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di SARA LORUSSO 
POTENZA – Open data è una di quelle parole che negli ultimi tempi sono diventate di uso comune, richiamate, ripetute. Ma è ancora poco diffusa la consapevolezza dell’utilizzo e dei benefici che i dati aperti possono portare alle comunità. 
Non basta che i dati e le informazioni delle pubbliche amministrazioni siano liberi, accessibili. C’è bisogno – lo diceva pochi giorni fa in un’intervista al Quotidiano, l’esperto Ernesto Belisario – di fare in modo che i cittadini siano in grado di utilizzare quei dati. Sanità, scuola, cultura, amministrazione, commercio. Qualunque settore della vita di un territorio può avere benefici  dalla condivisione dei dati. E sull’analisi di quei dati, amministrazioni, cittadini, associazioni possono inventare soluzioni a piccoli e grandi problemi quotidiani. Possono nascere servizi, progetti, politiche più adeguate alle esigenze della collettività perchè costruite sull’analisi di tutte le informazioni a disposizione. 
Open data non significa solo controllo sulle azioni della pubblica amministrazione, non è solo sinonimo di trasparenza. È un’opportunità per il territorio. 
È partendo da questa idea che alcuni cittadini hanno sollecitato l’amministrazione comunale a raccogliere la sfida lanciata da Spaghetti Open data, il gruppo nato da alcuni italiani interessati al rilascio di dati pubblici in formato aperto, diventato presto una comunità vasta. Dopo l’esperienza dello scorso anno, Spagetti Open Data ha lanciato l’organizzazione di un nuovo raduno a gennaio prossimo e ha chiesto alle città italiane di offrirsi come base. 
Al momento, con Potenza, sono in corsa Bologna, Napoli, Palermo, Ravenna. La città che ospiterà il raduno dovrà mettere a disposizione lo spazio pubblico (un teatro, un auditorium, un centro congressi alcune ipotesi) e poi darsi da fare per logistica e ospitalità. 
Ma si tratta di un modello di organizzazione tutto poggiato sull’autofinanziamento e sul volontariato (e l’entusiasmo) dei partecipanti. La comunità locale dà una mano nell’organizzazione. 
Il percorso di candidatura si concluderà a breve. In tanti stanno già lavorando per proporre iniziative, progetti, idee, spunti: ogni idea può essere utile a far salire le quotazioni di Potenza. Potrebbe essere una buona occasione per la città: per far parlare di sè, per ospitare idee, per costruire valore a partire dallo scambio di buone pratiche. 
Sarebbe soprattutto l’ennesima occasione per discutere di dati, trasparenza e pubblica amministrazione: e farlo in modo concreto. 

Open data è una di quelle cose – tei, parole, immagini – che negli ultimi tempi sono diventate di uso comune, richiamate, ripetute. Persino troppo. 

 

Ma alle dichiarazioni di principio sul bisogno di dati aperti e accessibili, ancora non è sempre abbinata una forte consapevolezza dei benefici che la pratica open data può apportare al territorio. 

Non basta che i dati e le informazioni delle pubbliche amministrazioni siano liberi e accessibili, diceva Ernesto Basilisario pochi giorni fa in un’intervista al Quotidiano

C’è bisogno di fare in modo che i cittadini siano in grado di utilizzare quei dati. Sanità, scuola, cultura, amministrazione, commercio. E sull’analisi di quei dati, amministrazioni, cittadini, associazioni possono inventare soluzioni a piccoli e grandi problemi quotidiani. Possono nascere servizi, progetti, politiche più adeguate alle esigenze della collettività perchè costruite sull’analisi di tutte le informazioni a disposizione. 

Open data non significa solo controllo sulle azioni della pubblica amministrazione, non è solo sinonimo di trasparenza. È un’opportunità per il territorio. 

È partendo da questa idea che alcuni cittadini hanno sollecitato l’amministrazione comunale di Potenza a raccogliere la sfida lanciata da Spaghetti Open data per un nuovo raduno a gennaio 2014. Al momento, con Potenza, sono in corsa Bologna, Napoli, Palermo, Ravenna. 

Lo racconta Ida, tra le promotrici della candidatura: come nasce e cosa è quest’idea di SOD.

La città che ospiterà il raduno dovrà mettere a disposizione lo spazio pubblico (un teatro, un auditorium, un centro congressi alcune ipotesi) e poi darsi da fare per la logistica. Ma si tratta di un modello di organizzazione tutto poggiato sull’autofinanziamento e sull’impegno (e l’entusiasmo) dei partecipanti. 

Il percorso di candidatura si concluderà a breve. In tanti stanno già lavorando per proporre iniziative, progetti, spunti: ogni idea può essere utile a far salire le quotazioni di Potenza. O semplicemente a discutere in modo pubblico di trasparenza, dati, servizi. Un’occasione bella, comunque. 

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