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«Dobbiamo alzare la guardia, il fenomeno esiste ed è trasversale». Assunta Basentini, psicologa al Tribunale per minori di Potenza, è diretta nel commentare la dimensione delle baby squillo, anche se il termine per la realtà locale è un po’ eccessivo. «Al di là della cronaca – afferma – che a oggi non ci ha ancora messo di fronte a situazioni limite, posso dire con certezza che esiste una precocità violenta nel vivere esperienze che mettono in vista il proprio corpo e a partire già dai 13 anni». I tanti casi di gravidanze a quell’età ne sono un esempio. Concepimenti – racconta la psicologa –  che avvengono spesso in casa con i genitori presenti, chiusi in camera mentre questi guardano la televisione. Quello della vendita del proprio corpo da parte delle ragazzine «è un fenomeno antico che però ancora rimane sommerso – dice Basentini – Prima c’erano le case chiuse e molte delle donne che vi rilavoravano erano minorenni. Oggi il contesto sociale è cambiato. E’ difficile quantificare una casistica ma il fenomeno esiste. Sfugge, ma esiste. Non si è scoperto nulla di nuovo e questo certo non tranquillizza». Prima succedeva alla povera gente, che lo faceva per necessità. «Oggi le adolescenti si incamminano in questo percorso convinte dell’idea che bisogna vivere intensamente provando il piacere a tutti i  costi: denaro, potere, immagine. Intraprendono così una corsa spericolata fatta di droga, alcol, abiti costosi». E i genitori? «Sono loro stesso confusi, senza riferimenti, in difficoltà». Di “buona famiglia”. «Anche se – precisa – bisognerebbe interrogarsi su quella che noi chiamiamo buona famiglia: genitori che hanno un’attività e una professione? Oggi non è una buona famiglia quella che non ha una rete di protezione affettiva. Il modo di comunicare con i propri figli è inadeguato. Spesso arrivano da noi genitori che ci dicono: ma eravamo amici, pensavamo di sapere tutto dei nostri figli. Perché si mettono alla pari, innescando nei figli, considerati più grandi dell’età che hanno, un atteggiamento di sfida. La cosa grave è che non diventano così nell’adolescenza, ma crescono già da bambini in questo modo». E’ in un tale contesto di “abbandono” che si consuma il fenomeno della prostituzione minorile «anello di questa catena che le ragazzine alternano allo spaccio di cocaina». Eppure c’è sempre una mamma che non vede, una sorella che copre «un’omertà peggio delle organizzazioni malavitose». Certo, non tutte le famiglie lucane sono così. Ma per affrontare preparati un contesto così cambiato, il modo per Assunta Basenti è uno solo: educare ai sentimenti.

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