviso. Lodevole la finalità, discutibile il punto di partenza. Mi ricorda lo storico libro di Giorgio Bocca, “L’Inferno”. A esso un giornalista del Mattino da poco scomparso, Ciro Paglia, (fu lui a scrivere il famoso titolo”Fate presto” nei giorni del terremoto) rispose con un controviaggio nelle regioni del Nord: “Il paradiso, viaggio nel profondo nord”.
Proprio ieri leggevo un’inchiesta del Mattino sulla spesa dei fondi europei. Bilanciava il luogo comune in base al quale i meridionali sperperano e, soprattutto, non sanno spendere, con un’analisi sull’uso che dei fondi europei hanno fatto in molte regioni del nord: molti i corsi di tatuaggio e piercing che sono stati finanziati.
Per stare solo agli ultimi fatti di cronaca, quello che è successo nel consiglio regionale del Piemonte per una delle rimborsopoli che hanno infettato l’intero Paese è eloquente.
Il libro di Stella e Rizzo si inserisce nel filone del Mezzogiorno degli orrori dove però splendono delle stelle. In genere sono storie di resistenza o di creatività secondo una letteratura che oggi premia soprattutto gli eroi della legalità. In base a questo assunto io dovrei essere un’eroina visto che buona parte dei miei compagni di scuola sono stati arrestati, o sono figli di padri arrestati o ammazzati. E così chi è nato in Basilicata avrebbe la fortuna di essere geneticamente onesto. Superata la lunga moda di quel pensare meridiano che si ispirava a Cassano, fiorisce una vasta letteratura post Saviano, molto divulgata in tv, che identifica il meglio del Mezzogiorno nella denuncia antimafia.
Una rivivescenza dell’impegno comunista militante degli anni Ottanta. Sicchè è facile per l’Espresso titolare “Bevi Napoli e poi muori” con riferimento alla scoperta americana dell’acqua inquinata, salvo a fare marcia indietro (gli americani), la ritirata di Saigon, come scriveva ieri Pietro Treccagnoli.
Anche la Basilicata non è da meno. Se vuoi attaccarla c’è sempre la ferrovia di Matera che farebbero bene a costruire.
E poi c’è il nostro ambiente: chi tocca i fili dell’Eni muore. Papaleo è stato messo in croce per aver pubblicizzato “Riparti con Eni”.
Il nuovo spot del cane a sei zampe è pubblicizzato dalla voce di Servillo, non mi sembra di avere udito suoni di protesta né in Basilicata né in Campania. Ma Servillo non è lucano,si dirà. Possiamo tranquillamente arrivare alla filosofia: “a ciascuno la sua mozzarella”. Potremmo sempre proporre che ci teniamo tutto il petrolio per noi per il gusto di accendere i riscaldamenti anche a ferragosto.
A poco serve un ministero per la coesione territoriale se poi continuiamo a farci del male così, con la tifoseria da una parte e il disprezzo dall’altra. Pubblico questo passo del lungo post (Formiche) scritto tre giorni fa dal professor Federico Pirro, dell’università di Bari, storico dell’industria, sulla convenienza del Sud.
Mi sembra utile
“In un momento in cui è tutta l’Italia che dovrebbe accelerare sulla strada della crescita – pur in presenza dei pesanti vincoli derivanti dalle norme comunitarie – è soprattutto il Meridione a presentarsi come una grande convenienza per investitori italiani ed esteri, sia per la sua vasta dotazione di risorse naturali – petrolio, gas, vento, posizione geografica – sia per la rilevanza del suo apparato industriale – nel cui ambito è possibile costruire o irrobustire nuove filiere molto ramificate di attività di trasformazione – e sia infine per la quantità di risorse comunitarie, derivanti ancora dal precedente ciclo di programmazione 2007-2013, e da quello ormai prossimo, in avvio dal 2014 e vigente sino al 2020.
Il Mezzogiorno dunque – lungi dal rappresentare un costo per la collettività nazionale – costituisce una sua risorsa strategica.
Vogliamo ricordare alcune delle leve molto forti presenti nel Sud che sono utili all’intero Paese? Pozzi petroliferi fra i più produttivi on shore d’Europa e altre cospicue riserve ormai accertate in Basilicata; riserve di gas in giacimenti sottomarini che attendono solo di essere sfruttate nel pieno rispetto della tutela degli ecosistemi, ma superando anche ostruzionismi dell’estremismo ecologista; primati industriali assoluti a livello nazionale nella produzione di laminati piani, piombo, zinco, etilene, auto e veicoli commerciali leggeri, energia da fonte eolica, conserve di ortofrutta, paste alimentari, grani macinati e nella raffinazione petrolifera, mentre l’industria meridionale concorre con quote significative a produzioni nazionali di energia da combustibili fossili e dal fotovoltaico, aeromobili, Ict, cemento, materiale rotabile, farmaceutica, costruzioni navali, altre sezioni dell’industria alimentare.
Forti quote dell’industria localizzata nel Sud, quelle appena citate, documentate da chi scrive nella sua relazione al recente convegno dell’Accademia dei Lincei e della Fondazione Edison sull’economia reale nel Mezzogiorno, svoltosi a Roma il 23 ottobre scorso”.
Insomma, e per finire, è possibile parlare del Mezzogiorno nel contesto unitario dell’Italia?
L’appuntamento: vi segnalo questa sera a Potenza la presentazione del libro “Irrispettabili, le radici sociali delle mafie” scritto da Alfredo Mantovano e Domenico Airoma. Alla bibilioteca nazionale di via del Gallitello alle ore 18 con gli autori ci sarà a discutere del libro Giampiero Perri.
l.serino@luedi.it
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