Ribadita la posizione dei due comuni e delle associazioni in attesa della sentenza del Tar
Centrale: le ragioni del “no”
I sindaci di Rotonda e Viggianello invitano Pappaterra: «a stare con i cittadini»
ROTONDA – «Quella centrale è fuorilegge». Lo denunciano da sempre i cittadini e gli amministratori dei comuni di Rotonda e Viggianello che ieri hanno voluto ribadire nuovamente le ragioni del loro no all’ impianto a biomasse dell’Enel, che ha sede a Laino Borgo al confine tra Calabria e Basilicata, nel cuore del Parco nazionale del Pollino. Lo hanno fatto convocando una conferenza stampa nella sede del parco, a Rotonda, che presidiano da alcune settimane. In attesa della sentenza del Tar di Calabria che avrà il compito di decidere, dopo l’udienza dello scorso 15 di novembre, il destino della centrale tornata attiva da alcuni mesi, e del tavolo di confronto fissato a Roma per il 3 di dicembre al Ministero dello sviluppo economico, i manifestanti hanno illustrato ieri i problemi di legalità, ma anche di tutela della salute pubblica, che sottendono alla riattivazione dell’ impianto. In primo luogo, hanno chiarito i manifestanti che già il decreto del Presidente della Repubblica del 1993 che istituiva il parco stabiliva che nella centrale di proprietà Enel, preesistente all’istituzione dell’ente ed all’epoca in via di dismissione, si potessero effettuare solo lavori di manutenzione. A vietare l’attività della centrale vi sono poi il piano di coordinamento della regione Calabria e le linee guida ministeriali che stabiliscono appunto l’impossibilità di far convivere la centrale con le attività del parco stesso. Capitolo a parte merita la questione relativa alla salute di quanti vivono nella valle del Mercure. «C’è una situazione di forte pericolosità per la salute -ha spiegato ieri Ferdinando Laghi, vicepresidente nazionale dell’ Isde (medici per l’ambiente) – e c’è un inquinamento ambientale che l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, ha sancito come ‘cancerogeno certo’ e che viene acuito dall’inversione termica della valle dove, è risaputo, l’aria non riesce a circolare. Poi c’è il problema dello smaltimento dell’amianto che c’era nella centrale e che neppure le interrogazioni parlamentari hanno saputo chiarire. Bene farebbero quindi i sostenitori di questa opera inutile e dannosa a chiedere conto all’ Enel delle modalità con le quali l’amianto è stato smaltito. A quanti sostengono, poi, la centrale perché sperano che questa porti occupazione vogliamo ricordare che, come spesso accade, gli operatori degli impianti non sono mai dei neo assunti, ma sono lavoratori che vengono appositamente trasferiti da altre centrali». Quella di ieri è stata anche l’occasione per il sindaco di Viggianello, Vincenzo Corraro, per fare nuovamente appello al presidente del parco, Domenico Pappaterra, affinchè «possa stare vicino alle popolazioni, agli operatori turistici e agli agricoli che vivono nel parco e si battono per dargli lustro, e stare, invece, alla larga dalle multinazionali che non vogliono il bene del territorio e si battono per mantenere divise le popolazioni e trarne così giovamento».
Anna Musacchio
La conferenza stampa di ieri nella sede del Parco del Pollino
ROTONDA – «Quella centrale è fuorilegge». Lo denunciano da sempre i cittadini e gli amministratori dei comuni di Rotonda e Viggianello che ieri hanno voluto ribadire nuovamente le ragioni del loro no all’ impianto a biomasse dell’Enel, che ha sede a Laino Borgo al confine tra Calabria e Basilicata, nel cuore del Parco nazionale del Pollino. Lo hanno fatto convocando una conferenza stampa nella sede del parco, a Rotonda, che presidiano da alcune settimane.
In attesa della sentenza del Tar di Calabria che avrà il compito di decidere, dopo l’udienza dello scorso 15 di novembre, il destino della centrale tornata attiva da alcuni mesi, e del tavolo di confronto fissato a Roma per il 3 di dicembre al Ministero dello sviluppo economico, i manifestanti hanno illustrato ieri i problemi di legalità, ma anche di tutela della salute pubblica, che sottendono alla riattivazione dell’ impianto. In primo luogo, hanno chiarito i manifestanti che già il decreto del Presidente della Repubblica del 1993 che istituiva il parco stabiliva che nella centrale di proprietà Enel, preesistente all’istituzione dell’ente ed all’epoca in via di dismissione, si potessero effettuare solo lavori di manutenzione.
A vietare l’attività della centrale vi sono poi il piano di coordinamento della regione Calabria e le linee guida ministeriali che stabiliscono appunto l’impossibilità di far convivere la centrale con le attività del parco stesso. Capitolo a parte merita la questione relativa alla salute di quanti vivono nella valle del Mercure. «C’è una situazione di forte pericolosità per la salute -ha spiegato ieri Ferdinando Laghi, vicepresidente nazionale dell’ Isde (medici per l’ambiente) – e c’è un inquinamento ambientale che l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, ha sancito come ‘cancerogeno certo’ e che viene acuito dall’inversione termica della valle dove, è risaputo, l’aria non riesce a circolare.
Poi c’è il problema dello smaltimento dell’amianto che c’era nella centrale e che neppure le interrogazioni parlamentari hanno saputo chiarire. Bene farebbero quindi i sostenitori di questa opera inutile e dannosa a chiedere conto all’ Enel delle modalità con le quali l’amianto è stato smaltito. A quanti sostengono, poi, la centrale perché sperano che questa porti occupazione vogliamo ricordare che, come spesso accade, gli operatori degli impianti non sono mai dei neo assunti, ma sono lavoratori che vengono appositamente trasferiti da altre centrali».
Quella di ieri è stata anche l’occasione per il sindaco di Viggianello, Vincenzo Corraro, per fare nuovamente appello al presidente del parco, Domenico Pappaterra, affinchè «possa stare vicino alle popolazioni, agli operatori turistici e agli agricoli che vivono nel parco e si battono per dargli lustro, e stare, invece, alla larga dalle multinazionali che non vogliono il bene del territorio e si battono per mantenere divise le popolazioni e trarne così giovamento».