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CHE meraviglia il voto disgiunto! E’il trionfo della libertà e della fantasia. Farà pure impazzire scrutatori e presidenti di seggio, ma vuoi mettere la soddisfazione di chi nel segreto dell’urna può finalmente dare sfogo ai suoi più inconfessabili desideri politico-elettorali? Da quando in politica, come nel pallone, non ci sono più bandiere il voto disgiunto è un po’ come giocare al fantacalcio: ognuno si fa la propria “squadra” ideale pescando “giocatori” un po’ di qua un po’ di là. Che, si badi bene, non vuol dire non avere più una squadra del cuore. Al contrario. Il bello del “disgiunto” è proprio questo: si può continuare ad avere una propria “fede” politica, senza rinunciare allo sfizio di suggerire alla politica la “formazione” migliore da schierare per andare in gol (ovvero fare l’interesse di tutti i cittadini e non solo i propri). Alla faccia dei tantissimi che hanno preferito restarsene a casa, alle ultime elezioni regionali sono stati tanti gli elettori che si sono presi la soddisfazione di scatenare la propria fantasia in cabina. L’imperativo uno solo: “Famolo strano”. E capita che ti trovi il voto per il presidente del Movimento 5 stelle e la preferenza per l’indagato per Rimborsopoli del Pdl: della serie confuso e felice. O ancora il segno di croce sul nome dell’imprenditore Di Maggio del centrodestra per il presidente e su quello della precaria Murante di Sel per il consiglio: larghissime (mal)intese. E gli esempi potrebbero continuare a lungo. Le combinazioni sono infinite, come le posizioni del Kamasutra. L’unico vero rischio è che questi sogni a urne aperte, passata l’euforia da “fantacampionato”, possono poi facilmente trasformarsi in un incubo lungo cinque anni.
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