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Non apprezzo molto coloro che, affacciati alla finestra in attesa di non so cosa, aspettano di vedere sbagliare gli altri che tentano di portare a termine un qualsiasi progetto o un’idea, o forse un sogno.
Anche se molte volte è opportuno e necessario stare alla finestra ad osservare, ritengo privo di qualsiasi opportunità attendere gli errori altrui se in gioco c’è l’esistenza di un’intera regione, il futuro dei nostri figli, l’esistenza precaria di pensionati e intere famiglie che vivono una vita di stenti e di sacrifici estremi.
Ora che abbiamo un nuovo Presidente della regione e tra i 20 consiglieri di cui la maggioranza nuovi all’impegno amministrativo regionale, alcuni dotati di profonda esperienza amministrativa, altri dotati solo di entusiasmo, ecco, ora che abbiamo questo nuovo consiglio in regione, mi piacerebbe che i cittadini, tutti e di ogni parte politica, aiutassero i nuovi amministratori a non sbagliare.
Perché i nuovi amministratori sono uomini come tutti e, dunque, possono sbagliare. Dico uomini poiché si sa alle donne, in Basilicata, non è concesso la possibilità di amministrare poiché nessuno le vota!!!!!
Spero che sia ancora possibile, per noi donne poter parlare e scrivere o che qualcuno ci ritenga capaci di qualche pensiero, e così dico la mia.
Se fossi il Presidente della regione terrei per me l’assessorato alla salute pubblica e alla sanità, in quanto medico, chi meglio di lui!? E proporrei questi 4 assessorati: assessorato alle infrastrutture e decoro delle strade, assessorato alla rinascita delle coscienze e all’educazione dei cuori e delle menti, assessorato al petrolio-acque-cielo e altre risorse primarie, assessorato ai paesaggi culturali.
Mi auguro e spero follemente che scompaia per sempre l’assessorato alla cultura perché non significa alcunché. La cultura e tutto ciò che siamo, che siamo stati, che facciamo e che abbiamo fatto: come si può immaginare di trovare un assessore dotato di cotanta conoscenza?
A stento conosciamo le poche cose che abbiamo studiato, a stento arranchiamo fra poche notizie e un po’ di erudizione, a stento riconosciamo anche la nostra stessa identità.
Per questo mi spaventa moltissimo sentir parlare di rivoluzione culturale perché una rivoluzione implica moltissime insurrezioni che la precedono, molto studio e lettura, molta consapevolezza, il consenso dei più colti. Ma poi chi sono i più colti? Chi decide e con quali regole si sceglie di attribuire a qualcuno la qualifica di colto? Qualcuno mi ha insegnato che conoscere molte cose significa diventare eruditi, si diventa colti quando tutte le cose imparate vengono assimilate così bene che si è capaci di un pensiero originale e unico.
Non vorrei proprio essere nei panni di un assessore alla cultura, credo che sia l’incarico più difficile che un uomo (non una donna, sia chiaro!) possa ricoprire, a meno che non diventi un assessorato di rimasugli culturali accampati, parafrasando Queneau. E’ pure ovvio che, nel dare un mio consiglio al nuovo Presidente non intendo fare la figura della maestrina, di colei che sa tutto e che parla e scrive di tutto anche se con la consapevolezza di conoscere molto bene la mia terra.
Qualcuno potrebbe sospettare che sono alla ricerca di un incarico: chi mi conosce bene sa che non lascerei il mio posto di lavoro per nessuna ragione al mondo poiché l’ho conquistato con tanti sacrifici e rinunce anche personali.
Non so se è necessario spiegare il perché mi piacerebbe fossero istituiti questi 4 assessorati: ma ci vorrebbero un sacco di parole e un sacco di pagine. Forse, basterebbe riflettere sui termini utilizzati dopo la parola assessorato. Innovare significa anche questo, senza necessità di rivoluzione: a volte, una riflessione ben fatta e confortata dal parere di menti positive e proiettate verso il futuro vale molto di più.
Ho letto quell’acronimo TAC e un po’ mi ha fatto sorridere: non posso farci nulla se ho pensato subito al rumore dell’orologio TIC TAC. Il Turismo una voce importante nel PIL italiano e anche regionale, l’Agricoltura è il futuro dell’umanità, ma la Cultura è l’insieme di tutto, non può costituire una voce a parte. In questo periodo a me piace la parola rurbanistica, un neologismo utilizzato da poco nella comunità scientifica che si occupa di paesaggi culturali. Presidente, stupiscici!
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