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In termini generali il rapporto dà un’idea anche delle fasce d’età più colpite. Per i maschi il maggior numero di decessi è nella fascia compresa tra i 35 e 39 anni. Subito dopo le fasce di età 20-24 e 40-44 anni. Per le femmine invece i picchi nel numero di decessi sono tra i 20-24 anni e per le età 70-74 e 80-84. «Per le donne – si legge – la frequenza elevata in corrispondenza delle età più avanzate è attribuibile al maggior coinvolgimento in incidenti stradali di persone anziane, decedute nel ruolo di pedone».
«Questi numeri dimostrano che i progetti e le iniziative per la sicurezza stradale danno sempre buoni frutti – ha detto Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci – ma nessuno può gioirne, perché 3.653 croci misurano ancora il fabbisogno di formazione per i conducenti e l’inadeguatezza delle nostre strade. Soprattutto in città bisogna fare di più, ma se il 95% degli incidenti è imputabile al comportamento scorretto degli utenti della strada, continueremo a pagare con il sangue la domanda di mobilità del Paese finché non si attuerà una riforma del sistema educativo dei conducenti: serve un percorso di formazione continua che parta dalle scuole, si consolidi nelle autoscuole e si aggiorni periodicamente con i corsi di guida sicura, prevedendo abilitazioni progressive per auto più potenti».
«Con la nuova decade di iniziative per la Sicurezza stradale 2011-2020 – dice il presidente dell’Istat, Antonio Golini – l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha lanciato la sfida di dimezzare ulteriormente il numero delle vittime sulle strade e ha posto l’obiettivo di diminuire, entro il 2020, il numero dei feriti con lesioni gravi e invalidanti a seguito di incidenti stradali. Per questa finalità è necessaria l’adozione di una definizione univoca e internazionalmente riconosciuta di lesione grave.
La Commissione Europea, sentiti i Paesi Membri, ha proposto una metodologia standard basata sull’utilizzo di classificazioni internazionali e di dati sanitari. L’Italia sta procedendo ad una sperimentazione con il contributo dell’Istat, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Ministero della Salute».
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