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NELL’antichità durante i giochi olimpici, gli atleti unti e massaggiati con olio di prima qualità e dalle proprietà terapeutiche percorrevano molti chilometri in una leggendaria maratona o dimostravano le proprie capacità atletiche in molti altri sport. Le Olimpiadi erano un momento di grande importanza: chi studia la cronologia sa bene che esse servivano anche a computare il tempo. Ogni 4 anni, e cioè il lasso di tempo tra una Olimpiade e l’altra, si numeravano gli anni e molte cose venivano realizzate o pensate in relazione alla successive Olimpiadi. Erano così importanti che, come tutti sanno, si fermavano anche le guerre in corso. Questa tornata elettorale per le elezioni dei nuovi Consiglieri e del nuovo Presidente della regione Basilicata, mi ha portato alla mente, e ancora non so perché, i giochi olimpici. E’ d’uso comune definire giochi politici anche l’agone che avviene quando più candidati si sottopongono al giudizio degli elettori e richiedono il loro voto. Ma giochi politici può significare anche altro: sono tutti quegli inciuci, quegli accordi, quelle frasi dette e non dette, quei sorrisi, quei gesti che, certamente hanno ben poco di atletico e non seguono le regole che ogni buon gioco ha, di solito. Ma se non ci sono regole, che gioco è? Sicuramente un gioco non per tutti ma solo per coloro che sono capaci di seguire regolamenti non scritti ma che sono gli unici validi. 

Mi pare chiaro che la mancanza di donne di sicura eleggibilità fosse palese da subito. Non mi piace la lotta di genere ma un genere di lotta che implica onestà e trasparenza nei comportamenti. Le parole, anche se ben pronunciate, servono a poco se poi i comportamenti sono altri. In un Consiglio regionale nel quale, sin dall’inizio, si percepiva che non ci sarebbe stata nessuna donna, ha creato in me uno sbalordimento perché ho pensato che in Basilicata non esistono donne capaci. O, se ci sono, stanno ben lontano dai giochi politici. Perché la politica è un gioco per uomini, come il calcio.

Le donne fanno bene a starsene lontano tanto questi sono luoghi dove non esiste più rispetto di un regolamento ma solo l’aspirazione e la lotta per il danaro. Nel calcio e nella politica, allo stesso modo. Pochi sogni, forse nemmeno uno, poca voglia di credere, assoluta assenza di progetti e programmi, le quote rosa sono come le quote all’enalotto. Sono quotazioni, quote vuote di significato, sono una sorta di contentino che generosamente gli uomini offrono alle donne. Giochi politici, giochi da uomini.

Palla al centro l’arbitro sta fischiando un’altra partita che durerà 5 anni. Sugli spalti le solite ragazze pon pon e qualche altra donna che si è dimenticata la femminilità chissà dove, e per farsi accettare è diventata un essere che goffamente imita i comportamenti maschili.

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