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Le Regioni sono la palla al piede del turismo italiano. Lo affermano i rappresentanti delle nove Camere di commercio associate nel progetto Mirabilia (che mette insieme le città italiane meno conosciute dell’elenco Unesco), gli imprenditori giunti da numerose regioni, ma anche un politico navigato come Gianni Pittella, vice presidente vicario del Parlamento europeo. Di qui l’esigenza di fare rete, dal basso, attraverso il progetto Mirabilia, un’iniziativa guidata dalla Camera di commercio di Matera che punta a promuovere città poco conosciute eppure dichiarate patrimonio mondiale dall’Unesco.
Nel convegno promosso dalla Camera di commercio di Matera alla Casa Cava che apre “Boarding Pass Matera” (iniziativa che accompagna la 2^ Borsa internazionale del turismo culturale apertasi ieri) sono tutti d’accordo: se il turismo in Italia non decolla è perché manca una regia. Tutto il potere, in materia di strategie e finanziamenti, è stato infatti assegnato (grazie all’infausta modifica dell’articolo V della Costituzione) agli enti regionali: e a distanza di due decenni, i risultati, a detta dei relatori, si vedono. Le Regioni, vuoi per mancanza di fondi, vuoi per incapacità, hanno totalmente abdicato al loro compito. Tanto che qualcuno (come Ivanhoe Lo Bello, vicepresidente di Unioncamere) si spinge a proporre un’iniziativa collettiva perché si solleciti una nuova modifica costituzionale.
Al dibattito (moderato dal giornalista del Sole 24 Ore Mariano Maugieri) ci sono oltre a Pittella e al padrone di casa Angelo Tortorelli, Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, Ivanohe Lobello, Rodolfo Giampieri,, numero uno del Forum delle Camere di commercio dell’Adriatico e dello Ionio, Paolo Odone presidente della Camera di commercio di Genova. E inoltre: l’assessore comunale al Turismo Alberto Giordano e il direttore del Comitato Matera 2019 Paolo Verri. E tutti sono d’accordo. Se le Regioni hanno fallito il loro compito, sono state le Camere di commercio a occuparsi negli ultimi due decenni, di promuovere e sostenere il turismo. E ora, come se non bastasse, all’orizzonte si profilano altri ostacoli per chi si occupa di rilanciare il territorio: sono quelli alzati dalla legge di stabilità all’esame del Governo, la quale, sempre a sentire Lo Bello, destina allo sviluppo del turismo 20 milioni di euro, quando – per fare un paragone con un Paese concorrente -, la Spagna ne investe oltre 300 in attività di ricerca e sviluppo. E tutto questo accade mentre nel mondo è in corso un cambiamento epocale, e tutto è in movimento: dal mercato, che vede irrompere in modo massiccio sulla scena nuovi Paesie, alle strategie di marketing, ed è ormai urgente una ridefinizione della domanda e dell’offerta.
Un aiuto può allora venire dall’Europa? Dipende. Pittella descrive un paesaggio di macerie (“solo la Mekel non se ne accorge”), e afferma senza mezzi termini che l’Ue è aun bivio drammatico: “O cambia, oppure si va tutti a fondo. Se l’Europa resta quella delle burocrazie e della finanza, se non recupera in extremis la missione comunitaria per cui è nata, non abbiamo futuro». E tuttavia, i fondi strutturali restano una grande opportunità. Una chance di sviluppo che oggi si incaglia perché, con i problemi di bilancio che si ritrovano (e con la spada di Damocle del patto di stabilità), le Regioni non sono in grado di cofinanziare i finanziamenti europei. E soprattutto perché mancano professionisti dell’europrogettazione. In mancanza dei quali, oltre ai fondi strutturali, si rischia di perdere finanziamenti legati a oltre 300 programmi europei.
Mentre alla Casa Cava si discute, gli oltre 70 buyer giunti da una trentina di Paesi si scambiano informazioni di lavoro con i 120 venditori italiani. Se tutti straparlano dei problemi politici e di strategia del turismo, qualcuno deve pur lavorare per risolverli.
a.grassi@luedi.it
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